MARCO IN PANCHINA
Verratti non convince del tutto Conte, ma forse questo accantonamento non dovrà essere visto come una bocciatura definitiva, anche se il suo percorso in azzurro per ora è in linea con quello di alcuni fenomeni del passato, Mancini, Beccalossi, Giordano, Pruzzo, che con la maglia dell'Italia hanno sempre bisticciato: bene nei club, e Verratti sta facendo meraviglie con il Psg, e così così in Nazionale. Di Verratti si dice un gran bene da sempre. Ne parlano tutti, anche chi - come Ibrahimovic - in genere proferisce parole dolci solo su se stesso. «Marco è un giocatore di classe mondiale», il verbo di Ibra. Di Valdifiori parla bene a gran voce tale Sarri, suo allenatore all'Empoli e Conte stesso che addirittura lo voleva portare nel suo Siena un po' di anni fa. Mirko è il classico calciatore per intenditori: se non gioca bene, siamo noi che non lo capiamo; Verratti è uno che ruba l'occhio per la sua tecnica e talento e se non fa quello che deve è sempre colpa sua.
A CASA DI ANDREA
Fare il Pirlo nella casa di Andrea è un compito arduo per tutti. Forse Conte, qui allo Stadium, ha bisogno dell'incoscienza di un esordiente, che le partite europee le ha viste solo in televisione o da una tribuna. E' chiaro, il futuro è nelle mani di Verratti e solo lui potrà essere padrone del suo destino, imparando pian piano a snaturarsi e apprendere i consigli di Conte. Il centrale di centrocampo deve essere rapido nel gioco corto e nel gioco lungo, Valdifiori ha queste caratteristiche. Verratti preferisce fare altro e fatica. La decisione di Conte, dentro Mirko e fuori Marco, sorprende, perché negli ultimi allenamenti, tra i titolari, è sempre stato provato Verratti. Ma stavolta il talento lascia spazio alla semplicità, il piccolo e ricco fenomeno perde il confronto contro la classe operaia.