Lazio, le emozioni del passato riempiono l'Olimpico.

Lazio, le emozioni del passato riempiono l'Olimpico.
di Alberto Abbate
3 Minuti di Lettura
Martedì 24 Maggio 2016, 08:23 - Ultimo aggiornamento: 10:25

ROMA Altre cinquantamila lacrime di nostalgia. A una manciata di giorni da una ricorrenza speciale: il 26 maggio, nel 2013, la Lazio faceva Roma in un derby eterno. Una stagione giù, un'altra su, tre anni dopo rieccoci all'inferno. Rewind del 2014, tifosi pronti di nuovo a “sbattere” in faccia la lazialità a Lotito. Impressionante visione l'Olimpico stracolmo, come mai in questa stagione. S'interroghi, il presidente, il passato gli risponde: «Una società senza la propria gente non può esistere, i laziali devono ritrovare il diritto di poter sognare», tuona Delio Rossi. E il suo capitan Rocchi: «Si è venuta a creare una situazione difficile. Per cambiare qualcosa, serve una squadra competitiva». Stankovic si concentra invece sul futuro: «Se un giorno mi chiamassero tornerei da dirigente». E Castroman sulla panchina: «Inzaghi deve restare perché ha fatto la storia della Lazio». Ricordata sui maxi-schermi in un lunghissimo video del popolo biancoceleste, che indica anche ciò che può ancora essere. In alto il cuore, persino il dolore. Basti guardare Fascetti e la maglia dei meno 9, i colori della Polisportiva (polemica la sezione Lazio Women con Lotito, che le avrebbe vietato di sfilare), la volata di Fausto Coppi con la casacca stracolma di sudore biancoceleste.
SPETTACOLO
«C'era una volta la Lazio…», racconta al centro dell'Olimpico un padre a un figlio. C'era e può ancora esserci la Curva Nord che, dopo un anno di proteste per le barriere del prefetto Gabrielli, torna allo stadio per quest'occasione speciale. Così rifiorisce il tifo fra le note armoniche de “I giardini di marzo” di Lucio Battisti: «Che era laziale», giura definitivamente l'autore e amico Mogol. Poi in campo si sfidano le quattro Lazio più amate, non solo quelle scudettate. Suonano tutte il rock, mentre ballano scatenati sugli spalti cinquantamila padri e figli, con in mano una fede e il cielo per bandiera. «Giorgio Chinaglia è il grido di battaglia», urlano emozionando il figlio Jorge.
PROTAGONISTI
Invitati anche Calori, amato dai laziali per l'acquazzone dello scudetto del 2000, e Portanova, ultrà vero: «Il mio posto è in Curva. La squadra tanti anni fa andava bene così, quindi non avevo la presunzione di paragonarmi a certi campioni. Ultimamente invece le cose erano cambiate e un Portanova poteva esserci». Non si toglie invece sassolini, Ledesma: «Un onore rimettere per la prima volta piede all'Olimpico». Eppure serviva ancora Cristian come vice-Biglia: «Se Lucas dovesse partire servirebbe di corsa un regista - assicura Dabo - perché Cataldi è una mezz'ala». La cosa più difficile intanto sarà sostituire Klose, assente per precisa volontà alla serata. Ruben Sosa, Doll e Riedle si schierano dalla parte del panzer della diatriba contro Tare: «Miro non dice mai bugie». Un altro motivo di frizione con la società, che peccato: «Spero ci sia presto un riavvicinamento», l'augurio di Casiraghi. E di Pancaro: «Il popolo laziale è il punto di forza di questa squadra e merita grandi soddisfazioni». Raccogliete questa luce che cade dagli occhi dei tifosi, sui tramonti di questa Lazio.