La squadra vola e Berlusconi torna in campo: il Milan resta italiano?

La squadra vola e Berlusconi torna in campo: il Milan resta italiano?
di Gianfranco Teotino
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Lunedì 28 Novembre 2016, 12:12
E' tornato in campo anche il Cavaliere. Se il tempo e lo spazio sono, come dicono i tecnici bravi, le dimensioni base del gioco del calcio, Berlusconi ha scelto il momento giusto per rifarsi largo e riprendere le redini del Milan. Secondo posto in classifica, a quattro punti dalla Juventus, dopo quattordici giornate: nemmeno il più ottimista dei tifosi l'estate scorsa l'avrebbe sognato. Soltanto otto giorni fa la Curva Sud rossonera aveva creato una maxi coreografia dedicata al presidente più vincente della storia del club (e del calcio italiano). Un omaggio di addio. Per questo era stata pensata. Ma è già cambiato tutto. E non solo per merito di Montella. L'uomo del miracolo. Si è ritrovato fra le mani una squadra senza troppe ambizioni, reduce da un settimo posto e da un mercato estivo piuttosto grigio. E' riuscito a ricostruirla dalle macerie di una stagione no e di un clima da aspettando Godot, e cioè i nuovi acquirenti, Mr. Bee prima, poi la cordata Cina 1 e infine la cordata Cina 2. Ha 6 punti in più rispetto a un anno fa e in un ambiente molto più sereno. Il calcio è strano: mentre tutti fanno i complimenti a Mihajlovic e al suo Torino, nel Milan si sta rivelando decisivo quel Suso che con Sinisa non giocava mai e che lo ha accusato di avere creato un clima di terrore nello spogliatoio.
 
SENZA PRESSIONI
Dicono i maligni che Montella ha avuto la fortuna di poter lavorare senza la pressione ossessiva che i suoi predecessori subivano da Berlusconi. Almeno finora. Perché intanto Godot non è ancora arrivato. La più sgangherata compagnia di investitori cinesi (cambia componenti ogni volta che c'è da fare un passo avanti) non ha ancora raccolto i soldi necessari. Si parla di slittamento del closing, Berlusconi da una parte lo offre (contando magari di riscuotere poi una nuova penale), dall'altra si rimette in gioco. Peraltro il premier Renzi, certamente bene informato, ieri ha detto di avere saputo che il Milan resterà italiano.

L'ALTERNATIVA
Molto italiano. Il cavaliere infatti ha rispolverato il Piano B. Ha ribadito la sua intenzione, in assenza di capitali di supporto, italiani o stranieri che siano, di sviluppare un Milan tutto giovane e italiano. Le basi ci sono. Sabato sera la squadra che ha servito il poker a Empoli aveva un'età media di 23 anni e mezzo, una rarità in Serie A. In campo c'erano in partenza sette italiani, tre dei quali, Donnarumma, De Sciglio e Locatelli, cresciuti nel vivaio rossonero. Insieme ad altri ragazzi, come Calabria, già pronti per la prima squadra. Ma anche gli italiani, più o meno giovani, comprati da fuori, come Romagnoli, Bonaventura e lo stesso Lapadula, hanno un sicuro o possibile avvenire azzurro. Insomma, il Milan giovane e italiano è già nato. Un giocattolo che Berlusconi ora sembra si voglia tenere stretto. A volte ritornano.
 
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