Marco Tardelli: «La mia vita "da urlo" raccontata da mia figlia Sara»

Sara e Marco Tardelli
di Valentina Tocchi
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 4 Maggio 2016, 19:37 - Ultimo aggiornamento: 9 Maggio, 13:31

Una vita, anzi due, quelle di una padre e di una figlia, uniti e a tratti divisi da una grande passione, quella per il calcio. È questa la storia che Marco e Sara Tardelli hanno voluto raccontare nel libro "Tutto o niente, la mia storia" edito da Mondadori. Un libro intenso e suggestivo, in cui a raccontare la vita di Marco, campione del mondo nel 1982 e autore di quell'urlo durato 7 secondi dopo il gol che consacrò l'Italia di Enzo Bearzot vincitrice del Mondiale, è proprio la figlia Sara. Ed è stata Sara, che di professione è autrice televisiva e opinionista in programmi come l'Istruttoria di Raisport o La giostra dei gol, a trasportare - con amore ma anche con il rigore del cronista e forse la meticolosità dei figli, a cui non sfuggono errori e passi falsi dei genitori - il padre indietro negli anni.

Dall'infanzia in Garfagnana ai primi provini - nei quali veniva valutato, a causa della sua magrezza, “bravo ma con gravi carenze fisiche” - fino all'ingaggio nel Pisa, dal decennio nella Juventus di Boniperti -  insieme a Dino Zoff, Antonio Cabrini e all'amico Gaetano Scirea - ai fasti del Mondiale dell'82.

D. La vita di una padre raccontata da una figlia: cosa ha significato scrivere questo libro insieme?
Marco Tardelli: In verità il libro lo ha scritto Sara, io mi sono limitato a ripercorrere le tappe della mia carriera. Con mia figlia avevo un ottimo rapporto, che forse dopo questo libro è peggiorato (ride). 
Sara Tardelli: Io credo che il rapporto sia migliorato. Anche prima di scrivere questo libro, quando non immaginavo neppure di farlo, ho provato a conoscere mio padre in maniera più “oggettiva” e non solo soggettiva, come figlia. Credo che sia un passaggio naturale quello di conoscere i propri genitori anche oggettivamente, qualcosa di essenziale per avere un rapporto adulto con loro. Un effetto collaterale di questo libro, per il quale ho intervistato mio padre per molte ore, è stato capire quanto, in fondo, siamo simili. 

D. Il racconto si apre con la nascita di Marco a Capanne di Careggine, in Garfagnana, dove racconta di essere cresciuto a «pane, formaggio, concretezza e tirate di capelli». Si ha come l'impressione che, più che Trapattoni e Bearzot, il vero allenatore della sua vita sia stata sua madre...
Marco Tardelli: Si, un allenatore che non voleva assolutamente che giocassi a calcio perchè ero magrolino e volevano che studiassi. Nella mia famiglia aspiravano al “posto fisso”, magari statale come quello raccontato magistralmente da Checco Zalone. Quando tornavo a casa, tutto sudato dopo aver giocato a pallone, mia madre mi rincorreva e, quando riusciva, mi prendeva per i capelli dicendomi: «Quando torna tuo padre, vedrai». Poi mio padre tornava e mi diceva: «Dai hai fatto bene, lascia perdere». 

D. Dopo l'urlo del Bernabeu ha cambiato idea Sua madre? 
Marco Tardelli: Si, con gli anni si è un pò ammorbidita perchè ha capito che il calcio mi ha dato qualcosa nella vita, perciò ora è contenta.
Sara Tardelli: Ma ancora oggi gli ricorda di farsi la barba (ride). 

D. Da una madre che ostacola il calcio a una figlia che se ne innamora: Sara Lei come ha vissuto la carriera di Suo padre? 
Sara Tardelli: Per me il calcio è intriso di ricordi felici, quelli dell'infanzia, che è un bellissimo periodo della vita di tutti e che io ho trascorso in modo speciale, vivendo in quell'ambiente. Oggi seguire questo sport e occuparmene mi piace proprio perchè mi ricorda la grande “famiglia” del calcio in cui sono cresciuta, come fosse una famiglia allargata. Certo all'epoca i ritiri che faceva mio padre non li sopportavo molto...
Marco Tardelli: Sicuramente il calcio ci ha diviso per un periodo, perchè io ero sempre via e la vedevo poco. Forse mia figlia ha anche odiato il mio lavoro perchè pensava che mi portasse via da lei, come è normale che accada ad una ragazzina. Poi piano piano però il calcio ci ha anche unito. 

D. Nel libro si parla anche di amori, dalla prima moglie Alessandra, alla seconda compagna Stella Pende -  dalla quale ha avuto il secondogenito Nicola -, fino ad arrivare a Laura, l'attuale compagna. Il libro non tace nemmeno riguardo alla storia con Moana Pozzi. Quanto è stato duro per un padre ricostruire la propria vita sentimentale con una figlia? 
Marco Tardelli: Questa è una bella domanda a cui non vogliamo rispondere (ride). Scontri ci sono stati soprattutto perchè mia figlia è una perfezionista e voleva raccontare le cose per bene, da professionista quale è, mentre io sarei stato più tranquillo. Nella mia vita sentimentale, che ha dato vita poi a più famiglie, ho sempre avuto la fortuna di incontrare persone intelligenti, con cui è stato possibile creare, alla fine degli anni 80, quando ancora il fenomeno non era così diffuso, una famiglia allargata particolare ma armoniosa. 

D. A proposito di famiglie la Juve è stata per dieci anni, fino al 1985, la vostra “famiglia calcistica”: contenti del quinto scudetto consecutivo? 
Marco Tardelli: La Juventus è nel mio cuore,  anche se da ragazzo mi dicevo  interista per differenziarmi dai miei fratelli che erano uno juventino, uno milanista e uno della Fiorentina. La maglia a cui tengo di più però è quella della Nazionale. E' la cosa più importante e per me è legata a un uomo di grande qualità e umanità come Enzo Bearzot. 

D. Ora tutti applaudono la favola del Leicester e di Ranieri, che però ha ricordato di essere lo stesso uomo dell'anno precedente in Grecia. Cosa ne pensa?
Marco Tardelli: Penso che nel calcio è così. Se vinci ti osannano, se perdi ti massacrano. Pur non essendomi accaduto quanto accadde a Ranieri, io ho avuto meno fortuna come allenatore che come giocatore. E devo ammettere che quando smetti di giocare non hai più le persone che avevi intorno prima. Molti ti abbandonano e solo allora capisci chi ti è amico davvero. 
SaraTardelli: E' un pò il gioco del tifo. Come si dice «Quando il pallone si sgonfia, finisce tutto».  




 

© RIPRODUZIONE RISERVATA