Lazio, se le stelle stanno a guardare

Lazio, se le stelle stanno a guardare
di Alberto Abbate
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Lunedì 20 Agosto 2018, 07:30
Si devono tirare su perché non l’hanno mandata giù. Voleva tornare a casa in Spagna, Luis Alberto. Milinkovic sperava invece che le big d’Europa bussassero a Formello. Irriconoscibili entrambi sabato sera in campo. Lo spagnolo sparito dopo un filtrante nei primi cinque minuti. Qualcuno ha pensato sotto il peso di quel maledetto numero 10 ereditato da Felipe. Eppure, già nel pre-partita, c’è chi aveva parlato con Luis e registrato il suo malumore per l’offerta da 30 milioni, rifiutata in extremis il giorno prima dalla Lazio. L’ex Liverpool aveva pensato seriamente di ritornare a Siviglia (pensare che aveva fatto anche l’abbonamento allo stadio per i figli), fermo il no di Lotito e Tare che negli ultimi mesi gli avevano dimostrato tutta la sua importanza con l’adeguamento e quella maglia. Adesso però il vecchio Lupo Alberto deve perdere quel terribile vizio di deprimersi ogni qualvolta vede una scelta storta. Il primo anno non sopportava di essere messo totalmente ai margini (si dava malato ogni venerdì per non essere convocato), l’anno scorso mal digeriva una giornata di riposo o persino una sostituzione negli ultimi minuti. Il motivo era legato anche alla sua voglia matta d’andare al mondiale. Alla fine Lopetegui lo ha scartato, pure per questo Luis Alberto voleva tornare in patria per farsi vedere più da vicino dalla sua Nazionale. 

DELUSIONE 
Almeno sinora l’ex ct, ora tecnico del Real, non ha avverato nemmeno il sogno di Milinkovic. Sin da bambino Sergej spera d’essere galactico, eppure ancora una volta contro il Napoli ha confermato di essere un fenomeno non ancora maturo. Lezioso, compassato e – a tratti - nel secondo tempo persino irritante. Troppo facile legare la sua prestazione al mercato, ma la verità è che il serbo anche nell’ultima stagione spesso è mancato. Qualcuno dentro lo spogliatoio sostiene che purtroppo lui si senta già arrivato. In realtà, è stato bravo anche Ancelotti a imbrigliarlo con una doppia marcatura costante in una morsa, lui però non è mai riuscito a darsi una scossa. Si è intestardito in inutili dribbling a centrocampo, da annoverare solo un bel passaggio per un tiro sbilenco di Luis Alberto. Adesso tutto l’ambiente attende il suo rinnovo, altrimenti Milinkovic uscirà allo scoperto. La Lazio ha sempre fatto sapere di una totale disponibilità del giocatore a restare, ma il fatto che non siano arrivate proposte indecenti sopra i 100 milioni lo ha fatto restare male. A Formello smentiscono pure l’ultima offerta di Perez da 95 milioni, lanciata da Don Balon. A maggio la Juve s’era invaghita di lui, Mourinho voleva portarlo allo United, il Milan doveva fare i conti col fair play. Stop, Milinkovic deve abbandonare questi pensieri. 

IMPORTANZA 
Meno male che sono rimasti. Questa è la prova che la Lazio senza Milinkovic e Luis Alberto non riesce a far danni. Immobile si è dovuto inventare da solo un eurogol, i fantasisti non lo hanno certo aiutato a fare il bis. Nel gioco d’Inzaghi quei due sono imprescindibili: lo spagnolo dona imprevedibilità, il serbo qualità e quantità. Senza di loro è impossibile volare ad alta quota. Il calendario ora dice Juve alla prossima giornata, sarebbe bello rivedere Luis Alberto con la mente e il piede della Supercoppa (contro il Napoli si ricordano più le sue braccia in movimento che le sue gambe). Lo staff medico assicura che lo stiramento della fine della scorsa stagione o la sua forma non c’entrano più nulla. Il discorso è un po’ diverso per lo spilungone Milinkovic, un diesel che col passare del tempo carbura. Sarà però fondamentale starci dentro con le gambe e con la testa, guai a pensare sino al 31 agosto a una nuova Real avventura. 
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