Roma, la grandezza di Dzeko a digiuno da un mese

Foto Roberto Tedeschi
di Mimmo Ferretti
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Lunedì 20 Novembre 2017, 10:30 - Ultimo aggiornamento: 17:30
C’è un dato che aiuta a capire un sacco di cose. A patto di aver voglia di capirle, ovviamente. Edin Dzeko non va in gol dalla partita di Champions in casa del Chelsea, 18 ottobre. In campionato, il bosniaco deve fare addirittura un passo indietro e tornare alla gara in casa del Milan, 1 ottobre. Nonostante il digiuno di gol del suo miglior attaccante, la Roma nelle partite disputate dopo la trasferta inglese ha vinto sei volte su sei tra campionato e coppe. Sei partite con 12 gol all’attivo, una media di 2 a gara. E nessuna con la firma di Dzeko.

LA (NON) DIPENDENZA
Questo significa, innanzi tutto, che la squadra di Eusebio Di Francesco non è Dzeko-dipendente. E che il contribuito del bosniaco, sempre titolare, è consistente assai al di là dei gol che riesce a segnare. Perché, come ama sottolineare l’allenatore della Roma, il suo contribuito alla causa va al di là del timbro personale. E quando afferma questo, Di Francesco vuole sottolineare l’abilità tattica, oltre che il sacrifico sul piano fisico, del suo numero 9. Una cosa appare certa, se non si ha la mente offuscata dalle proprie opinioni: senza un Dzeko così, probabilmente la Roma non avrebbe battuto la Lazio e vinto le precedenti cinque partite tra campionato e Champions. Essendo la Roma di Di Francesco una squadra che ama giocare di collettivo, è fondamentale che tutti facciano fino in fondo il proprio dovere, dando ognuno quello che può dare in ogni circostanza a favore del gruppo. Ed è proprio in questi momenti che si valuta la grandezza di un giocatore: Dzeko, ovviamente, soffre per la mancanza di gol, ma anzichè dare spazio all’egoismo per ritrovare l’amico perduto diventa ancor più generoso, si mette ancor più al servizio dei compagni. E uno così non è un grande attaccante anche se non segna?

RITORNELLO STONATO
Ecco perché, in apertura di pezzo, dicevamo che per capire alcune cose occorre aver voglia di capirle. Sennò si torna al facile «Dzeko è un pippone» che ci sta sempre bene quando uno che nella passata stagione ha segnato 39 reti non va in gol da una mesata. La cosa importante, per la crescita della Roma, è che l’allenatore, cioé Di Francesco, continui ad andare avanti per la propria strada, dando sempre una maglia a Dzeko. Lui sa che così si può. Anzi, solo così si può. Perché vince la Roma, non vince il singolo. O, come accadeva lo scorso anno, (solo) l’allenatore.
 
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