Roma, Pallotta: «Non si può essere marchio globale senza stadio»

Roma, Pallotta: «Non si può essere marchio globale senza stadio»
di Gianluca Lengua
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Giovedì 11 Gennaio 2018, 12:35 - Ultimo aggiornamento: 21:40

Da Londra il presidente della Roma Jim Pallotta pensa in grande. Prima di incontrare la dirigenza per confrontarsi sui temi che riguardano squadra e allenatore, si è concesso qualche ora per partecipare al meeting 'Leaders in Sport' in cui ha raccontato la sua esperienza nel progettare un nuovo stadio per il club: «Non puoi essere un brand globale senza uno stadio di proprietà. Vogliamo essere il secondo club preferito di tutti. Ci sono 3 miliardi di tifosi di calcio nel mondo, e se io riuscissi a portare anche soltanto l’1% a tifare per la Roma come seconda squadra, sarebbero 30 milioni di tifosi. E se spendessero anche soltanto 5 dollari a testa, ci sarebbe un ricavo di 150 milioni di dollari. Tutti a Roma vogliono questo stadio tranne forse i tifosi della Lazio, ma ci potranno giocare una volta a stagione», ha detto il numero uno giallorosso. 

In attesa che venga costruito, però, la Roma giocherà all’Olimpico innovato recentemente (anche grazie alla Roma) per garantire la sicurezza dei tifosi: «Chi ha mai assistito ad una partita in Italia? Sapete com’è un derby tra Roma e Lazio? Nel Nord Italia non litigano molto, ma al Sud come Napoli e Roma i problemi di sicurezza sono davvero significativi. Circa un anno e mezzo fa, siamo andati dalla polizia, mi sono seduto ad un tavolo e ho chiesto “Perché non arrestate queste persone?’”. Lui mi ha risposto “Permettimi di farti vedere perché”, e mi ha aperto questo fascicolo pieno di persone che avevano commesso qualcosa, ma c’erano soltanto immagini sfocate. Quindi abbiamo chiesto se potessimo portare telecamere ad alta definizione all’interno e le abbiamo comprate noi, anche se non siamo i proprietari dello stadio, per iniziare a vedere chi è che crea problemi». 
Il nuovo stadio sognato da Pallotta sarà di ultima generazione: «Stiamo passando molto tempo nel decidere che tipo di misure di sicurezza ci saranno, che tipo di riconoscimento facciale useremo. Da qui a tre anni, le cose saranno diverse rispetto ad oggi. La realtà virtuale? È bella, ma ha bisogno delle versioni tre e quattro per avere un senso». 
 

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