Lazio, Leiva è un faro acceso sulla via dell'Europa

Lazio, Leiva è un faro acceso sulla via dell'Europa
di Emiliano Bernardini
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Sabato 9 Dicembre 2017, 07:30
C’è un allenatore in panchina, Inzaghi, e uno in campo, Leiva. Sobria, nascosta, magnifica presenza. Impressionante la sua capacità di non farsi notare, ma avvertire sempre. Il suo passaporto dice che è brasiliano ma è il sangue italiano che gli scorre nelle vene ad essere predominante. Ha proprio la testa e la tattica congenita di suo nonno nato in Toscana. E’ entrato in punta di piedi nello spogliatoio e in poco tempo se l’è preso. Tutti lo ascoltano. Ha esperienza da vendere e sa come si vince. «Ha portato la mentalità che serve per diventare grandi» è il leit motiv che ripetono tutti i suoi compagni biancocelesti. Ha voluto subito imparare l’italiano per poter comunicare con i suoi compagni in campo. Parla già da leader indiscusso. In Europa è arrivato anche il suo primo gol con la maglia della Lazio. Un colpo di tacco. Una prodezza apparsa normale. Esattamente lo specchio dell’essenza di Lucas. «Il mio gol più bello? Non ne ho fatti tanti, forse è uno dei migliori. Il primo gol con la Lazio è sempre speciale, non lo dimenticherò mai anche se non abbiamo vinto». 

I GIOVANI
Poi immediatamente un’analisi della sconfitta contro lo Zulte: «Un peccato aver subito il gol alla fine, dopo aver rimontato il 2-0. Abbiamo conquistato il primo posto del girone, aspettiamo lunedì per sapere il prossimo avversario. Dobbiamo analizzare i gol subiti per fare meglio e continuare a lavorare bene. Non è la sconfitta con lo Zulte che pregiudica la fiducia che abbiamo. In Europa League sono tutte squadre forti, ora scendono anche quelle della Champions. Aspettiamo febbraio e ora concentriamoci su campionato e Coppa Italia, poi ripenseremo all’Europa. Se si vuole vincere si deve giocare contro tutti». Non smette mai di pensare e correre. È la sua vita: «La partita era difficile, bene l’impiego dei giovani che possono fare esperienza». Infine testa subito alla prossima avversaria in campionato: «Torniamo con la testa sul Torino, dobbiamo vincere in casa».

AL COMANDO
E’ nello spogliatoio che la Lazio custodisce il segreto della sua forza. Inzaghi ha lavorato proprio sul gruppo per cercare di colmare il gap con Juventus, Inter e Napoli. E Leiva è l’estensione del tecnico biancoceleste in mezzo al campo. Non è un caso che il suo soprannome sia “Comandante”. La lunga lettera del Liverpool per salutarlo aveva lasciato tutti a bocca aperta, dopo appena sei mesi i motivi di tanto amore sono chiarissimi. Non ruba la scena ma scalda il cuore. Non è una luce abbagliante ma un faro che guida. 

L’ABBRACCIO
Domenica scorsa a Genova, dopo il gol vittoria di Caicedo, è stato immortalato mentre abbraccia quasi sostenendo un Inzaghi praticamente sfinito. Ha un carattere da duro nascosto dietro una faccia d’angelo. Dopo la sconfitta nel derby si è presentato a testa alta nella pancia dell’Olimpico per rispondere del ko: «Ridimensionati? Scommetto che se avessimo vinto avreste detto che potevamo puntare allo scudetto». Ha imparato ad amare la Lazio, suo figlio Pedro gioca già con i piccoli aquilotti. Lucas attacca e difende. Corre per tutti. Sotto la sua ala ha radunato i brasiliani. E’ un saggio che distribuisce consigli. Non a casa lo chiamano affettuosamente papà. E proprio ai suoi “fratelli” Wallace e Anderson dà una carezza per salutarne il rientro in campo dopo tanto tempo. Inzaghi lo benedice e ha affidato a lui l’ennesima rinascita di Felipe nella speranza che il talento brasiliano sia l’asso nella manica che conquistare la Champions.
 
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