Stagione nuova, ma (brutte) abitudini vecchie

Stagione nuova, ma (brutte) abitudini vecchie
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Sabato 1 Agosto 2015, 06:24 - Ultimo aggiornamento: 18:28
IL CASO
ROMA Kit di sopravvivenza del giocatore/allenatore 2.0: divisa da gara, completo coi colori sociali, scarpini, lavagna tattica e cilicio. L'ultimo penitente è Walter Zenga. Come si dichiara l'imputato? Colpevole, Vostra Curva. Chi si fosse perso il terzo tempo di Sampdoria-Vojvodina, due sere fa, in Europa League, può stare tranquillo: era solo una replica, qualcosa di familiare come un episodio estivo della Signora in Giallo. Rapido sunto. I serbi ne rifilano quattro al povero Viviano, l'arbitro abbassa la saracinesca e Zenga si presenta spontaneamente dal giudice: «È colpa mia», mani giunte, capo chino e sguardo contrito verso i supporter imbelvati. Se fosse cinema sarebbe Ricomincio da Capo, Bill Murray che si sveglia e rivive sempre lo stesso giorno, tutto uguale, niente cambia. E così la prima visione di un'italiana nella stagione 2015-16 profuma di pellicola già vista: ciak, si gira la storia del reprobo sottomesso alla gogna dei tifosi.
REPLAY
È il copia-incolla di un processo kafkiano dove la curva (già pancia) diventa anima dello stadio e una sconfitta (brutta quanto vuoi) sconfina nel penale. Vedi i tête-à-tête cui fu costretto due volte, la scorsa stagione, lo sciagurato Parma. O la requisitoria del leader-ultras atalantino, a Bergamo, aprile scorso, allenamento diretto dallo sguardo (vigile) di 1500 anime: «Quando le cose vanno male non fatevi vedere in giro a ballare...». O ancor prima, le maglie consegnate da capitan Rossi a un agitato spicchio di Marassi, correva il 2012 e il match della sottomissione fu Genoa-Siena. Ma la cartolina blucerchiata di giovedì sera è anche una sorta di "benvenuto nel mondo reale" al comma 8 del nuovo regolamento Figc, quello che vieta «interlocuzioni coi sostenitori nel corso dell'attività sportiva e/o il sottostare a manifestazioni e comportamenti degli stessi che costituiscano forme di intimidazione, determinino offesa, denigrazione, insulto per la persona». Tutto materiale in vigore dal maggio scorso. Cioè dall'ultima goccia: stadio Olimpico, Fiorentina ai quarti di Europa League, Francesco Totti e restante delegazione della Roma ai piedi di una furente Sud. Il Viminale sanciva: «Basta andare sotto le curve». Il custode dei pali giallorossi, Morgan De Sanctis, dava da riflettere: «Abbiamo solo alleggerito il lavoro delle istituzioni». Il capo della Figc Carlo Tavecchio insisteva: «È sconveniente trattare coi tifosi appesi sulle tribune». Sembra ieri.
Matteo Sorio
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