COLPO
Esulta pure Milinkovic, puntuale e determinante nelle due fasi di gioco. Finalmente a canestro in casa contro il Pescara: «Sono molto felice per il primo gol nel nostro stadio Olimpico, anche per la partita che abbiamo vinto. Bravi ragazzi!». Applausi anche per Inzaghi, che ha rinunciato a limitarlo nella sua innata propensione a spingersi sulla trequarti. Qualcuno lo considera ancora un equivoco tattico, eppure Milinkovic sembra l'unico vero colpo azzeccato della disgraziata campagna estiva dell'ultima stagione. Basti vedere Kishna, quasi relegato fra gli epurati. Anche l'ex Genk non entusiasmava il tecnico, adesso forse lo convince con questo salto in alto. Con un'altra capocciata il 21enne spinge la Lazio verso la vetta. Che testa d'acciaio, Sergej è di ferro. Sarà il fuoco dei balcani, ma nell'inferno risorge. Rieccolo in campo dall'inizio, dopo due sfide part-time, a San Siro può arrivare il tris da titolare in cinque giornate. Basta panchine a palate. Ormai per tutti è solo Milinvovic, dimenticato Savic. Un solo cognome e via. Non è la Spagna, in Serie A si usa così. Tanto Sergej non perde mica il genio catalano. Placata invece l'indole slava, meno irruenza, ma stessa voglia di lottare su ogni pallone. Poco importa di ritrovarlo spesso a un palmo dagli attaccanti. Tare l'aveva comprato mezz'ala per 10 milioni, lui adesso deve mantenere la promessa del suo procuratore Kezman: «Sarà lo Yaya Touré biancoceleste». Magari. Il fisico è quello, 192 centimetri d'esplosività. Un vero carrarmato, nessuno vola più alto di Sergej nel nostro campionato.