LA FIDUCIA
Si fa presto, oggi, a dire: la Roma non gioca come il Napoli. Aspettarsi il contrario sarebbe stato da presuntosi, oppure da opinionisti a tassametro: Maurizio Sarri è al comando della squadra partenopea da tre stagioni, e i risultati si vedono; Di Francesco è sulla panchina della Roma da 100 giorni, e si vede pure quello. Qui si sta parlando di gioco, che porta punti, autostima e mentalità. La Roma, sotto questo aspetto, è molto distante dalla capolista, ma non è l'unica. Tutto ciò, però, non deve indurre nella tentazione di concedersi alla magra consolazione della pluralità, ma deve invece aiutare a valutare, a capire cos'è oggi la Roma. Che, per dirne una, deve ancora mettere in campo due suoi titolari (Schick e Karsdorp) e che, per mille motivi, non ha avuto la possibilità di lavorare come, quanto e con chi avrebbe voluto il suo allenatore.
S'era detto, mesi fa, che per la buona riuscita del Progetto DiFra sarebbe stata indispensabile la costante, incrollabile protezione della società nei confronti del tecnico arrivato da Sassuolo: non può essere (e, in realtà, non lo è) una sconfitta con il minimo scarto contro il Napoli delle Meraviglie ad alleggerire in tempi più o meno rapidi la fiducia verso Di Francesco. Se accadesse il contrario, più di qualcuno - non solo a Trigoria - dovrebbe guardarsi allo specchio, per scoprire il suo vero volto.
Mimmo Ferretti
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