Lazio, lo spettacolo si chiama Sergej Milinkovic

Lazio, lo spettacolo si chiama Sergej Milinkovic
di Emiliano Bernardini
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Sabato 21 Ottobre 2017, 07:30
Lo guardi in faccia e la prima cosa che ti viene in mente è: «Questo è uno che si crede chissà chi». Sergej Milinkovic una certa spocchia può permettersela. Dai suoi 192 centimetri guarda tutti dall’alto. Sa di essere un fenomeno e di certo non fa nulla per nasconderlo. Alzi la mano chi lo farebbe al posto suo. Nessuno. In campo è uno di quei giocatori che è sempre meglio avere al proprio fianco che di fronte. Uno che quando c’è da fare battaglia a centrocampo assalta ridendo. Uno che quando c’è da toccare in punta di fioretto l’avversario lo fa con una leggiadria innaturale per il suo fisico da gigante. Ha una faccia che è un mix tra il perenne arrabbiato e chi ti tratta con sufficienza perché si sente superiore. 
DUE VOLTI
Ma Sergej devi conoscerlo bene per capire come è veramente. Nello spogliatoio ha sempre il sorriso, ride e scherza con tutti. Il dna serbo non puoi estirparglielo. Di certo non avrà mai il samba nelle vene. E’ più freddo, ma sa come coinvolgere i suoi compagni. Nello spogliatoio non è un leader. Lì ci pensano Immobile, Radu, Lulic e Leiva. Sergej è un trascinatore in campo. Basta seguire gli allenamenti per capirlo. I compagni lo cercano continuamente e danno sempre a lui la palla. Ad inizio stagione ha attraversato una fase in cui si sentiva il migliore in assoluto. Normale quando sei corteggiato da grandi club europei che sono disposti a spendere cifre da capogiro pur di conquistarti. Ancor più normale se poi sei un ragazzo di appena 22 anni e sei esploso in tutto il tuo splendore. Gol al derby e la corona di Re di Roma. Il ghigno di sberleffo sul famoso ponte del Colosseo per far impazzire i tifosi laziali. 
UNICO NEL SUO GENERE
Continua a camminare petto in fuori e testa alta, sempre con la stessa espressione ma ora ha fatto uno scatto in più. Ha salito il gradino della maturità: Sono forte, lo so ma adesso voglio dimostrarlo in tutte le partite. Ogni tanto può risultare irritante. Tacchi, giochetti e palla sotto la suola anche per un semplice passaggio di piatto. E’ uno showman e a questo Milinkovic tutto è concesso. Seppur nel rispetto della squadra. Quello è il bene supremo che nessuno deve mai dimenticare. Simone ultimamente ci ha parlato spesso. Niente rimproveri ma solo consigli per salire ancor più in alto. Contro il Nizza ha accelerato nel finale firmando una doppietta. E se avesse deciso di farlo prima? Cosa avrebbe combinato? Sergej è dotato di un fisico statuario, riesce a compensare una certa lentezza negli spostamenti in orizzontale con una rapidità di pensiero fuori dal comune. È anche molto bravo negli inserimenti senza palla e nei colpi di testa. Esattamente i due modi con cui ha segnato la doppietta contro il Nizza. Ingaggia molti duelli aerei (circa 8 a partita) con una buona percentuale di riuscita, e spesso la sua squadra decide di appoggiarsi a lui per risalire il campo quando la costruzione dal basso non riesce ad essere pulita e continuativa. Inzaghi lo utilizza da centroboa agendo però 20-30 metri lontano dall’area. Un piccolo difetto? Scarsa attitudine e propensione alla fase difensiva, anche se a fine partita la sua media chilometri è sempre molto vicina a quella di Parolo, il maratoneta del gruppo. Un limite su cui Sergej sta cercando di lavorare: 2,4 tackle a partita e una media del 48% dei contrasti vinti. 
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