«Io non sono un avversario del calcio - ha precisato Malagò -, sono un grande tifoso. Io non ho tagliato niente. Ho semplicemente fatto sì che la commissione riconoscesse che il calcio non fosse più un'isola a parte». Malagò ha spiegato alla Commissione Cultura della Camera che «fin quando non ero arrivato» al Coni, il calcio «aveva una percentuale secca rispetto al finanziamento pubblico. Ora è rientrato in alcuni parametri come le altre federazioni e poi è venuto fuori che il calcio ha avuto dei tagli».
Quanto al totale dei finanziamenti pubblici destinati dallo Stato allo sport italiano, Malagò è chiaro e propositivo: «Io mi prendo un impegno con il Parlamento e il Governo che se mi possono agganciare il finanziamento con una formula e dei parametri, scelgano loro quali, magari io potrei essere valutato per quello che faccio. Vogliamo scegliere la sedentarietà come parametro? Che è al 41% tra gli 11 e i 15 anni, e siamo secondi al mondo in questa classifica? Ci sono dei calcoli molto semplici: ogni 1% che guadagniamo in sedentarietà facciamo risparmiare allo Stato 200 milioni - ha sottolineato il numero uno dello sport italiano -. Noi ne prendiamo meno di 400 milioni, sarei felice di dimostrare attraverso tutti gli strumenti e magari potrei essere valutato per quello che faccio. O anche se qualcuno vuole legarli al medagliere, alla qualità del lavoro dell'associazionismo e al mondo della disabilità»