Neymar, dietro le lacrime il disagio per un popolo che non lo ama

Neymar, dietro le lacrime il disagio per un popolo che non lo ama
di Alfredo Spalla
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Sabato 23 Giugno 2018, 09:30
«Piangi pure, solo tu sai cosa hai dovuto passare per essere a questi Mondiali». Il Brasile ha appena vinto 2-0 contro il Costa Rica e Thiago Silva consola il compagno Neymar, inginocchiato, in lacrime, al centro del Saint Petersburg Stadium. È il consiglio di un collega di club, è la concessione del capitano della Seleção al suo più grande talento, ma è soprattutto il punto di vista di chi ci è già passato. Era il 2014 quando Thiago Silva, pur essendo capitano, chiese in lacrime a «Dio e a Felipão» di non tirare il rigore contro il Cile.

Le lacrime di Neymar sono diverse, ma nascondono un disagio profondo simile a quello già provato dal Brasile. «Non tutti sanno quello che ho provato per arrivare fino a qui. Qui parlano perfino i pappagalli. Il pianto è allegria, garra, voglia di superarsi. Nella mia vita le cose non sono mai state facili, e non lo saranno adesso…, eh! Il sogno continua, anzi, non il sogno ma l’obiettivo!», scrive su Instagram l’ex Barça. C’è sicuramente un riferimento alla paura di perdere il Mondiale per infortunio, ma anche uno sfogo alle critiche per il suo modo di essere. Le battute per il taglio di capelli (con tre cambi di look in meno di una settimana) sono il meno. In Brasile, Neymar non ha mai messo tutti d’accordo.

PSICOLOGIA
L’avvicinarsi del passaggio del turno acquieta le polemiche, ma i tifosi verde-oro continuano a chiedersi chi sia davvero Neymar.
Un bambino viziato o un leader stressato? È il leader tecnico, ma non vuole essere anche quello carismatico. «È disumano addossare tutta la responsabilità a un atleta. È stato fermo tre mesi. È un essere umano, ha bisogno di tempo per tornare a standard alti», lo giustifica il ct. È indubbio, però, che Tite debba lavorare sull’aspetto psicologico di questa nazionale, troppo nervosa nei momenti di difficoltà e bizzosa con gli arbitri.
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