Lazio, Ricardo Kishna talento del Suriname che ama famiglia e dribbling

Lazio, Ricardo Kishna talento del Suriname che ama famiglia e dribbling
di Alberto Abbate
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Lunedì 24 Agosto 2015, 05:44 - Ultimo aggiornamento: 13:14
ROMA Un talento di rara bellezza. Un giocatore fuori dagli schemi. Ricardo Kishna, approdato nella capitale in punta di piedi, adesso fa sognare i tifosi della Lazio. In Olanda ancora non riescono a darsi pace per i 4 “miseri” milioni di euro che l'Ajax ha incassato per la cessione ai biancocelesti, soprattutto dopo che l'altro gioiello olandese Depay sia andato in Premier per oltre 30 milioni. Sono due operazioni diverse, ma il talento c'è e le caratteristiche sono simili. E' vero che ad Amsterdam, l'attaccante classe '95, che tanto aveva impressionato nelle giovanili e all'esordio con i lancieri, con tanto di gol, come ha fatto due giorni fa all'Olimpico con il Bologna con la maglia laziale, non ha sfondato come si pensava, ma i media e tifosi olandesi proprio non l'hanno digerito il frettoloso trasferimento nella capitale. Tutto imputato a de Boer, il tecnico dell'Ajax, che con Ricardo non aveva proprio feeling e non ha fatto nulla per ricucire. A goderne i benefici Pioli e la squadra, ma anche Lotito che già gongola perché il suo potrebbe essere un investimento di quelli importanti e lungimiranti. Un po' quello che è successo con Felipe Anderson.
SPIGOLOSO, IRONICO E SINCERO
Tecnica sopraffina a parte, probabilmente uno dei punti deboli di Ricardo è il carattere, anche se tante voci sono state messe i giro ad arte e, forse, anche per invidia. Il primo episodio di un certo rilievo ci fu un anno e mezzo fa, quando, alla fine di un Ajax-Feyenoord, Janmaat, ex compagno di de Vrij e ora al Newcastle, si beccò proprio con Kishna, dicendo: «Non capisco chi si crede di essere, da come cammina sembra voglia assomigliare a Ronaldo, ma del portoghese non ha proprio nulla…». Una frecciata velenosa, considerato che i due si erano già scontrati sul terreno di gioco. Ricardo non raccolse anzi si limitò a rispondere con ironia: «Dovrei essere arrabbiato? Ma come, mi ha fatto un complimento anzi dovrei ringraziarlo». La cosa andò avanti per un po' di tempo, ma poi scemò. Almeno fino a quando Ricardo decise di uscire allo scoperto e chiudere la faccenda, una volta per tutte, facendo un autoritratto di sé piuttosto chiaro: «Sono un bravo ragazzo, penso solo a giocare a pallone, non capisco perché gli altri debbano parlare di me in un certo modo. Il mio unico difetto, se vi piace che lo definisca tale, è che quello che penso, io dico». E' attaccatissimo alla famiglia, mamma Brenda e papà Dennie, direttamente dal Suriname, ma soprattutto alla sorellina Indra, il cui volto è tatuato sul braccio destro.
CLASSE E SICUREZZA
Un giocatore che sa quello che vuole, ambizioso e sa perfettamente dove vuole arrivare. Ricardo è cresciuto molto e la sua prestazione contro il Bologna ne è stata la dimostrazione più lampante: sacrificio, umiltà e voglia di sorprendere. E' entrato nello spogliatoio con l'atteggiamento di chi vuole imparare e crescere. Parla spesso con de Vrij, ma ha stretto amicizia con l'altro connazionale Braafheid e con l'inglese Morrison. I due si sono subito messi in sintonia e non è un caso che dopo il primo gol con la maglia della Lazio sia andato a cercarli. Entrambi gli avevano detto che avrebbe segnato e così è stato. Anche con Pioli c'è stato subito feeling, il tecnico è rimasto sorpreso dalla sua abnegazione negli allenamenti e dalla sua velocità d'apprendimento. E' un attaccante dotato tecnicamente che ama partire sulla corsia esterna, ma che può giocare anche come centravanti, visto che l'ha fatto diverse volte in passato. Non gli manca nulla per sfondare, velocità, dribbling e un mancino preciso e forte. Ricardo vuole diventare uno degli attaccanti più forti del mondo ed ha scelto la Lazio e il campionato italiano come palcoscenico perché è convinto di poter crescere ancora di più. Le credenziali per diventare la sorpresa della stagione ci sono tutte. E, di solito, chi ben comincia…