Lazio, l'importanza di trovarsi un Lucas a centrocampo

Lazio, l'importanza di trovarsi un Lucas a centrocampo
di Alberto Abbate
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Giovedì 24 Agosto 2017, 07:30
L’importanza di chiamarsi Lucas. Mica Biglia, è già Leiva l’insostituibile della Lazio. La seconda gara della stagione fuori e già si nota la differenza. Una partita ai box e il centrocampo non gira né filtra. In questo 3-5-2 non si può proprio fare a meno dell’interdizione e delle geometrie sue. Anche perché Inzaghi ancora non si fida al 100% del sostituto Di Gennaro il quel ruolo, ma contro la Spal Luis Alberto dimostra come non abbia ancora i gradi per ormeggiare in quel molo. Lo spagnolo non riesce a calarsi del tutto nella nuova vita da regista, si catapulta di continuo davanti e, quando pressato perde palla, non resta che pregare i santi. Meno male che domenica sera tornerà questo nuovo angelo biondo, non è proprio aria al Bentegodi di fallire l’atto secondo. 
Leiva sorride e corre, gioite con lui. Dimenticate crampi e viso sofferente, Lucas rientra in campo e, riposato, tornerà pure a essere polmoni e mente. Incredibile come il brasiliano trasmetta già così tante sicurezze, basti ricordarlo al cospetto della Juve a metterci ovunque le pezze. Calci, personalità e poche carezze. Non è un caso che alla sua uscita siano arrivate le due reti di Dybala, non è una questione di cabala. Anche se a Verona c’è comunque da tremare, un terribile 4-0 è impossibile da dimenticare. 
TARGA
L’importanza di ritrovarsi Lucas. Il brasiliano è già amuleto, sfata tabù, con le qualità e il suo spessore è più semplice ritornare subito su. Leiva è anche una medicina, ha l’effetto placebo, perché ora i compagni lo guardano ed è come se avessero un unico punto fermo. Biglia rotolato via dopo 4 anni, forse la capacità di gestire la pressione nelle grandi occasioni era il suo neo, questo Lucas è arrivato e alla prima occasione ha alzato un trofeo. Quella Supercoppa che sarà esposta nei Lazio Store e che è già incisa in una nuova targa a Formello. 
C’è il giorno del trionfo, ma sotto anche i derby vinti contro la Roma per approdare in finale. Quelli però Leiva li deve ancora giocare. 
DISCORSO
I tifosi non vedono l’ora di riammirarlo sul prato, Lucas li sembra un carrarmato. Dal centrocampo Leiva non si fa fuori, ha smaltito l’affaticamento e adesso col Chievo attende nuovi cori. Ieri a Formello ascoltava e scuoteva la testa di fronte al discorso motivazionale d’Inzaghi: «Non abbattetevi per il pareggio con la Spal, a inizio campionato può capitare. Ripartiamo subito da Verona, dobbiamo reagire. Se giochiamo da Lazio, non dobbiamo avere paura del nostro avversario». Non c’è Lukaku, manca ancora Felipe, ma stavolta non c’è bisogno di recitare il rosario. Leiva mica è un gregario. A Liverpool era un capopopolo, chissà che alla Lazio non faccia un miracolo: «Speriamo che molta gente ritorni allo stadio per tutta la stagione – l’appello del responsabile marketing Canigiani – e abbiamo prorogato la scadenza della campagna abbonamenti sino alla gara col Milan». Al momento tutto fermo a diecimila, c’è chi aspetta la fine del mercato per rimettersi in fila. Forse basterebbe in attacco solo un altro Leiva per l’ultima spinta estiva. 
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