Roma, il fattore C l'uomo in più della squadra di Spalletti

Roma, il fattore C l'uomo in più della squadra di Spalletti
di Alessandro Angeloni
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Domenica 7 Febbraio 2016, 23:15
C'era un volta "El cul de sac", cioè quella dose di fortuna con la C maiuscola che ha consentito all'Arrigo Sacchi da Fusignano di arrivare in finale della coppa del mondo del '94 negli States. Una finale persa poi solo ai rigori è contro il Brasile. Un "cul" che, gira che ti rigira, c'è l'hanno solo i bravi, quelli che fanno la differenza, con le idee, col talento e sì, anche, è appunto, con la fortuna. Del resto, la fortuna bacia gli audaci. Diciamo che audace lo è pure Luciano Spalletti, che rischia di pareggiare una partita vinta è chiusa tra il primo tempo e l'inizio del secondo: uno due alla Samp e tutti a casa? Macché. La sua audacia lo porta a schierare un undici terribilmente offensivo (la Roma chiude con in attacco Salah, Perotti, El Shaarawy - solo nel finale Iago Falque - e Dzeko), e la squadra va inevitabilmente in sofferenza. E già in sofferenza ci va di suo - sempre - nella ripresa, visto che le batteria erano scariche prima e si stanno pian piano caricando solo adesso. Montella ci crede, segna, pure lui col cul di cui sopra, la rete che riapre il match (autogol di Pjanic) e comincia a tambureggiare l'area della Roma. Parata clamorosa di Szczesny su Cassano, traversa di Cassani, mille mischie in area giallorossa. Fischio di Celi, Roma ha vinto. Se quel "cul" a sac(chi) è servito per arrivare in finale a USA '94, questo servirà per arrivare al terzo posto. Va bene lo stesso, negli almanacchi la componente fortuna non comprare. Si leggerà: Roma-Samp 2-1. Bravo Spalletti, brava la Roma. E oggi possiamo dire che Garcia non era proprio fortunatissimo. 
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