Roma: Spalletti, l'addio dell'Olimpico è tra i fischi

Roma: Spalletti, l'addio dell'Olimpico è tra i fischi
di Alessandro Angeloni
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Lunedì 29 Maggio 2017, 09:40
Finisce con Luciano Spalletti, senza giacca, sbracciante verso la folla che sta cantando un capitano, c'è solo un capitano. La Roma ha appena segnato il gol del tre a due, quello che le regala l'accesso alla Champions senza passare dai preliminari. Pochi istanti prima, Lucio, al gol di Perotti, si era impegnato in una corsa lunga verso la Curva Sud ad abbracciare a farsi abbracciare.

CORSE E FISCHI
Perché forse ha capito che in questo periodo, una parolina un po' più dolce, per quel ragazzino di nome Totti, che anche contro il Genoa ha dato una grossa mano alla Roma, poteva concederla, senza scendere nelle vecchie ruggini, che producono rancori. Invece era una settimana, un pomeriggio, dedicate alla passione, al sentimento, all'amore. Perché alla fine uno è l'allenatore, l'altro è il capitano, le due facce della stessa anima, appunto, la Roma. Questo la gente lo capisce, per questo rifiuta le scissioni, o Totti o la Roma, e Spalletti, all'inizio della partita è stato fischiato sonoramente e mentre uno stadio era in lacrime a salutare l'addio di Totti, l'Olimpico ha fischiato di nuovo. E non solo Spalletti, anche Pallotta e qualche dirigente, non Monchi, ultimo arrivato, quindi ritenuto puro. Perché per questi settantamila tifosi presenti allo stadio e a tutti gli altri che non ce l'hanno fatta a venire, chi tocca Totti tocca la Roma e viceversa.

 


Spalletti alla fine del match ringrazia, uno per uno, dall'ultimo dei calciatori non entrati fino a chi contro il Genoa gli ha messo addosso una medaglia, cioè quelli che hanno firmato il traguardo con i loro gol e con le loro prestazioni, da Dzeko a De Rossi, passando all'incredibile Perotti, che avrà pure il musino e gli rode davvero tanto quando non gioca, ma stavolta è entrato, ha fatto gol (il primo su azione in campionato) e ha sventolato la sua maglia come una bandiera, nel nome della Roma, di Totti, che bandiera è stato e lo sarà sempre. Deve essere davvero strano questo pomeriggio per Spalletti, che tra oggi e domani, saluterà Roma, con la passione per i colori che si porterà sempre addosso ma con la consapevolezza di non aver tolto in tempo certe spigolature caratteriali. Un pomeriggio di tensioni, di sentimenti contradditori: dai fischi alla corsa verso la Sud, stile Mazzone. Lucio ha salutato la Curva che lo contestava e che gli ha voluto bene ma non ha capito perché queste guerre continue contro il mondo e Totti. Spalletti invece non ha capito o ha sottovalutato la grandezza del capitano e della passione della gente.

LO STADIO NON PERDONA
Caro Lucio, guardala questa città cosa è stata capace di fare, guarda l'Olimpico, guardalo sempre, anche da quella Madonnina milanese. Costava tanto esprimere un po' di tenerezza? Verso la Roma e il suo capitano di sempre. «Stavano piangendo tutti, era impossibile non venire trasportato. Se Francesco decidesse di smettere, come penso abbia deciso di fare, sarebbe una perdita da colmare: ottavo re di Roma è poco, è più un imperatore. Nella Roma dovrebbe fare il vice presidente. Lui è un buon ragazzo, trasparente. Non c'è niente di plastificato quando hai a che fare con lui. Sa trasferire la semplicità», le parole di Lucio, che ancora non chiarisce il suo futuro. «Lo faremo prestissimo, finalmente incontrerò Pallotta, che di solito non vedo mai (e lo sottolinea più di una volta, ndr). Bisogna dare meriti a questa squadra, più che mai dopo la gara con il Genoa». Una battaglia. Alla fine solo pianti. Di tutti.
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