Calciopoli, il pm: «Condannare Moggi, diffamò Facchetti». Sentenza il 15 luglio

Calciopoli, il pm: «Condannare Moggi, diffamò Facchetti». Sentenza il 15 luglio
di Claudia Guasco
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Lunedì 30 Marzo 2015, 16:57 - Ultimo aggiornamento: 31 Marzo, 14:46
MILANO - Da Calciopoli è uscito con una prescrizione. Ma ora rischia una condanna nel procedimento che è una riedizione milanese, in scala minore, di quello di Napoli.

E cioè la diffamazione di Giacinto Facchetti, l'allentatore dell'Inter morto nel 2006. Luciano Moggi stamane si è presentato in aula in veste di imputato per la penultima udienza del processo a suo carico: il pm Elio Ramondini ha chiesto una condanna a 10 mila euro di multa, accusando l'ex dg bianconero di avere usato contro Facchetti una "strategia" premeditata.



"INTRUSIONE" Durante la requisitoria del magistrato, i riferimenti a Calciopoli sono stati costanti. La sentenza definitiva, sostiene il pm, nonostante la prescrizione "ha riconosciuto l'esistenza del sistema Moggi" e "senza alcun dubbio la sussistenza dell'associazione" di cui Big Luciano avrebbe fatto parte. Si è in sostanza verificata una "gravissima intrusione in ambito federale di soggetti a esso estranei come appunto Moggi, che proprio perché appartenenti alla dirigenza di squadre di calcio non avrebbero dovuto tenere contatti così frequenti e di tenore così influente". La prova di tali contatti proibiti, afferma Ramondini, sono le sim telefoniche consegnate da Moggi al designatore arbitrale Paolo Bergamo per poter parlare senza il rischio di essere intercettati. In questo scenario, afferma l'accusa, Moggi ha condotto negli anni una "strategia difensiva", anche mediatica, per coinvolgere Facchetti "nel così fan tutti: tutti colpevoli, nessun colpevole", cercando di "mettere nel calderone" il presidente nerazzurro con un "tono di sufficienza e provocatorio". Se questo fosse "un processo per omicidio", dice Ramondini, "ci sarebbe chiaramente la premeditazione" da parte di Moggi. E benché ritenga che anche in questo processo per diffamazione scatterà comunque la prescrizione prima della sentenza definitiva, in ogni caso per il pm "va riconosciuta la responsabilità penale dell'imputato".



Al centro delle accuse nei confronti dell'ex dirigente bianconero ci sono le dichiarazioni rilasciate nel corso della trasmissione "Notti magiche" del 25 ottobre 2010. Quando, rivolgendosi al capitano dell'Inter Javier Zanetti, Moggi ha affermato: "Quello che emerge dal processo di Napoli e che emergerà ancora: le telefonate del tuo ex presidente che riguardano le griglie e la richiesta ad un arbitro di vincere la partita di Coppa Italia con il Cagliari, e l'arbitro era Bertini. Ci sono le telefonate intercettate sue, le telefonate di Moratti e la telefonata di imbarazzo di Bertini, i pedinamenti, le intercettazioni illegali e anche i passaporti falsi e quindi sta zitto Zanetti, è meglio per te ed è meglio per l'Inter".

Parole che, secondo il capo di imputazione formulato dal pm Elio Ramondini, hanno lasciato "falsamente intendere che lo stesso Giacinto Facchetti avesse commesso quei reati quali quelli da lui (Moggi) commessi".



All'udienza di questa mattina ha testimoniato l'ex arbitro di serie A Massimo De Santis: "Giacinto Facchetti mi chiamava al telefono come gli altri dirigenti, ma non mi ha mai chiesto di fargli vincere una partita, così come non l'hanno mai fatto gli altri", ha raccontato ai giudici. De Santis - unico condannato in via definitiva per il caso Calciopoli perché ha rinunciato alla prescrizione - ha spiegato che "in quel periodo, tra il 2004 e il 2005, ricevevo telefonate da Facchetti e anche da altri del mondo del calcio, anche perché per l'ordinamento sportivo all'epoca non era vietato".



Non solo: "A Natale le società di calcio erano solite fare degli omaggi agli arbitri e agli assistenti, avevano tutti gli elenchi". Inevitabili i riferimenti di De Santis alla sua condanna per Calciopoli: «Io sono stato l'unico arbitro su quaranta intercettato e sono stato accusato di aver fatto parte della 'combriccola romana' legata a Moggi, anche se c'erano mie telefonate con tutti tranne che con la dirigenza della Juventus".



Mentre Moggi punta il dito verso i magistrati: "La prescrizione significa che i pm non hanno raggiunto il loro scopo, perché un processo che era cominciato con la tesi del campionato falsato e delle designazioni arbitrali esclusive è poi finito con campionato e griglie arbitrali regolari", afferma l'ex dg juventino. "Noi abbiamo rinunciato a molti testimoni per avere un processo più rapido: se i pm avessero voluto farlo, l'avrebbero fatto".
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