Il crollo della Roma, La furia dei tifosi contro Garcia & C.

Il crollo della Roma, La furia dei tifosi contro Garcia & C.
di Piero Mei
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Lunedì 30 Novembre 2015, 00:14 - Ultimo aggiornamento: 12:56

La Roma va a rotoli: la pallanuoto di Bologna e la valanga blaugrana del Camp Nou avevano qualche piccola scusa, ma ora c’era questa Atalanta che il Barcellona non è e difatti ha segnato solo due volte; la Roma è “non pervenuta”, come le temperature d’una volta al bollettino metereologico via radio. La temperatura almeno c’era: questa Roma non c’è. Può darsi che non ci sia stata per questi otto giorni di fine novembre, e che invece a dicembre chissà...
Ma di buone intenzioni, le intenzioni della predica del «non ci resta che lavorare», stucchevole e di maniera, è pavimentata la via dell’inferno, che sarebbe uscire da ogni Champions, quella d’oggi e quella di domani, con un pauroso contraccolpo finanziario che la crisi greca sembrerebbe il giardino di Bengodi.
E quei pochi (ahinoi) tifosi da stadio pensano invece che «non ci resta che piangere». Lasciano le gradinate con buon anticipo, e quelli che restano fischiano come se fossero i tanti d’una volta, almeno a giudicare dai decibel.
Un po’ s’arrabbiano, molto si vergognano, giacché la parola più ricorrente nel parlare di questa Roma, nel giudicarla pure, è «vergogna». E si preparano all’ennesimo assalto di sfottò via web o anche di persona, pure se in città sarebbe bene che ognuno pensasse ai propri panni sporchi, se Sparta piange Atene non ride.
Cosa è successo, allora? La risposta è complicata e c’è un pezzetto di responsabilità da ogni parte delle tre che solitamente compongono una società e una squadra di calcio: la società stessa, l’allenatore e il suo staff, i giocatori.
Alla prima si rimprovera, in generale, un mercato che l’ha vista spendere ma non sempre mirando la spesa, anzi quasi mai, perché vedere Dzeko costretto sulle fasce laterali è uno spettacolo inatteso: se volevano uno così, serviva Dzeko, che sembra rassegnato? Qualche difensore non sarebbe stato più opportuno? Ai numeri puoi far dire quel che vuoi: la Roma segna, ma ieri non è successo neanche questo, ma soprattutto fa segnare.
Garcia, che aveva riportato la chiesa al centro del villaggio, e che nell’anno senza coppe aveva conquistato il campo, adesso sembra non riuscire più a dare un gioco alla squadra, un gioco che non sia «palla a Salah o Gervinho, ci pensino loro»; perché, se poi mancano, chi ci pensa?
Un forte movimento d’opinione calcistica chiede l’esonero: forse anche tra i giocatori c’è chi se lo augura. Il problema è il contratto da onorare almeno fino al 2018 e il nome da proporre in panchina: la Roma del brand internazionale non può permettersi una scelta minore. Perciò si cerca di manifestare fiducia, una specie di «Garcia, stai sereno».
Ma Totti? Dov’è Totti? Sembra sparito come la Roma: sarà un caso? Ma non era lui, sempre e per tanti, la colpa di tutto?