La favola di Eder, l'oriundo dal cuore verdeoro che segna per Conte

La favola di Eder, l'oriundo dal cuore verdeoro che segna per Conte
di Ugo Trani
3 Minuti di Lettura
Lunedì 30 Marzo 2015, 05:49 - Ultimo aggiornamento: 16:02

dal nostro inviato TORINO «Ora tutta la mia famiglia guarda le partite con la maglia azzurra». Solo adesso, dopo il suo primo gol, nella notte del debutto contro la Bulgaria. Eder Citadin Martins, 28 anni, nato a Lauro Müller, fa bene a precisarlo. I suo parenti più stretti, l'ultimo mondiale, lo hanno giustamente seguito vestendo la casacca della Seleçao, almeno fino alla sera dell'umiliazione al Mineirao di Belo Horizonte, l'8 luglio scorso, con il 7 a 1 storico della Germania al Brasile. Lo stesso papà di Eddi, come lo chiamano i compagni, non ha mai rinnegato la sua terra e lo ha chiamato così perché affascinato da Éder Aleixo de Assis, ala sinistra degli anni Settanta-Ottanta, titolare contro l'Italia di Bearzot al Sarria di Barcellona nel pomeriggio della tripletta di Pablito Rossi.

SINCERITÀ CANAGLIA

«Il gol è dedicato a chi non mi voleva qui». La frase gli è uscita di getto. Anche se in precedenza ha provato a portare «rispetto» per il totem blucerchiato Mancini che ne ha contestato la convocazione. Lui, al Diario Caterinense, ha definito «un'idiozia» la presa di posizione del tecnico nerazzurro. Conte e la Figc gli hanno rimproverato l'intervista non autorizzata. «Non volevo attaccare nessuno, accetto le opinioni di tutti» ha chiarito poi. Eppure, con il quotidiano del suo Stato di Santa Caterina, è sembrato trasparente: «Certi pregiudizi esistono solo in Italia». Passo e chiudo: «Insomma, la polemica non ha senso, tanto ci saranno sempre le due fazioni, quella che vuole gli oriundi e l'altra contraria». Di sicuro ringrazia il bisnonno Battista Righetto, nato a Nove in provincia di Treviso, e ancor di più il cugino che era riuscito a risalire all'antenato: Eder, da dieci stagioni in Italia (Corvino lo piazzò, a 19 anni, all'Empoli), andò di persona a cercare il documento che mancava. «Sono stato proprio fortunato». Anche a trovar posto nell'elenco di Conte. Perché, ha raccontato, chi esce giovane dal Brasile difficilmente viene preso in considerazione dalla Seleçao: «Solo ora si accorgono dei ragazzi dello Shakthar e di Felipe Anderson».

POSTO DA DIFENDERE

«Sono felice di far parte della nazionale da Italia». Parla spigliato la nostra lingua, con un minimo di cantilena portoghese. «Voglio bene a questo paese che mi ha fatto crescere». E' più o meno quello che ha scritto, via sms ieri all'alba, all'amico Schizzetto, il magazziniere del Frosinone che lo accompagnava a mangiare il pesce a Terracina o a messa la domenica mattina. «Mi avete fatto diventare uomo». A Sofia non ha esultato con gli indici puntati al cielo. E' rimasto sulla terra, per festeggiare con Conte. Eder, come il ct, con quel destro a giro ha fatto 13. Tanti sono i suoi gol stagionali (9 in campionato, 3 in Coppa Italia e 1 in Nazionale).

Per calciare, si è ferito al piede: colpa dei tacchetti avversari, ha provato a dribblare le interviste di fine match. Lo hanno convinto. «So che dovrò dare il massimo per restare».