Lazio, Parolo e fatti: Inzaghi si affida alla vecchia guardia contro il Chievo

Lazio, Parolo e fatti: Inzaghi si affida alla vecchia guardia contro il Chievo
di Daniele Magliocchetti
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Sabato 20 Gennaio 2018, 07:30
Un lottatore e un faticatore incredibile. Il prototipo del centrocampista moderno che imposta, contrasta, recupera, segna e fa segnare. E tutto macinando chilometri su chilometri, dando sempre la sensazione di non averne mai abbastanza. Un maratoneta o “Duracell” come lo chiama scherzosamente qualche compagno. Non finisce mai di sorprendere Marco Parolo, il classico giocatore silenzioso che dà tutto per la squadra. E che in mezzo al campo abbina qualità e quantità, fa spesso il lavoro sporco e grazie a questo fa brillare gli altri. Senza di lui, Inzaghi non saprebbe come dare equilibrio non solo a centrocampo, ma all’intera formazione. Un momento lo vedi finalizzare un’azione e l’attimo dopo te lo ritrovi a recuperare palla in difesa. La Lazio, spesso e volentieri, viene citata per Immobile, Milinkovic, Luis Alberto, de Vrij o Felipe Anderson, tutti giovani di qualità e con prospettive importanti, ma è la “vecchia guardia” a dare quell’input decisivo e lo slancio definitivo. E uno dei punti di riferimento è proprio Parolo. Non a caso è il vice-capitano, uno dei leader dello spogliatoio. 

CORRI RAGAZZO CORRI 
Dall’alto dei suoi trentatré anni, Parolo è uno di quelli che guida con carisma e pazienza un gruppo di giovani, ognuno dei quali con carattere e doti diverse. In campo è una colonna portante, uno di quelli che si fa rispettare e che riesce sempre a stare nel posto giusto al momento giusto. E nonostante non sia più giovanissimo corre che è un piacere, quasi il doppio dei vari Luis Alberto, Marusic e Milinkovic. In ogni partita fa almeno 12 chilometri, con una velocità media di 8/9 chilometri l’ora. Con l’Atalanta ha perfino stabilito il record in serie A, arrivando quasi a 13 km percorsi in una sola gara. E tutto questo viene ancora più impreziosito dai suoi attuali 4 gol e 7 assist. Davvero niente male per un classe ’85 che corre per tre e che in ogni fine gara, sembra essere quello ancora più pimpante di tutti. 

NON FATELO ARRABBIARE 
E’ un buono ed è sempre a disposizione di tutti. Mai una polemica, mai una parola fuori posto, forse l’unica volta fu alla fine di Lazio-Torino, quando disse che «d’ora in avanti dovremmo giocare non più contro undici, bensì dodici avversari». Ce l’aveva con Giacomelli. Apriti cielo. Ma alla fine nessuno gli disse o gli rimproverò nulla, solo un leggero rimbrotto in via non ufficiale, con il direttore di gara, i suoi assistenti e pure ai vertici dell’Aia che non gradirono affatto quella battuta. Lui, però, a chi gli fece notare che non era stato proprio elegante, sorrise e confermò quanto detto e pure qualcosina di più. Pare che Calvarese e i suoi non accettarono l’omaggio della Lazio dopo la sfida col Crotone anche per via delle parole del biancoceleste. 

UN SOLO DUBBIO 
Col Chievo Parolo sarà regolarmente al suo posto accanto a Leiva e Milinkovic-Savic a centrocampo. Tornerà Lulic dal primo minuto e si riprenderà la fascia di capitano che aveva prestato proprio a Marco. In difesa, considerata la squalifica di Radu, ci saranno Wallace e Bastos che verranno guidati dal solito de Vrij al centro della difesa. In avanti Luis Alberto in appoggio a Immobile. L’unico dubbio di formazione resta sulla fascia destra. Inzaghi, vista anche l’assenza di Lukaku sul campo, sceglierà uno tra Basta e Marusic, con il secondo in leggero vantaggio sul serbo. In porta, neanche a dirlo, ci sarà Strakosha. 
 
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