I soldi sono la chiave di tutto nell'avventura calcistica di Blatter, moderno faraone con reggia sulle colline di Zurigo, distributore di ricchezza e benefit, potente come un capo di stato, capace di relazioni profonde anche grazie al fatto che parla 5 lingue. È gentile con tutti, soprattutto coi delegati dei paesi piccoli e lontani dai riflettori, dove il calcio è anche poco praticato, ma al tavolo Fifa contano uno come l'Italia, l'Argentina, la Germania e via dicendo. Blatter non polemizza mai e se attaccato, sorride, prende tempo, glissa. Non gli piacciono le asperità, preferisce la diplomazia, meglio quella degli affari, la riservatezza tutta svizzera.
«Ho lottato per vivere e quell'istinto non mi ha mai abbandonato» disse una volta ricordando la sua debole salute di bambino, e spiegando la sua attuale rocciosa resistenza a qualunque attacco. I detrattori, come Maradona, lo definiscono mafioso e ladro, Platini non arriva a tanto, ma molti non a torto pensano ci sia del marcio nella Fifa guidata da quest'uomo, che i nordamericani detestano, quelli del sud adorano, e gli africani considerano un principe. Non a caso, a chi gli chiedeva di ritirarsi, Blatter ieri ha detto 'solo il congresso può cacciarmi. Blatter ricevette le prime accuse di corruzione addirittura nel 2001, solo 3 anni dopo la sua prima elezione. Un delegato africano cercò di soffiargli il posto, lui si difese come un leone. Lo salvarono la Germania di Beckenbauer e la Francia di Platini. Altri tempi. Oggi l'Africa è tutta con lui.
Fra le vicende torbide che hanno caratterizzato le scelte di Blatter c'è solo l'imbarazzo della scelta: nel 2006 licenziò il capo del marketing Jerome Valcke per irregolarità con gli sponsor, e 6 mesi dopo lo riprese addirittura come segretario generale, dopo che quelle stesse irregolarità erano costate alla Fifa 100 mln di dollari di risarcimento.
Nel 2010 uomini vicini a Blatter furono arrestati per corruzione, fra loro il potente qatariota Mohammed bin Hamman capo della federazione asiatica e quel Jack Warner di Trinidad e Tobago, arrestato tre giorni fa, che già allora comprava e vendeva voti per la presidenza, fu coinvolto in una vicenda di biglietti in nero, espulso, e poi tornato a galla al fianco di Blatter. Ma è tutta acqua passata. Da domani e per altri 4 anni, giustizia permettendo, la Fifa parlerà ancora svizzero.
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