Materazzi ricomincia dalla Lazio femminile: «Se
avessi detto no, mi avrebbero cacciato da casa»

Materazzi ricomincia dalla Lazio femminile: «Se avessi detto no, mi avrebbero cacciato da casa»
di Serena Cerracchio
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Mercoledì 7 Settembre 2016, 16:03
Giuseppe Materazzi, ex allenatore della Lazio, papà di Marco campione del mondo e di Matteo procuratore sportivo, ha scelto di ritornare nel mondo del calcio, stavolta quello femminile. E non poteva che esserci ancora la Lazio nel suo destino. Dopo aver allenato i biancocelesti per due stagioni dall’88 al ’90, Materazzi nato ad Arborea, un piccolo comune in provincia di Oristano, ha deciso di tornare in un club che gli ha voluto bene. Materazzi ha avuto un’esperienza in Cina (insieme a Giancarlo Oddi) nel Tianjin ma anche in Grecia e in Portogallo. Ora una nuova avventura, senza dubbio, affascinante anche perché del tutto nuova.

Mister, facciamo qualche passo indietro. Il momento più importante della sua carriera da giocatore?
«I momenti più importanti per un giocatore, spesso, sono quelli più brutti. Ho iniziato a giocare in Sardegna a 20 anni, tardi per questa professione. L’anno dopo andai a Lecce pieno di entusiasmo e il tecnico di allora mi disse che non avrei potuto fare il calciatore. Sono uscito dal suo ufficio sbattendo la porta così forte che ancora trema. Bè, dopo tre mesi ero titolare nel Lecce e restai lì per sette anni da capitano. Una bella rivincita. In quel momento dimostrai gran carattere e voglia di emergere, è quello che direi ai giovani di oggi: non fermatevi, abbiate la voglia e la costanza per entrare in questo mondo».

L’esperienza come tecnico nella Lazio, al posto di Fascetti, cosa le ha lasciato?
«Appena arrivato alla Lazio, i primi due-tre mesi guardavo tutti i programmi TV ed ero frastornato. Poi ho spento tutto e ho iniziato a vivere meglio. Fascetti aveva fatto un gran lavoro prima di me, io mi prendo il merito di aver rilanciato ulteriormente la Lazio che poco dopo passò nelle mani di Cragnotti»..

Che ricordi ha dei tifosi biancocelesti?
«Innanzitutto è un popolo, quello biancoceleste. Gente passionale, che ti aiuta nei momenti di difficoltà. Un popolo che ha seguito la propria squadra in serie B contro tutte le difficoltà. La Lazio è una fede».

Per questo ha deciso di tornare in biancoceleste anche se nel campo femminile?
«I colori hanno influito positivamente. Mia moglie Caterina l’ho conosciuta al campo Maestrelli. I miei figli Marco e Matteo sono laziali. Avessi rinunciato a questa opportunità mi avrebbero cacciato dalla famiglia. E’ stata una scelta di sopravvivenza (ride ndc)».

Ha avuto modo di conoscere le ragazze che allenerà quest’anno in serie C: primo impatto?
«Sicuramente positivo. Con qualche battuta abbiamo rotto il ghiaccio, all’inizio credo sia normale un po’ di imbarazzo da parte loro».

Le donne del pallone, un mondo affascinante, che ne pensa e cosa si aspetta?
«Mi aspetto grandissimi miglioramenti. Sono convinto che ci sia terreno fertile e che queste ragazze abbiano grandi margini di crescita perché hanno buone basi tecniche. Io dico sempre che un calciatore deve saper giocare con i piedi come con le mani. Vale anche per le donne. C’è da lavorare, sennò non mi avrebbero chiamato…».

Lei che ha lanciato Simone Inzaghi al Piacenza, come lo vede come tecnico della Lazio?
«Qualche mese fa ero molto dispiaciuto per come lo stavano trattando. Io l’ho lanciato a Piacenza a 22 anni e al di là dell’affetto che mi lega a lui sono convinto che possa far bene. Sono contento che non sia arrivato Bielsa perché credo nel lavoro sul campo. Mi spiego: è facile fare l’allenatore facendosi comprare dalla società 7-8 giocatori forti e affermati come succede in Premier.. e non faccio nomi. E’ altrettanto difficile vincere senza gente famosa ma lavorando giorno dopo giorno, vedi Ranieri».

Ha visto la partita con la Juventus?
«Contro i campioni la Lazio ha giocato alla pari, con aggressività e ritmo. Poi certo, giochi contro la Juve e ci sta che perdi. Serve la progettualità, imparando proprio dalla squadra messa su da Marotta. La Juve è una squadra costruita nel tempo e chiaramente ha un potenziale economico importante da mettere sul mercato. La Lazio deve essere brava a trovare altri 4-5 giocatori che facciano bene e riuscire a tenerli per un paio di anni. Vedi Bastos, finalmente un difensore degno di questo nome».

Quindi questa Lazio le piace?
«Si. Ai ragazzi non si può dire nulla, al tecnico neanche. Forse sembro troppo generoso ma per me questa squadra può arrivare a ridosso delle prime tre».
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