Quei numeri bianconeri che non vanno più al Max

Allegri
di Gianfranco Teotino
3 Minuti di Lettura
Lunedì 20 Novembre 2017, 10:34 - Ultimo aggiornamento: 13:58

Basta riattaccare la spina, dicono in sostanza Allegri e Chiellini, e torneremo a essere la vera Juve. Sembrano troppo ottimisti. Sì, d’accordo, il 3-0 al 90’ poteva sembrare incredibile a chi avesse visto il primo tempo di Marassi e poi cambiato canale. 


Capitano a tutti giornate un po’ così. Ma dopo un terzo di campionato, di un campionato in cui le squadre in lotta per lo scudetto di punti contro le altre ne perdono meno del solito, qualche conto è giusto cominciare a farlo. Quello dei gol subiti, innanzitutto: 14 in 13 partite, cioè più di uno a partita, e abbastanza bene distribuiti, uno preso anche dal Benevento e in trasferta una sola volta la porta è rimasta inviolata, a San Siro, con il Milan, povero diavolo. Poi i conti con il proprio sistema nervoso: strano ma vero, la Juventus 2017-18 tende a perdere la testa di fronte alle difficoltà, soprattutto se impreviste.

EX INVINCIBILE
Forse tutto ciò ancora non basta a dire che non è più la squadra, in Italia imbattibile, dei sei scudetti consecutivi. In fondo due sconfitte nelle prime 13 giornate le aveva subite pure l’anno scorso, ma le altre le aveva vinte tutte e in classifica era prima con 7 punti di vantaggio su Roma e Milan. Quello che stupisce è l’erosione della tradizionale “graniticità” bianconera. La Juventus attuale è meno compatta di quella che siamo abituati a conoscere. La difesa fa acqua non soltanto perché non c’è più Bonucci e i suoi vecchi compagni hanno un anno di più, ma anche perché sembra isolata dal resto della squadra. Forse le rotazioni studiate dall’allenatore cominciano a essere troppe: alla lunga i punti di riferimento, nelle varie zone del campo, vengono a mancare. Entrare e uscire in continuazione non serve a nessuno. Dybala, se sta bene, deve giocare, senza se e senza ma, i grandi giocano sempre. Nessun nuovo acquisto è stato ancora inserito stabilmente, ogni tanto ne vediamo in campo uno e magari (Bernardeschi) in un ruolo sempre diverso. Altro esempio: non che Szczesny abbia avuto ieri troppe responsabilità, ma persino un portiere ha bisogno di giocare con continuità per mantenere forma e colpo d’occhio, gli allenamenti non bastano. Svaniscono le certezze del recente passato: l’aggressività dell’era Conte e la progressiva trasformazione in squadra tecnica e offensiva voluta da Allegri. Insomma, è una Juventus ancora senza identità. Esperimenti estemporanei, come Mandzukic ala, anche se inizialmente funzionano, alla lunga mostrano i loro limiti. Il centrocampo a due, senza la fisicità di un Pogba, è difficilmente sostenibile. Intanto la Roma cresce in modo persino inaspettato e il Napoli va. Con il passo di chi sa di poter andare lontano.

In questo periodo non sembra neppure brillante fisicamente, eppure vince faticando meno che in passato. Tutto il contrario della Juventus.

© RIPRODUZIONE RISERVATA