Lazio, scatta il verde e si accendono i sogni: con i giovani si può volare

Lazio, scatta il verde e si accendono i sogni: con i giovani si può volare
di Alberto Abbate
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Martedì 25 Ottobre 2016, 08:35 - Ultimo aggiornamento: 10:41
Sono figli d'Inzaghi, sono figli della Lazio sbocciati in Primavera. Non più vagabondi, sono figli cresciuti e pasciuti in casa in cerca di gloria o di una semplice chance. Ora Simoncino li innaffia e coglie i frutti. Ha piantato i semi, li ha concimati, aspettati a braccia aperte, senza spezzare le radici. Perché il calcio a volte è crudele (vedi Cardelli, che ha lasciato l'Italia perché da noi ci sono troppi stranieri); ma altre volte magico o semplicemente logico. Basta crederci nei giovani, attenderli, pian piano germogliano. In nove giornate, ecco i primi quattro petali di talento in volo: in alto l'ultima capocciata di Murgia, il debutto di Prce, le parate a San Siro di Strakosha, l'indimenticabile rete all'esordio di Lombardi. «Sono bravi - giura Inzaghi - e meritano lo spazio che si stanno prendendo. Sono contento per loro, per un allenatore è motivo d'orgoglio vedere i ragazzi della Primavera entrare in questo modo. Non sto regalando nulla a nessuno».
CORAGGIO
Sono loro a donare nuovo nettare alla Lazio. Ma Inzaghi sta dimostrando un coraggio raro in Serie A. Non a caso condivide il primato di giocatori schierati dal vivaio, insieme a Milan e Atalanta: ben 6 il numero totale, con Keita e Cataldi, già da due anni in pianta stabile in prima squadra. Alla faccia dei 9 milioni (Leitner e Luis Alberto) che ancora scaldano la panchina, tutto merito di questi baby sfacciati. Beata incoscienza della gioventù.
REGIA
«Il nostro futuro sono i giovani, così faremo il salto di qualità», giurava ormai tempo fa il ds Tare. Con una cantera di sogni e prospettive fra le mani. Dietro Keita e Cataldi (senza dimenticare Onazi, ceduto al Trabzonspor con un'ottima plusvalenza), non c'è il vuoto. Crescono altri figli dei fiori, senza nessuna crisi generazionale con Inzaghi. Perfetto ponte del trapasso alla vita dei grandi. Il sorriso di Murgia, oggi più degli altri, illumina l'orizzonte. Sguardo da monello, ma parole da studente modello: «Ancora non ci credo d'aver segnato, ma guardo già avanti e penso a migliorarmi per mettere in difficoltà il mister. Questa squadra è fatta da tanti giocatori forti, ma io spero di giocare subito ancora». E' il sogno di un classe '96 sbarcato a Formello all'età di dodici anni. Romano come l'amico Cataldi, di cui ha ereditato il posto in Primavera. Insieme ai dubbi sulla collocazione tattica. Un centrocampista con il vizietto del gol, ma dai big della Lazio già ben visto come regista al posto di Biglia. Chissà che già domani sera col Cagliari, in un eventuale turnover, non possa avere una chance. Nella crescita fisica ci sarà il salto di qualità. A Murgia già sorridono tecnica e visione di gioco. Col pallone è un fuoco.
OPPORTUNITA'
E pensare che qualcuno di belle speranze si è pure perso per strada. Basti pensare a Toukara e Minala, ai margini della rosa. Con loro l'età media biancoceleste sarebbe ancora più bassa, ma c'è già una nuova promessa al Fersini, a rete il futuro. Perché se il calcio è fede, Rossi è già devoto al dio gol: 12 in otto giornate con la Primavera, roba da far inchinare pure Immobile, ora secondo nella classifica cannonieri. Speriamo non succeda mai nulla Ciro, seppure proprio nell'emergenza - la dimostrazione a Bergamo e Torino - spesso nascono le opportunità e le scoperte. Persino d'Inzaghi, pronto sempre a investire sui giovani. Questa non è un più una Lazio per vecchi. Peccato non ci sia più traccia (persino nel bilancio) dell'Academy, ma comunque - Seck a parte - sembrano finite le fughe. Con Simoncino i talenti trovano rifugio a Formello.