Lazio, a Palermo niente distrazioni

Lazio, a Palermo niente distrazioni
di Emiliano Bernardini
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Domenica 27 Novembre 2016, 10:16 - Ultimo aggiornamento: 10:30

dal nostro inviato
PALERMO Niente distrazioni. La strada che porta alla meta, l'Europa, meglio se quella che conta, prevede delle tappe fisse. Sbagliato pensare di sottovalutarne alcune, anche se queste appaiono più agevoli. Perché anche una tappa apparentemente pianeggiante ha la sua funzione in vista del tappone dolomitico in programma il 4 dicembre. Il derby è la partita delle partite a Roma, inutile negarlo. La testa è lì già settimane prima. Ma giocare oggi a Palermo pensando solo ed esclusivamente alla Roma sarebbe un errore troppo grosso. Il rischio è di prendere sottogamba i rosanero, una squadra in crisi sì, ma che può metterti in difficoltà. Ecco perché la testa deve essere rivolta solo agli uomini di De Zerbi. Poi, al triplice fischio di Guida sì potrà e si dovrà puntare al derby. Vietato anche farsi condizionare da quel Tagliavento, spesso poco amico, piazzato come giudice di linea. Inzaghi da ex calciatore sa benissimo le insidie che si nascondono dietro partite come queste, quando il pensiero inevitabilmente va alla stracittadina.
IL DIKTAT
Il tecnico biancoceleste in settimana ha martellato i suoi. Gli ha concesso due giorni di riposo dopo la bella vittoria contro il Genoa, proprio per fargli recuperare energie mentali più che fisiche. Da mercoledì ha iniziato il martellamento. Vietato parlare di Roma. Esiste solo il Palermo sulla via che porta al sogno Champions.«Il rischio di essere distratti c'è, ma nello stesso tempo non ci deve essere» ripete in continuazione Inzaghi. Lui stesso ha pensato solo alla gara di oggi: «Io il derby ce l'ho in testa già da Auronzo, so quello che vale per i tifosi. Questa settimana giovedì giocava la Roma, ma io stavo guardando un Napoli-Palermo di 3 mesi fa. Sono concentrato solo sul Palermo, dalle 15 di oggi penseremo alla Roma. Tutta questa settimana ho preteso che i miei ragazzi avessero solo la testa al Palermo perché affrontiamo una squadra ferita, un avversario scomodo e dobbiamo scendere in campo coi migliori». I migliori, appunto. Felipe Anderson giocherà e non importa se sulla sua testa pende un cartellino giallo che può significare squalifica. Simone spiega molto bene il perché ha deciso di mandarlo in campo: «Se avessi pensato alla diffida di Felipe Anderson avrei dato un segnale alla squadra che non esiste». Parole da condottiero.
REPETITA IUVANT
Sarà un deja-vu per Simone, che torna al Barbera a sette mesi dal suo esordio sulla panchina della Lazio dei grandi. Iniziò con un roboante 3-0. Ora vuole ripetersi sapendo bene che non sarà affatto la stessa cosa. I biancocelesti sono in serie positiva da 8 turni, mentre il Palermo è in piena crisi: sei ko consecutivi e in casa non hanno ancora mai vinto. Per questo ci vorrà la massima concentrazione. E non va dimenticato che si giocherà alle 12,30. Un orario sempre un po' fastidioso, come sottolinea lo stesso tecnico biancoceleste. Per la Lazio è la sedicesima volta, la prima in questa stagione. Il bilancio è in attivo: 8 successi, 6 sconfitte e un solo pareggio per 1 a 1, nella passata stagione a Torino. L'ultima vittoria è dell'ottobre 2014, quando i capitolini espugnarono il campo della Fiorentina per 2-0. Nel 2015 fu Higuain a mandare di traverso il pranzo a Lulic e compagni. Curiosità, nelle ultime quattro sfide a Palermo, la Lazio ha sempre avuto un allenatore diverso passando per Reja, Petkovic, Pioli e appunto Simone Inzaghi che sarà il primo del recente passato a ripetersi. Lui spera, in tutti i sensi.