L'epilogo del film è la finale della Coppa del Mondo 1958 vinta dal Brasile, una partita che rappresenta anche il riscatto di un popolo che Pelé ricorda così: «Senza dubbio è la partita più importante per me se ci riferiamo all'inizio della carriera .Tenendo conto di tutto la gara simbolo della mia vita è stata invece la finale del1970 in Messico perchè allora ero un giocatore d'esperienza, cosciente di quanto stava accadendo». E quando si parla del Brasile di oggi il pensiero va alla disfatta dell'ultimo Mondiale: «E' stato un disastro. Nessuno ci avrebbe scommesso su qualcosa di così folle contro la Germania, mentre l'altra partita persa con la Colombia non ha fatto così clamore. Impossibile spiegare, avevo 9 anni quando ho visto mio padre piangere per la prima volta, era dopo il Maracanazo. Due anni fa quando siamo stati umiliati dalla Germania per 7-1 ero con mio figlio a Rio a vedere la partita e lui mi ha visto quasi piangere. Le due Coppe del Mondo che abbiamo giocato in Brasile le abbiamo perse e non c'è spiegazione per una cosa del genere».
E tra quasi 1300 gol il più bello? «Quello col Santos nello stadio del Clube Atletico Juventus, mentre il più importante il millesimo nel 1969. Il gol numero mille era un rigore ma in quell'occasione ho davvero tremato al Maracanà». Infine il messaggio del film che porta il suo nome: «quello di dire ai ragazzi più in difficoltà che possono riuscire nella vita, insomma che ce la possono fare malgrado tutto».
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