Albania-Serbia, sfida ad alta tensione: nello sport entra la politica. I serbi: «Senza sicurezza non giochiamo»

Albania-Serbia, sfida ad alta tensione: nello sport entra la politica. I serbi: «Senza sicurezza non giochiamo»
di Matteo Sorio
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Giovedì 8 Ottobre 2015, 09:28 - Ultimo aggiornamento: 21:23
«Se non sarà garantita la sicurezza» della nazionale nel match di questa sera in Albania, la Serbia potrebbe non scendere in campo: è quanto ha fatto sapere la federcalcio di Belgrado, dopo la sassaiola di ieri contro il pullman serbo a Tirana. Belgrado aveva inoltrato una nota di protesta ma l'ambasciatore albanese non si è presentato. Qualcuno (meglio, qualcosa) volò sul nido di Belgrado. Era un drone con i simboli della Grande Albania. Ed era l'inizio di uno spaghetti western applicato al pallone. Va in replica, stasera, la gara che si gioca sulla lavagna tattica dei Balcani. È la partita degli equilibri fragili come grissini. È il match che la guerra è finita, ma anche no.È il calcio che riporta l'orologio a tre lustri e passa fa, quando gli albanesi del Kosovo sperimentavano la repressione serba. Stavolta si gioca ad Elbasan, circa 35 chilometri da Tirana: 1.500 agenti di polizia, alcuni cecchini, i servizi segreti e poi, sullo sfondo, il pallone, cioè i padroni di casa allenati da Gianni De Biasi a inseguire una storica qualificazione all'Europeo e la Serbia, senza tifosi al seguito e blindata in albergo, chiamata a salvare la faccia. Arbitra l'italiano Nicola Rizzoli, modenese di Mirandola: forse, per una notte, il fischietto meno invidiato di tutti.

UN ANNO DOPO
Era il 14 ottobre 2014, 359 giorni fa. Minuto 41 di Serbia-Albania. Ventidue giocatori e, all'improvviso, il 23esimo soggetto della sceneggiatura. Ismail Morina è stato arrestato ieri, a 24 ore dal bis più temuto di sempre. Fu lui, piazzato su una torre della chiesa del Santo Arcangelo Gabriele a pilotare il drone della discordia sullo Stadio Partizan. Andò così: il drone (“Kosovo libero”, la scritta) svolazzò sulle 22 teste, lo tirò giù il serbo Mitrovic, poi circondato dai giocatori albanesi, subito circondati a loro volta dai tifosi serbi, il tutto fra petardi e fumogeni. Finì con vittoria a tavolino dell'Albania e una foto scattata a Roma, qualche giorno dopo, in casa Lazio: i serbi Djordjevic e Basta con gli albanesi Cana, Berisha e Strakosha, stretta di mano a Formello, «il nostro rapporto non cambierà».

BOLLINO ROSSO
Torna in scena oggi il frutto più avvelenato del sorteggio per Euro 2016. Italiani d'Albania: il laziale Berisha, l'ex biancoceleste Cana, Hysaj del Napoli. Di là: il nerazzurro Ljajic. Quelli di De Biasi sono staccati di un punto dalla seconda del girone, la Danimarca, che ha un match in più: quindi potrebbe già scattare la festa albanese per il primo Europeo di sempre. Intorno, uno stadio da 13mila posti a fronte di 100mila richieste, una città coi bar chiusi e le strade pattugliate. «In gioco c'è l'immagine del Paese», parola del premier Edi Rama. C'è in gioco tanto. Pure troppo.

Intanto, l primo ministro serbo, Aleksandar Vucic, ha annullato il suo viaggio ad Elbasan. La decisione è stata presa dopo l'aggressione nella notte, con un
lancio di sassi, di alcuni ultras albanesi al pullman della squadra serba. «Condanno energicamente gli attacchi degli hooligans albanesi ai nostri calciatori», ha detto il premier serbo in una dichiarazione ai media di Belgrado.

La cancellazione del viaggio potrebbe anche essere legata all'invito ad assistere alla partita del governo albanese al ministro degli Esteri kosovaro Hashim Thaci. La tensione a poche ore dal match resta
alta. Ieri la polizia albanese ha arrestato quattro persone a Tirana, tra cui l'uomo che durante il match dell'andata fece volare un drone con la bandiera della Grande Albania sullo stadio di Belgrado,
causando una maxi-rissa sul terreno di gioco e la sospensione dell'incontro.

L'episodio, che è costato alla Serbia la sconfitta per 3-0 a tavolino, è tornato di stretta attualità alla vigilia dell'incontro di Elbasan.
La polizia albanese ha infatti arrestato ieri a Tirana il pilota del drone, insieme ad altre tre persone che viaggiavano in macchina con lui, dopo averlo trovato in possesso di due pistole, munizioni e 36 biglietti
per la partita. Secondo parte della stampa serba, i quattro stavano preparando un attentato proprio a Vucic.

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