Roma, De Sanctis dall'Austria
«Scudetto? Ora o mai più»

Roma, De Sanctis dall'Austria «Scudetto? Ora o mai più»
di Alessandro Angeloni
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Martedì 12 Agosto 2014, 13:16 - Ultimo aggiornamento: 18:23
Ecco Morgan De Sanctis, dai sogni scudetto al suo futuro, passando per l'elezione del nuovo presidente della Federcalcio e il caso Benatia.



PROSPETTIVE SCUDETTO, ORA O MAI PIU': «E' un piacere prendersi questa responsabilità, tutto passa attraverso il campo, il lavoro. Ci vuole uno sforzo collettivo, condito da tantissima umiltà.



La società sta facendo un ottimo lavoro, è verosimile che da qui al 2 settembre possono cambiare alcune cose. Ma noi vogliamo ben figurare in tutte le competizioni. Scudetto ora o mai più? E' un discorso che faccio mio, ma per una questione di età. E vale anche per altri, tipo Totti. Per la Roma in genere, per come i dirigenti stanno impostando il lavoro, credo che il futuro sarà importante e possibilità di vincere ci saranno, sempre sperando che non ci siano squadre che faranno cento punti. Pallotta unico proprietario? E' molto positivo. La Roma sta portando avanti un lavoro proiettato all'innovazione, spero che tutto il sistema calcio si renda conto che siamo un esempio e che tutto il movimento possa migliorare grazie anche a noi».



IL RIENTRO E FUTURO: «Le mie condizioni sono buone, torno a stare con la squadra. Il mio messaggio dell'anno scorso? E' venuto dal cuore e non era preparato, è stato preso come una colonna sonora dell'annata. Quest'anno non servono discorsi, l'anno passato sì. Ora mi limito a parlare di umiltà, una parola che sottintende tante cose. Il mio futuro? Vivo alla giornata. Non ho l'ambizione di giocare fino a cinquanta anni, non escludo di chiudere a fine anno, vedremo, ne riparleremo. Le mie energie, nonostante l'impegno come consigliere federale, sono concentrate sulla Roma. Ci sono tanti impegni e serve tanta forza. Non ho vinto tantissimo, non ho mai giocato con squadre costruite per vincere. La Roma lo è e spero di riuscire a farlo qui».



LA DIFESA, BENATIA «Preoccupato? Penso non ci siano più incedibili, anche in relazione alla situazione del calcio italiano, che vive di esportazioni. Per quello che mi riguarda, a Mehdi riconosco che sta facendo tutto con impegno e disponibilità. Si comporta da professionista esemplare. E' come l'anno scorso. E' vero che perderlo sarebbe negativo, ma ci sono delle situazioni che prevedono dei sacrifici, che non sempre sono a perdere ma anche a guadagnare. Esempio: in questa piazza si piangeva la partenza di Lamela, Marquinhos e Osvaldo, poi sono arrivati giocatori che hanno dimostrato di essere funzionali e hanno permesso a tutti di fare una grande stagione».



COME E' MIGLIORABILE LA ROMA: «La dirigenza ha lavorato sull'allargamento della rosa. La mentalità si costruisce giorno dopo giorno, stando insieme nei ritiri. Stiamo lavorando sulla voglia di sacrificio e sull'umiltà, questi sono i segreti del successo. Sono ottimista e ambizioso. La Juve? Resta la squadra più forte, non ha cambiato tantissimo. Io non credo che il cambio di allenatore abbassi il livello della squadra, dipenderà molto dai giocatori. Magari non faranno cento punti. Ho entusiasmo e voglia di ricominciare per vedere ciò che succede».



PATTO TRA SENATORI: «Tutti ci rendiamo conto di poter vincere, tra di noi ce lo diciamo. Poi chi decide di prendere altre strade non è meno professionista di altri. Nessuno potrà sentirsi condizionato e condizionare la stagione della Roma. Mi sento di tranquillizzare i tifosi in questo senso».



FIGC, TAVECCHIO «Pensavo che Albertini potesse essere l'occasione per rinnovare, ma la sua candidatura non ha raccolto i consensi sufficienti. Ha vinto Tavecchio, l'auspicio è che possa comunque aiutare il calcio, con un sussulto di orgoglio e competitività. Noi siamo all'opposizioni, ma liberi di giudicare positivamente o negativamente tutto ciò che vorrà fare. E' stata un'elezione politica al cento per cento. Ho smesso di idealizzare lo sport appena cominciata la mia attività sindacale: ci sono interessi troppo grandi. Speravo si lasciassero da parte le questioni personali per quelli collettivi, ma non è ancora il momento per arrivare a questa maturità».



QUESTIONI ARBITRALI: «Ribadisco il concetto: il sistema calcio non si discosta dal sistema Paese. L'ambizione, l'entusiasmo, l'idea di cambiare tutto c'è sempre. Si verificheranno certe situazioni, che dovranno essere gestite al meglio. E come succede sempre, vincerà il migliore»
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