Spalletti: «Il futuro? Dipende da tutti, non solo da me. Il secondo posto non sarebbe un fallimento»

Spalletti: «Il futuro? Dipende da tutti, non solo da me. Il secondo posto non sarebbe un fallimento»
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Lunedì 20 Marzo 2017, 00:07 - Ultimo aggiornamento: 00:22
Ecco le parole di Luciano Spalletti dopo la partita tra la Roma e il Sassuolo.

«Pallotta non viene mai, cioè è tanto che non viene ed è giusto che parli, non è che non volessi parlare».

La reazione che vi aspettavate?

«Non era facile avere una reazione così da grandi calciatori e da professionisti. Correvamo il rischio di alzarci e non avere più niente in mano perché la competizione è svanita. Poi però ti rimane tutto, il valore della squadra e se ti riorganizzi subito puoi arrivare a quelle vittorie che ti portano a giocare quelle competizioni. Lo so che non è il massimo, ma è sicuramente molto perché fondamentale era che la squadra riproponesse il tipo di calcio mostrato contro il Lione».

Pallotta ha detto che vorrebbe che lei rimanesse. Cosa è cambiato oggi?

«Dipende da tutti, non solo da me. Facciamo le cose regolari, quando si parla della Roma voi tutti dite allo stesso modo. La Roma deve vincere, chiunque all’interno della Roma dice che qui c’è tutto per vincere. Noi oggi abbiamo rischiato molto, hanno fatto una mezz’ora che mi ha impressionato. Contro il Sassuolo poi la Roma non veva mai vinto, abbiamo dovuto recuperare lo svantaggio, poi se perdi anche stasera diventa un periodo da cui è difficile riuscire. Si parla sempre del mio contratto che non conta niente, né per la Roma, né per me, qui le cose passano velocemente. Tu lo sai bene, sei sempre a fare la sentinella, lo vedi la gente come ragiona, questo può diventare da stimolo. Se si vince bene, altrimenti via. Lo devono fare anche i calciatori, se non si vince fuori. Bisogna lasciare il posto a quelli giovani che hanno esuberanza e potenzialità».

Perché il tuo contratto non conta niente? Rappresenti un riferimento.

«Sì, perché ho preso una posizione, ora me ne fate una colpa perché dite che faccio troppo casino. Parlo in generale, si dice sempre di questa discussione che ho sempre con il mondo gironalistico. Io ce l’ho sempre con quelli che ho davanti da quando sono arrivato. Da quello che è il vivere qui che si percepisce negli sguardi, nelle cose che si mandano, ci sono tanti mezzi per mandare messaggi ed avvertimenti. E’ diverso da quello che leggete fuori. Io vado in discussione perché è giusto difendere la Roma. Si fa apparire un mondo diverso da quello che è la Roma. La Roma è una cosa differente, un giardino fiorito è Trigoria. Invece a volte ‘l’ambiente , l’ambiente’, ma l’ambiente cosa? Sono quelli che vogliono farlo sembrare brutto l’ambiente. Io sono l’allenatore e ho un ruolo importante. Nella mia prima esperienza qui, io avevo altri due anni di contratto. Per tre anni sono finito secondo, poi sono finito quinto o sesto ed è cominciata una baraonda. Ho lasciato i due anni di contratto perché era insostenibile. Perché discutere? Si guardano le cose di volta in volta sul momento in base a come si è lavorato».

E’ successo qualcosa di particolare per farti scoppiare?

«Non è successo niente. Io se vuoi ti mando la rassegna stampa dell’inizio dell’anno . Quancosa poi io devo rispondere, quando si tenta ingiustamente di dire delle cose. La Roma quest’anno ha lavorato in maniera seria, ha fatto quello che ha fatto l’Inter quest’anno. L’Inter sta facendo quello che ha fatto la Roma l’anno scorso. Sembrava di non fare niente, è stato un litigio continuo per mettere in evidenza i numeri dei calciatori, perché  i meriti sono loro che fanno fatica. Stasera si sono fatti trovare pronti nella rezione. Ragazzi ti devasta la testa, nello spogliatoio non parlano più. Poi bisogna riscegliere la formazione, chiaro che con Edin è una squadra diversa ma all’inizio mi ci vuole la squadra di corsa, poi prendi gol e se perdi la partita ho sbagliato totalmente la formazione. Ed è giusto. Però i pensieri si erano fatti tutti, loro sono una squadra che hanno velocità, le gambe giuste per fare la partita, ha tradizione qui, Di Francesco giustamente quando sei un ex vuoi tornare a lavorarci e si è anche giustamente offerto perché è un grande allenatore e un professionista vero.
Gli va dato merito ai ragazzi, ci manca poi la semifinale di ritorno nel derby che sarà difficilissimo. Ora la percentuale è 70-30 e bisogna prenderci le difficoltà. Di Francesco si è offerto, lo ha detto lui. L’ho letto
».

Quando ci sono i risultati però perché ti tocchi così tanto, che ti frega?

«Ma non lo sapete quello che succede qui? Non siete al mio posto per cui non lo potete sapere».

Vanno dati meriti ai giocatori ma anche a Spalletti. A te pesa che non ti si riconoscano. Se tu porti la Roma al secondo posto hai vinto.

«Al secondo posto la Roma ce la portano i giocatori, Strootman stasera è stato un gigante ed è stato in conseguenza della partita di giovedì».

La Roma è molto più forte del Lione, perché non è passata?

«Perché abbiamo sbagliato il secondo tempo lì, ogni tanto noi abbassiamo il livello e un po’ di sfortuna c’è stata. Quello che ho detto poi ai giornali è che non è giusto, loro hanno fatto dei tiri da fuori, poi la deviazione, il palo, mezzo metro dalla riga, si tira 25 volte. Il Barcellona ha vinto 6-1 contro il PSG con 19 tiri in porta. Noi ne abbiamo fatti 25 e abbiamo fatto due gol. Tirare in porta 25 volte non è facile contro queste squadre che ti ripartono a 2000 all’ora, essere così aggressivi, intensi e andare a mordenti. Abbiamo fatto una grande partita, dovevamo avere più fortuna».

Stavolta devono averti toccato nel personale però, per reagire così.
No, calcio calcio e risultati. Non c’è altra strada, giustamente.


«Dopo l’uscita dall’Europa League era difficile reagire, ci mancava questo risultato e la partita ha detto che avevamo una squadra forte, dovevamo riproporre quella prestazione lì, se non avessimo fatto risultato tornavamo nell’anonimato, c’è stata una reazione da uomini, è la prima volta che siamo usciti vincitori in casa con loro».

Pallotta? 

«Qua è tutto chiaro, la Roma è una squadra forte e si doveva ritirare fuori le nostre qualità, però poi bisogna andare a fare risultati e vincere le partite per ottenere risultati importanti, dal mio punto di vista è tutto chiaro, poi la società deve fare una valutazione in base ai risultati. Visto quello che è successo, se oggi non si vinceva si era terzi… È una cosa che non ti lascia tranquillo, ma questo dubbio può essere stimolante per tutti, bisogna fare il nostro lavoro. Se arriviamo secondi non si è fallito, però zero titoli…».

Futuro? 
«Ci devono essere le carte in regola per tutti, quando ho sentito parlare della società ho sentito dire a tutti le stesse cose, qua ci sono le carte per vincere. Io ho una macchina, se si sbanda è difficile».

Le tue parole dei giorni scorsi? 

«Voi non sapete quello che esce, vi dico io quello che dovete valutare e avere un’idea più corretta di quello che succede altrimenti si legge soltanto qualche titolo, è il quotidiano quello che diventa fondamentale. O si parla di calcio o non parlerò più, qua si è passati all’offesa e non verrò più in conferenza stampa se si continua così».

Berardi? 

«Gli ho detto che è campione, ci gioco contro ed è un giocatore tignoso ma non deve assomigliare a me».

Pallotta? 

«Stasera si va a letto, sono una persona anziana! Si mangia due-tre volte al giorno, c’è domani, dopodomani…».
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