Milinkovic, per la Lazio c'è un guerriero in serbo

Milinkovic, per la Lazio c'è un guerriero in serbo
di Alberto Abbate
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Martedì 20 Settembre 2016, 10:59
Lì nacque un'aquila reale. Milinkovic vola a San Siro, ma stavolta dovrà atterrare sul Milan. L'anno scorso affossò l'Inter alla vigilia di Natale: un assist e il rigore conquistato per Candreva. Così Inzaghi s'affida al destino. Sempre la scorsa stagione, infatti, Sergej aveva pure schiacciato il Dnipro all'esordio europeo. E, ironia del destino, era il 17 settembre: stessa data di Lazio-Pescara. Stavolta Simoncino non sfiderà il fato, dopo l'1-1 con Chievo al Bentegodi: fuori Milinkovic, che in quello stadio aveva battuto da solo il Verona. 3-5-2 che vince non si cambia, in questo modulo Sergej non fallisce nemmeno da mezz'ala. Fiuta l'occasione, fissa il sette e la mette lì. Impossibile spostarlo quest'armadio, sabato sera di nuovo in terzo tempo in cielo. E pensare che il tecnico lo aveva completamente accantonato alla fine dello scorso campionato. Adesso, anche per un impegno preso in estate con la società, lo rivaluta e ne trae beneficio. Perché Sergej non è solo di ferro o un Marcantonio d'area. Lotta, sgomita, s'inserisce, dribbla e rilancia pure l'azione biancoceleste. Inzaghi lo tiene coi piedi per terra, ma adesso lo considera una mossa in serbo: «Col tecnico va tutto bene, non mi pento di aver scelto la Lazio». Eppure aveva pensato addirittura di dire subito addio a luglio, proprio perché Simoncino - tornato al posto di Bielsa - non lo aveva mai visto in 7 partite: due mesi fa c'era un'offerta del Napoli da 15 milioni rifiutata dalla Lazio.

COLPO
Esulta pure Milinkovic, puntuale e determinante nelle due fasi di gioco. Finalmente a canestro in casa contro il Pescara: «Sono molto felice per il primo gol nel nostro stadio Olimpico, anche per la partita che abbiamo vinto. Bravi ragazzi!». Applausi anche per Inzaghi, che ha rinunciato a limitarlo nella sua innata propensione a spingersi sulla trequarti. Qualcuno lo considera ancora un equivoco tattico, eppure Milinkovic sembra l'unico vero colpo azzeccato della disgraziata campagna estiva dell'ultima stagione. Basti vedere Kishna, quasi relegato fra gli epurati. Anche l'ex Genk non entusiasmava il tecnico, adesso forse lo convince con questo salto in alto. Con un'altra capocciata il 21enne spinge la Lazio verso la vetta. Che testa d'acciaio, Sergej è di ferro. Sarà il fuoco dei balcani, ma nell'inferno risorge. Rieccolo in campo dall'inizio, dopo due sfide part-time, a San Siro può arrivare il tris da titolare in cinque giornate. Basta panchine a palate. Ormai per tutti è solo Milinvovic, dimenticato Savic. Un solo cognome e via. Non è la Spagna, in Serie A si usa così. Tanto Sergej non perde mica il genio catalano. Placata invece l'indole slava, meno irruenza, ma stessa voglia di lottare su ogni pallone. Poco importa di ritrovarlo spesso a un palmo dagli attaccanti. Tare l'aveva comprato mezz'ala per 10 milioni, lui adesso deve mantenere la promessa del suo procuratore Kezman: «Sarà lo Yaya Touré biancoceleste». Magari. Il fisico è quello, 192 centimetri d'esplosività. Un vero carrarmato, nessuno vola più alto di Sergej nel nostro campionato.