Calcioscommesse, 50 arresti: «Partite truccate in Lega Pro e D»

Calcioscommesse, 50 arresti: «Partite truccate in Lega Pro e D»
di Sara Menafra
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Mercoledì 20 Maggio 2015, 06:25 - Ultimo aggiornamento: 09:44
Un giro di affari milionario, con forti appoggi in una 'ndrina calabrese, capace di mobilitare soldi di scommettitori in tutto il mondo e in particolare dall'Est, da dove potevano arrivare ”investimenti” anche di 5 milioni di euro per cambiare partite di Lega Pro e Serie D e in qualche caso di serie B. E' questo il cuore dell'indagine della Dda di Catanzaro e del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, che ieri ha portato all'arresto di 50 persone, tra calciatori, dirigenti sportivi e ”investitori”.

Le partite truccate, sulle quali ci sono riscontri certi, sono in tutto 28, 17 di Lega Pro e 11 di serie D, dalla Pro Patria al Monza, dalla Torres all'Aquila, dalla Juve Stabia alla Cremonese. Ma un accordo, sul quale sono ancora in corso le verifiche, sono anche in serie B, coinvolgendo Catania, Crotone, Brescia e Livorno. E del resto, l'organizzazione sarebbe stata in grado di garantire scommesse anche in partite di basket o di tennis o nel campionato di calcio cinese.

Il premier Matteo Renzi, a Porta a Porta, ha detto che «il calcio italiano non può fare queste figuracce. Vorrei che i dirigenti capiscano che devono smettere di abusare della pazienza degli italiani». Il presidente della Figc, Carlo Tavecchio ha sottolineato, in attesa di riscontri, di essere sempre stato «contrario alle giocate in serie D», mentre il procuratore della commissione di garanzia Stefano Palazzi ha già chiesto gli atti dell'inchiesta. L'indagine dimostra, per dirla con le parole del capo dello Sco Renato Cortese, «Come le ramificazioni della 'ndrangheta abbiano assunto un livello esorbitante anche nel mondo dello sport».

A scoperchiare il vaso di Pandora della Lega Pro, infatti, è stata una telefonata tra il boss della 'ndrangheta Pietro Iannazzo, intercettato nell'ambito di un'altra inchiesta, e il presidente del Neapolis Mario Moxedano. Iannazzo, nipote del capo clan Vincenzino detto «il Moretto», era un elemento di vertice di una delle due organizzazioni criminali dedite al calcioscommesse sgominate ieri.

I PREZZI
Comprare un incontro di Lega Pro costava tra i 40 e i 50mila euro, ma a volte ne bastavano 5mila per avere la disponibilità dei calciatori. L'indagine ha in realtà rintracciato due organizzazioni parallele. La prima ruotava attorno alle figure di Moxedano, Antonio Ciccarone, ds del Neapolis, e Iannazzo. I tre, con la collaborazione di dirigenti, calciatori e «affaristi senza scrupoli» organizzavano le frodi sportive per portare il Neapolis alla promozione. La stessa cosa, ma in un altro girone, facevano i dirigenti del Brindisi. La seconda associazione aveva invece al vertice Fabio Di Lauro, ex calciatore e «faccendiere - scrive il pm - che approfitta della parte marcia dell'ambiente che ben conosce, traendo cospicui guadagni dalle scommesse sulle partite», e ai due soci occulti della Pro Patria, Mauro Ulizio e Massimiliano Carluccio.

Lo stesso Di Lauro aveva rapporti con «signori delle scommesse dell'est Europa», serbi e sloveni, soprattutto, ma anche russi ancora da identificare, che tiravano fuori i soldi per corrompere i calciatori e poi scommettevano ingenti quantità di denaro. Nel giro di Di Lauro gravitavano anche «addetti ai lavori», personaggi come Ercole Di Nicola, ds de L'Aquila, amante della bella vita, arrestato ieri notte al Casinò di Venezia, «si atteggiava a uomo di calcio ligio alle regole» quando in realtà era «capace di combinare incontri di calcio senza remore e con tanto scrupolo», scrive il pm. «Dobbiamo ramificarci dappertutto», diceva al telefono.

LE INDAGINI
In qualche caso, l'organizzazione sarebbe arrivata anche alla serie B. Per l'incontro Livorno-Brescia del campionato di serie B, disputato il 24 gennaio scorso, Di Nicola «chiedeva al complice albanese, Edmund Nerjaku, la somma di 50.000 euro in cambio dell'informazione (vittoria del Livorno) sulla partita alterata. «La gara - si legge nel decreto di fermo - terminava con la vittoria del Livorno per 4 a 2 sul Brescia, come combinato dagli indagati. Pur non essendovi prova di contatti con dirigenti e/o calciatori delle due squadre interessate, le risultanze sono estremamente rilevanti a livello associativo, in quanto evidenziano la sicurezza degli indagati in ordine alla ritenuta possibilità di espandere le proprie mire illecite agli incontri calcistici di categoria superiore a quelli della Lega-Pro».