Malagò: «Io non sono contro il calcio,
ma non può essere un'isola a parte»

Malagò: «Io non sono contro il calcio, ma non può essere un'isola a parte»
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Giovedì 30 Ottobre 2014, 11:09 - Ultimo aggiornamento: 11:59
«Se lavora e si comporta su certi presupposti il calcio può recuperare forse tutto o forse più di quello che ha perso ma se continua a fare certi tipi di scelte politiche, cosa che può fare essendo un ente privato, forse questa cifra magari scende ancora. Non possiamo partire dal presupposto che qualsiasi cosa accada abbiano la stessa cifra». Lo ha detto il presidente del Coni, Giovanni Malagò, intervenendo alla Commissione Cultura della Camera dei Deputati, in merito al taglio dei contributi alla Figc fatto dal comitato olimpico italiano.



«Io non sono un avversario del calcio - ha precisato Malagò -, sono un grande tifoso. Io non ho tagliato niente. Ho semplicemente fatto sì che la commissione riconoscesse che il calcio non fosse più un'isola a parte». Malagò ha spiegato alla Commissione Cultura della Camera che «fin quando non ero arrivato» al Coni, il calcio «aveva una percentuale secca rispetto al finanziamento pubblico. Ora è rientrato in alcuni parametri come le altre federazioni e poi è venuto fuori che il calcio ha avuto dei tagli».



Quanto al totale dei finanziamenti pubblici destinati dallo Stato allo sport italiano, Malagò è chiaro e propositivo: «Io mi prendo un impegno con il Parlamento e il Governo che se mi possono agganciare il finanziamento con una formula e dei parametri, scelgano loro quali, magari io potrei essere valutato per quello che faccio. Vogliamo scegliere la sedentarietà come parametro? Che è al 41% tra gli 11 e i 15 anni, e siamo secondi al mondo in questa classifica? Ci sono dei calcoli molto semplici: ogni 1% che guadagniamo in sedentarietà facciamo risparmiare allo Stato 200 milioni - ha sottolineato il numero uno dello sport italiano -. Noi ne prendiamo meno di 400 milioni, sarei felice di dimostrare attraverso tutti gli strumenti e magari potrei essere valutato per quello che faccio. O anche se qualcuno vuole legarli al medagliere, alla qualità del lavoro dell'associazionismo e al mondo della disabilità»