Parma sottosopra, via Apolloni, Minotti e Scala. Idea Guidolin. Il viaggio nell'isola (in)felice

Apolloni
di Vanni Zagnoli
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Mercoledì 23 Novembre 2016, 16:37 - Ultimo aggiornamento: 17:12
L’isola che non c’è, l’isola non trovata. Viene in mente Francesco Guccini, anni 70, per la situazione del Parma. E’ un caos, mica tanto calmo. Via tutti, insieme. Il presidente Nevio Scala, il dt Lorenzo Minotti, fra i commentatori di Sky più utilizzati, negli ultimi anni, e il ds Galassi. E, naturalmente, il tecnico Gigi Apolloni. Che non merita più di un 5,5, in questo anno e mezzo di Parma. 6,5 per la scorsa stagione, a stare larghi, 5 per questa, in Lega Pro. Il gioco non è mai stato spettacolare, i 9700 abbonati non vanno più tutti al Tardini, sennò escono innervositi, ma da mesi.

Apolloni è un conservativo, un difensivista, uno speculativo. «E’ il fallimento di un progetto tecnico basato sui sentimenti», sentenzia in conferenza stampa Michele Angella, volto di Teleducato12, con studi anche a Reggio. Si riferisce ai tanti ex coinvolti in società, a prescindere, escluso Sandro Melli, legato alla precedente avventura.

Qui crolla un pizzico di Parma ed è la terza volta. Accadde nel 2002 con il crack della Parmalat (Prandelli chiuse però la stagione al quinto posto, in A) e due anni fa, con l’abisso Ghirardi-Leonardi, a processo. Oggi va rivalutato anche il loro lavoro, perchè fare calcio a Parma in maniera onesta è dura, la piazza pensa agli 8 trofei conquistati grazie agli artifici contabili del cavalier Calisto Tanzi, iniziati nel ’90, alla morte del presidente più amato, Ernesto Ceresini. Le perizie dei tribunali le hanno evidenziate, mentre le ultime alleggeriscono un po’ la posizione di Ghirardi e Leonardi, che hanno dato il massimo per portare in Europa una città che non vuole buttare soldi nel calcio. 

Guido Barilla non parla, è stato premiato lunedì con lo Sport e Civiltà, è azionista di maggioranza ma a titolo personale, ma è chiaro che l’azienda della pasta è fortemente coinvolta e vorrebbe imitare la Mapei, che porta il Sassuolo a giocarsi l’Europa league, domani, il passaggio ai sedicesimi di finale.

Qui, allora, è inutile raccontare la conferenza stampa del vicepresidente Marco Ferrari, alla prima esperienza nel calcio: si occupa di startup e comunicazione. Accanto a lui c’è il dg Luca Carra, ex Errea, ma è semplice spettatore. La proprietà è costituita da 7 azionisti, si chiama Nuovo Inizio e ieri pomeriggio si è riunita in sede, al Tardini, per esonerare Apolloni, Minotti e Galassi. A quel punto anche e soprattutto Scala si è dimesso, perchè un mese fa disse: «Apolloni siamo noi, il gruppo di lavoro è unico». Cioè, alla ripartenza in serie D, appunto, dopo retrocessione e fallimento, il Parma ha affidato la presidenza a Scala, che si è affidato agli ex dioscuri della difesa vincitrice dei primi 4 trofei, con lui in panchina, Apolloni e Minotti, vicecampioni del mondo a Usa ’94: Gigi fu titolare, per l’infortunio a Baresi, mentre Mino non venne mai utilizzato, da Sacchi, al pari di Bucci. Minotti ha portato Galassi e poi insomma lo scacchiere si è composto con l’intero staff.

Nuovo Inizio, allora, serve un altro capitolo e i 7 soci lo disegnano, accanto a Ppc, Parma partecipazioni, ovvero l’azionariato popolare in possesso del 30%. Sabato l’1-4 con il Padova, c’era tutto il tempo di coinvolgere anche i tifosi, evidentemente i 7 azionisti forti hanno fatto da soli. Sono Barilla, appunto, l’ingegner Giampaolo Dallara, 80 anni festeggiati la scorsa settimana, il re dell’edilizia Paolo Pizzarotti, impossibile anche solo da avvicinare, Mauro Del Rio (buongiorno.it, comunicazione), Angelo Gandolfi (Errea, abbigliamento sportivo), l’avvocato Giacomo Malmesi e lo stesso Ferrari

Ecco, questo gruppo insegue il Venezia, primo nel girone B di Lega Pro, con 29 punti, la Reggiana, la Sambenedettese e il Pordenone, seconde con 27, e Bassano a 26. La serie B è lì, a 4 punti. «Il Venezia ha un budget di 6 milioni e mezzo - ci confessava a TvParma il ds Giorgio Perinetti -, poi se sforerò il budget il presidente Joe Tacopina non me ne vorrà». A Reggio il presidente Mike Piazza sta sistemando le strutture e la squadra con Colucci è all’altezza, ma di fatto sono in 8 squadre per un solo posto. La seconda promozione arriverà tramite playoff, ma una sola per i tre gironi, con spareggi infiniti.

Ecco, il Parma di Apolloni aveva poche chances di vincere il girone. «Eventualmente resteremo un altro anno in Lega Pro», sussura il vicepresidente Ferrari, che rifiuta di declinare il budget.

Adesso, semplicemente, ci vorrebbero due figure di impatto. Tecnico, non solo mediatico: Francesco Guidolin e il ds Fabrizio Larini, parmigiano, primattore nel Parma di Tanzi, ma in basso profilo. Soprattutto, Guidolin. «Guido, Guido, Guido-lin», lo cantano ancora i tifosi dell’Udinese, memori delle due qualificazioni alla Champions league, come solo una volta con Spalletti. Guido aveva portato il Parma dagli ultimi posti della serie A al settimo in A, resistendo sino a Natale fra le prime 3 posizioni. Ha il volto pulito esattamente di Scala e Apolloni, di Minotti e Galassi. Il suo calcio è sempre stato biologico, per davvero. Parliamo di un primattore del calcio europeo, che dall’88 a oggi mai ha sbagliato, raccogliendo il massimo o quasi ovunque, anche quando è stato esonerato, perché il licenziamento dallo Swansea è assurdo.

Nuovo Inizio dovrebbe dare le chiavi della squadra a Francesco Guidolin, offrirgli la responsabilità di manager all’inglese («Un ruolo che mi piacerebbe», diceva anni fa il tecnico, parlando in generale, e fargli un triennale. Appunto anche in prospettiva salvezza in A. Con possibilità di uscita da parte dell’allenatore in qualsiasi momento in caso di chiamata all’estero o da grande club italiano. Non come l’ex ad Leonardi che a Ghirardi disse: «O io o lui. E lui porta giocatori vecchi, senza mercato, io faccio le plusvalenze». Le ha fatte con centinaia di giocatori, sino all’implosione.

Ecco, Parma insegue quei miraggi, si sente ancora la piccola Parigi, sempre, ovunque, per le strade. Qualunquemente, direbbe il comico Antonio Albanese. Parma vuole sognare. E allora perchè non l’ex Zeman, che qui a metà anni ’80 battè il Real Madrid in amichevole estiva. O altrimenti si andrà su Delio Rossi, in ribasso a Bologna, alla Sampdoria e a Firenze, dopo 20 anni da primattore. 

Parma vuole restare la prima, culla di civiltà, con il suo premio sport, di cultura e anche politica, con il sindaco Pizzarotti escluso dai grillini. «Tutt’al più tornerò a lavorare in banca, come project manager al Credito Emiliano». La banca di Reggio. Un parmigiano che lavorava a Reggio.

Ecco, a queste latitudini c’è tanto, anche troppo: due squadre di Lega Pro a Piacenza, la Reggiana dei fuoricampo di Piazza, ex baseball, il Sassuolo e il Bologna di Saputo, la Spal di Semplici da serie A, il Carpi coriaceo di Castori, almeno da playoff. Non il Modena, con Caliendo destinato alla serie D, dopo 2 anni in A grazie a De Biasi, ct albanese.

Parma continua a sentirsi europea, per la lirica e la gastronomia, per tanto, nel Ducato vinsero scudetti e coppe nel baseball e nel basket femminile, nel volley, adesso è rimasto poco, in bacheca, giusto le medaglie paralimpiche di Giulia Ghiretti. L’assessore allo sport Marani declina tutte le eccellenze, parmigiano è l’ingegnere Aldo Costa, progettista della Mercedes mondiale di formula 1. Mancano giusto crociati da serie A, da Europa. Manca giusto la ripartenza entusiasmante di Guidolin: «Perché il possesso palla non è importante. Basta ripartire bene». Già, non è indispensabile dare spettacolo come Donadoni o come Pasquale Marino, al Frosinone capolista. Leonardi sa di calcio, ma Guidolin molto di più. Ah, li nominiamo apposta, perchè i tifosi del Parma lo vorrebbero in galera, al pari di Ghirardi. «Ma abbiamo dato troppo - ci confessano in coro -, più di così non potevamo».

Già, sono stati male, per il Parma, è la piazza che è presuntuosa, sono gli imprenditori che non investono abbastanza. Perchè i miracoli del vicino Di Francesco, a Sassuolo, nel calcio sono rarissimi. Talent and passion. Prego, Barilla e Pizzarotti, copiate da Giorgio Squinzi e da Eusebio. Sono lì, a Bilbao, anzi no. Lì, a Reggio Emilia, a 40 chilometri da Collecchio, a 60 da Sassuolo. Qui è sempre spettacolo, siamo nel distretto ricco di sport e storie e umanità. Ah, come ds, basta chiamare Ariedo Braida, ecco. E’ consulente per l’estero per il Barcellona, a 70 anni saprebbe riportare in B la squadra di cui era centravanti. Ci pensino, i 7 del Nuovo Inizio. Soprattutto, dite a Guidolin: “Mister, tutto quel che vuole lei. Oggi, in B e in A. Noi siamo al suo servizio”. Non come facevano Leonardi e Ghirardi. 

 
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