Pelé si racconta: «Dopo il 7-1 dalla Germania mio figlio mi ha visto piangere»

Pelè
di Emilio Buttaro
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Giovedì 26 Maggio 2016, 10:14
La storia di un ragazzo che non aveva niente ma che è riuscito a cambiare tutto. La nascita di uno dei più grandi campioni di tutti i tempi. Arriva sul grande schermo il mito di Pelè in un film biografico che ripercorre i primi anni di vita di "O Rei". La povertà del suo Brasile, il rapporto con il padre, i primi successi fino alla clamorosa vittoria della Coppa del Mondo con la sua nazionale a soli 17 anni. «Devo ringraziare chi è stato con me in questa esperienza - ha detto Pelé pochi minuti fa in un'affollatissima conferenza stampa - quando ho cominciato a leggere la sceneggiatura mi sono reso conto dove stava la differenza». Nel film una parte importante la "recita" la Ginga, intesa come il trionfo del talento contro la tecnica. Ma oggi quanta Ginga è rimasta nel calcio moderno? «Difficile dirlo abbiamo tanti bravi calciatori anche se per il tipo di gioco che c'è adesso non è facile tirar fuori le migliori capacità individuali. E' una cosa molto personale, è spettacolo, come pagare allo stadio per vedere non solo la partita». E nell'individuare un giocatore di oggi che ha dentro questa Ginga, l'asso brasiliano ha spiegato: «Mi piace molto Messi, il suo stile lo rende differente rispetto a Cristiano Ronaldo per fare un esempio. Molto bravo anche Neymar e lo stesso Cristiano Ronaldo».

L'epilogo del film è la finale della Coppa del Mondo 1958 vinta dal Brasile, una partita che rappresenta anche il riscatto di un popolo che Pelé ricorda così: «Senza dubbio è la partita più importante per me se ci riferiamo all'inizio della carriera .Tenendo conto di tutto la gara simbolo della mia vita è stata invece la finale del1970 in Messico perchè allora ero un giocatore d'esperienza, cosciente di quanto stava accadendo». E quando si parla del Brasile di oggi il pensiero va alla disfatta dell'ultimo Mondiale: «E' stato un disastro. Nessuno ci avrebbe scommesso su qualcosa di così folle contro la Germania, mentre l'altra partita persa con la Colombia non ha fatto così clamore. Impossibile spiegare, avevo 9 anni quando ho visto mio padre piangere per la prima volta, era dopo il Maracanazo. Due anni fa quando siamo stati umiliati dalla Germania per 7-1 ero con mio figlio a Rio a vedere la partita e lui mi ha visto quasi piangere. Le due Coppe del Mondo che abbiamo giocato in Brasile le abbiamo perse e non c'è spiegazione per una cosa del genere». 

E tra quasi 1300 gol il più bello? «Quello col Santos nello stadio del Clube Atletico Juventus, mentre il più importante il millesimo nel 1969. Il gol numero mille era un rigore ma in quell'occasione ho davvero tremato al Maracanà». Infine il messaggio del film che porta il suo nome: «quello di dire ai ragazzi più in difficoltà che possono riuscire nella vita, insomma che ce la possono fare malgrado tutto».
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