Roma, De Rossi: «Le cessioni sono fisiologiche, sono nel destino di questo club»

Roma, De Rossi: «Le cessioni sono fisiologiche, sono nel destino di questo club»
di Gianluca Lengua
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Martedì 18 Settembre 2018, 19:43 - Ultimo aggiornamento: 21:05

Daniele De Rossi torna sul mercato e prova a gettare acqua sul fuoco dopo le cessioni estive che hanno scatenato le polemiche dei tifosi: «Si sono sempre venduti i migliori per poi comprare altri giocatori che dopo qualche anno sarebbero diventati forti come quelli che c’erano prima. La Roma si è sempre rigenerata nonostante le cessioni fisiologiche, sono nel destino di questa società». Poi la presa il chiarimento sulla fascia da capitano: «Metterò dalla prossima partita la fascia della Lega, spero che cambierà la regola, ma lo farà solo per rispetto alla Fiorentina. Non mi sembra giusto mettermi allo stesso livello». 

Il trend della Roma. «Siamo i primi a chiederci di più. Non è facilissimo paragonare la Roma contro il Barcellona arrivata dopo un percorso di conoscenza di 9 mesi e questa Roma che è all’inizio di una nuova stagione. Dobbiamo voler fare di più, ma la Roma contro il Barcellona era la stessa che prima era stata criticata pochi mesi prima per partite analoghe, non uguali a quella di domenica ma c’erano state delle critiche. Se poi la stagione è finita in maniera soddisfacente, anche se senza titoli, posso essere solo fiducioso».

Le cessioni. «Le stagioni da sempre e per sempre saranno figlie del mercato che si fa pochi mesi prima. Il calcio funziona così. Da quando sono qui alla Roma è sempre stato così, non solo con questa proprietà. Si sono sempre venduti i migliori per poi comprare altri giocatori che dopo qualche anno sarebbero diventati forti come quelli che c’erano prima. La Roma si è sempre rigenerata nonostante le cessioni fisiologiche, sono nel destino di questa società. Anche l’anno scorso c’erano state delle cessioni importanti e poi invece abbiamo raggiunto obiettivi che mai erano stati raggiunti».

L’assenza di Ronaldo. «Tutti quanti comprano e cedono, non so cosa di può provare a vendere un giocatore come lui. Forse serviva uno scossone al Real, ma non mi riguarda e mi interessa il giusto, da spettatore. Da capitano bisogna guardare la lista dei giocatori della propria squadra e sostenerli fino alla fine e lavorare come abbiamo sempre fatto, soprattutto negli anni in cui siamo andati bene».

La fascia da capitano personalizzata. «Io avevo già parlato col mister e con Florenzi, che non sapeva come comportarsi. La cosa che mi dà fastidio personalmente è che sono rimasto solo io insieme a quelli della Fiorentina e io devo rispettare delle motivazioni diverse e più importanti, per tenere il punto su una questione che non è importante. Si è perso tanto tempo a parlarne, non c’era bisogno di uniformare tutti a questa fascia, ci sono problemi più importanti. Ho sentito dire da gente che stimo come Costacurta e Tommasi che cercheranno di togliere questa regola. Non mi toglie il sonno mettere la fascia della Lega, ma devo rispettare i giocatori della Fiorentina che hanno motivazioni diverse. Metterò dalla prossima partita la fascia della Lega, spero che cambierà la regola, ma lo farà solo per rispetto alla Fiorentina. Non mi sembra giusto mettermi allo stesso livello».

La partita con il Real. «Non è la miglior partita, se avessi potuto scegliere. Ma le tre partite che sembravano più semplici  ci hanno dato delusioni, magari portare via punti da qui potrebbe darci questo slancio, farci trovare fiducia e farci dire ‘ricordatevi di quanto siamo stati forti pochi mesi fa e possiamo tornare ad esserlo».

A Roma di passaggio. «Lo chiedi alla persona sbagliata. Io a Roma ho messo le radici, i calciatori sono lavoratori di passaggio dappertutto. Sono pochi quelli che restano tantissimo in una squadra, la Roma è una delle poche che può vantare questi giocatori. Sono nati e cresciuti qui e c’è anche qualcosa di più che li spinge a restare. Si può fare anche al Real come Ramos, o invece si può andare via dopo qualche anno come Ronaldo. Il mercato è aperto due volte all’anno e offre sempre soluzioni. Il dispiacere per non vedere più alcuni compagni di squadra, anche molto forti, deve durare 2-3 giorni. Poi dobbiamo lavorare e portare a casa i risultati, poi c’è tempo per sentirci. Ho salutato tanti compagni che non avrei voluto salutare, ma questo è il calcio».

DI Francesco. «Non cambio la mia opinione. Non è il primo allenatore criticato, da una parte è anche normale quando non si vince. Siamo criticati anche noi e la società. A Roma è normale, vogliamo tutto subito ma anche qui a Madrid. Al primo anno di calcio importante ha portato la Roma dove non era mai stata, ha una filosofia di gioco precisa che ci ha portato a questi risultati. Ora non è felice dei risultati come non lo siamo noi. Mettere in discussione è a prescindere dalle sue qualità. Ma accade dappertutto, anche Spalletti ora all’Inter. È stato messo in dubbio anche lo scorso anno ma siamo andati in semifinale di Champions e siamo arrivati terzi».

Il Bernabeu. «È diverso giocare qui. Sono pochi gli stadi che mi hanno le emozioni che ho avuto qui. Potrebbe essere l’ultima Champions, l’ultima volta che ci gioco. Un po’ di emozione c’è ma c’è da giocare una partita importante e farla in questo tempio in maniera positiva sarebbe veramente importante. E anche emozionante, per noi giocatori deve essere anche un onore».

L’estromissione dal Mondiale. «Sono andato in bagno e ho subito preso una ventata di negatività che voglio cancellare. Un pizzico della nostra eliminazione credo sia nata quella sera e ha rovinato una Nazionale che aveva fatto bene. Non me la porto in campo proprio perché è stato negativo. Penso a quando siamo passati in Champions qui e quando l’ho vissuta da tifoso».

Roma più forte dello scorso anno. «L’anno scorso c’era ancora meno fiducia nel passaggio del turno, quest’anno è diverso.

Ripetere una semifinale di Champions richiederà impegno, qualità e costanza oltre a grande entusiasmo. Quello magari viene con le vittorie e con i risultati positivi».

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