Miami, Riccardo Silva leader diritti tv parla di Totti, Nesta e «anche in America promozioni e retrocessioni»

kakà Riccardo Silva e Alessandro Nesta
di Davide Desario
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Lunedì 28 Agosto 2017, 08:44 - Ultimo aggiornamento: 31 Agosto, 13:38

L’America è a un bivio. Adattare i suoi campionati di calcio alle regole del resto del mondo o uscire dalla Fifa. Il merito, o la colpa a seconda dei punti di vista, non poteva che essere di un italiano. Il suo nome è Riccardo Silva, uno dei più grandi imprenditori dei diritti televisivi del pallone: 47 anni, laureato alla Bocconi, ha il calcio nel Dna. Non il calcio giocato ma quello guardato. E’ stato lui a “lanciare" Milan Channel, la prima televisione dedicata a una squadra di calcio ai tempi del Milan di Maldini e Shevchenko. Poi con la sua società, la Mp&Silva, è diventato il leader mondiale per i diritti sportivi: il calcio in testa, ma anche i maggiori tornei di tennis e il Gran Premio di Formula1. Proprio per i diritti dei campionati italiani di calcio la Procura di Milano lo ha messo sotto inchiesta. Ma questa è un’altra storia (caso Infront) dalla quale recentemente ne è uscito alla grande con i giudici chenegli ultimi atti hanno addirittura tessuto le sue lodi di imprenditore.
 

 


Adesso Silva vive tra Londra e Miami. In Florida abita in uno degli attici più costosi del mondo ( si favoleggia un costo di 25milioni di dollari) e ha deciso, lui, di portare in tribunale addirittura la Federazione di calcio americana. Lo ha fatto come presidente del Miami Football Club. Già, Riccardo Silva nel 2015 ha fondato la prima società di calcio professionistico di Miami. Lo ha fatto insieme al campione del Milan e della Nazionale Paolo Maldini. E come allenatore ha chiamato un altro big del calcio italiano, quell’Alessandro Nesta che ha fatto impazzire laziali e rossoneri. Il Miami di Riccardo Silva milita nella serie B americana, gioca in uno stadio che porta il suo nome e quest’anno ha vinto la Spring season. Ma c’è un ma: negli Stati Uniti, a differenza del resto del mondo e in barba alle regole Fifa, chi vince la serie B non viene promosso in serie A. E chi arriva negli ultimi posti del campionato non retrocede nella serie inferiore. Insomma ai campionati ci si iscrive pagando e basta. I più ricchi in serie A, gli altri nelle serie minori. Ma adesso Silva si è rivolto al Tas, il tribunale di arbitrato sportivo.

Perché ha deciso di presentare questo appello?
“Perché credo che il merito sportivo sia l’essenza del calcio. Credo che la struttura piramidale delle tante piccole società che aspirano a crescere e a salire di livello sia una spinta fondamentale. Altrimenti senza obiettivi è un passatempo”

Il calcio a stelle e strisce è senza obiettivi ma anche senza poesia: qui non potrebbero mai esserci le favole come quella del Leicester?
“Sì, proprio così. Io ho iniziato a tifare Milan quando ero piccolo e la squadra era finita in serie B. Ricordo la gioia infinita della promozione, il poter tornare a giocare contro Juventus, Roma, Inter. E poi quella crescita continua che ha portato il Milan in pochi anni anni ad essere la più forte squadra del mondo tra campionati, coppe dei Campioni e palloni d’oro. Questo è il calcio. E così dovrebbe essere anche in America”.

Quindi cosa ha fatto?
“Non posso entrare nei dettagli. Ma ho solo chiesto al Tas di far rispettare anche negli States le regole Fifa che valgono nel resto del Mondo. D’altronde appare assurdo che proprio l’America, il Paese delle grandi opportunità, della crescita, non voglia la vera competizione nel calcio. Non punti sulla spinta dal basso, sul desiderio legittimo di migliorarsi. Tutti i sondaggi dicono che i tifosi vorrebbero il cambiamento verso promozioni e retrocessioni”

Ma allora perché ha deciso di fondare una squadra proprio in America?
“Perché credo che qui il calcio abbia grandissime potenzialità. E’ solo questione di tempo. Ma penso che basti una generazione, circa 20 anni, e l’America può diventare una delle prime sette nazioni leader del calcio"

Perché non lo ha fatto in Italia?
“La mia vita e il mio lavoro da anni sono tra Miami e Londra. In Italia non torno quasi mai"

A proposito di Italia. Francesco Totti ha lasciato il calcio e per mesi si sono rincorse le voci che venisse a giocare a Miami..
“Ho letto anche io molte notizie a riguardo. Non so su quali informazioni si fondassero. Posso dire che non ci sono mai stati contatti tra il Miami Fc e Totti o i suoi rappresentanti”.

Le piacerebbe l’idea?
“Totti è uno dei più grandi campioni di calcio di tutti i tempi. Una leggenda. Ma la politica del Miami oggi prevede di puntare sui giovani piuttosto che su campioni a fine carriera. E poi non potremmo permetterci un ingaggio adeguato”

Allora tre giovani italiani che vorrebbe nel suo Miami?
“Non lo so. Noi ora siamo contenti così. Abbiamo vinto la spring season e siamo primi con 12 punti di vantaggio nel campionato. Va bene così… come si dice? Squadra che vince non si cambia”

Qual è manager del calcio italiano che apprezza?
“Marotta. Credo che sia il migliore in Europa. Questa lunga striscia di successi della Juventus sono per larga parte merito suo”

Che effetto le fa vedere il “suo" Milan con gli occhi a mandorla?
“E’ il segno dei tempi. credo che se dieci anni fa ci avessero detto che Milan e Inter sarebbero passati dalle mani di Berlusconi e Moratti ai cinesi nessuno ci avrebbe creduto. E invece eccoci qui. Ma anche io ho venduto la maggioranza della mia MP&Silva ai cinesi. Oggi sono solo un socio che ha il 15%. Così va il mondo ora”

Perché i diritti del campionato italiano rendono meno della Premier e della Liga?
“Prima di tutto è una questione di lingua. l’inglese e lo spagnolo sono molto più diffuse. E poi i diritti italiani non vanno male, le società incassano poco dalla vendita dei biglietti e dagli sponsor”

Già, perché gli sponsor non credono più nelle squadre italiane?
“Gli sponsor vanno dove ci sono campioni. E ora Messi, Cristiano Ronaldo, Neymar, Ibraimovich non giocano in Italia. Quando i Palloni d’oro giocavano in Italia da Maradona a Platini, da Van Basten a Gullit gli sponsor pagavano bene”

Crede davvero che riuscirà a rivoluzionare il calcio americano? Cosa si aspetta dal Tas?
“Credo che Infantino e Boban non si lasceranno sfuggire questa occasione per uniformare l’America al resto del mondo. Ci saranno promozioni e retrocessioni anche qui e da quel momento il calcio esploderà. Se così non dovesse essere sarebbe un pericoloso precedente ufficiale che potrebbe spianare la strada a tante altre leghe private anche in Europa. E sarebbe la fine del calcio. Non credo che la Fifa voglia questo”.
 

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