​Venticinque anni fa moriva Scirea
la moglie Mariella lo ricorda in silenzio

​Venticinque anni fa moriva Scirea la moglie Mariella lo ricorda in silenzio
di Vanni Zagnoli
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Mercoledì 3 Settembre 2014, 01:02 - Ultimo aggiornamento: 16:54
Venticinque anni fa, domani, Gaetano Scirea perdeva la vita nell'incidente stradale in Polonia. Era andato a seguire il Gornik Zabrze, avversaria di coppa Uefa della Juventus, da viceallenatore, di Dino Zoff. Un impatto tremendo portò via l'ex capitano bianconero, campione del mondo in Spagna.



La notizia arrivò nelle case degli italiani, quella domenica 3 settembre, con la Domenica Sportiva. Sandro Ciotti cambiò espressione, per un attimo lasciò quella sua aria disincantata, quell’ironia graffiante, e disse “E ora una notizia che mai avremmo voluto dare". L'Italia sportiva quella sera piombò nel dramma, Gae era uno degli sportivi più popolari, simbolo di un calcio che non esiste più.



“Stavo rientrando in pullman dalla trasferta con il Verona - racconta Luciano Favero, 57 anni, per 4 stagioni compagno di Scirea alla Juve -, avevamo la televisione e la Ds ci diede la ferale notizia. Restai ammutulito”.



Favero si commuove, ogni volta che parla del suo ex capitano. Lo sostituì, come ruolo, nella finale di coppa Intercontinentale a Tokyo, vinta ai rigori sull'Argentinos Juniors. All'epoca Scirea uscì dal campo per il debuttante Stefano Pioli e Favero retrocedette come libero. "Gae era un modello per tutti, professionale e umano. Io, poi, ero stato l’unico non campione in una squadra di grandissimi”.



In nazionale vinse il mondiale del 1982 in una formazione declinata a memoria: Zoff; Gentile, Cabrini; Oriali, Collovati, Scirea; Conti, Tardelli, Rossi, Antognoni, Graziani. Anche se poi in finale giocò Bergomi al posto dell’infortunato Antognoni, mentre Graziani lasciò presto il campo a Spillo Altobelli.



Anche da allenatore Scirea si stava facendo apprezzare. Al punto che la Reggina l'avrebbe voluto, in serie B. "Si era appena diplomato a Coverciano - ricorda Franco Iacopino, oggi addetto stampa del Modena -, fui proprio io a suggerire al patron Lillo Foti di lanciare subito quell'ex campione in panchina. Ma il presidente Giampiero Boniperti lo bloccò".



"E' vero - conferma Mariella Scirea, la vedova di Gaetano -. Mio marito era considerato uno di famiglia, alla Juve, e la società puntava molto su di lui".



La vedova è richiestissima, in questi giorni, come interviste e anche appuntamenti pubblici, ha scelto il silenzio in queste ore, dalla sua residenza estiva, in Liguria. "Per non scontentare nessuno".



Il figlio Riccardo, classe 1977, all'epoca aveva 12 anni. "Oggi - spiega - lavoro alla Juventus come match analizer, con metodi molto sofisticati".



Nel pomeriggio è a Vinovo, a preparare una seduta di allenamento della squadra di Antonio Conte. Vive a Torino, mentre nell'Astigiano ha la casa con i cimeli della carriera del padre, maglie azzurre comprese e due anni fa l’aveva aperta alle telecamere della Tribù del Calcio, sulle reti Mediaset.



Scirea era un libero pulitissimo sul piano stilistico e della correttezza, apprezzato in ogni stadio e forse il miglior rappresentante del ruolo nella storia del calcio, assieme all'olandese Ruud Krol.



In Italia è ricordato da un torneo giovanile e dal trofeo fairplay messo in palio dalla Lega di serie B, per il pubblico più corretto. L'ultimo è andato al Modena, premiato lunedì sera, mentre i precedenti tre sono stati appannaggio del Cittadella. "Società e tifoserie che meritano di essere prese ad esempio - spiegano Mariella e Riccardo Scirea, nella lettera ospitata domenica dal sito della Lega di serie B -, dall'intero calcio italiano. Negli ultimi anni, negli stadi sono accaduti episodi gravi e allora il fairplay è fondamentale, fuori e pure sul campo”.
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