Roma, Spalletti: «I giocatori non hanno alibi, dobbiamo vincere subito»

Roma, Spalletti: «I giocatori non hanno alibi, dobbiamo vincere subito»
di Gianluca Lengua
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Sabato 16 Gennaio 2016, 15:19 - Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 10:41

Riparte un’era, quella di Luciano Spalletti. Oggi l’allenatore di Certaldo ha tenuto la sua prima conferenza dopo l’esonero di Rudi Garcia, un ibrido tra una presentazione ed una classica conferenza pre partita. Domani infatti i giallorossi affronteranno un Verona ultimo in classifica, vincere diventa un’opportunità per regalare nuovi stimoli ad una squadra che ne ha un disperato bisogno. Queste le parole di Luciano Spalletti
 


Le prime impressioni: «Sono tornato perchè ho già allenato la Roma e so quanto è bello allenare questa squadra in questa città. Ci vorrà un po’ di tempo per essere al passo con le migliorie e le cose nuove che sono state create qui a Trigoria. Per questo ho deciso di dormire qui, perchè così le imparo prima per poi essere al vostro livello. Io posso metterci qualcosa in più sopra. La buona intenzione del primo allenamento si è confermata anche nel secondo e nel terzo, cosa che non credevo. Non hanno fatto confusione, sono ragazzi attentissimi sotto l’aspetto della voglia e questo è il miglior messaggio che potevo chiedere alla squadra. A me dispiace per Garcia che ha fatto delle buone cose, ha lasciato dei record, poi si accorgerà che non fa testo l’esonero, è successo ad altri e farà la sua carriera. Gli faccio l’in bocca al lupo».

Roma-Verona: «Mi hanno detto che la questione della condizione fisica dei ragazzi sarebbe affiorata, io ho detto che non è così perchè sono convinto che in questo calcio il nervoso ed i segnali che la testa può mandare alla gambe sono più importanti che viceversa. La strada più breve non è andare a rifare una preparazione che dura tre mesi, altrimenti cosa gli dico io ai calciatori? I giocatori non hanno alibi, abbiamo solo un’uscita: quella di vincere subito. O si vince o altrimenti le stesse persone che mi hanno salutato in maniera calorosa saranno li a prendermi per un orecchio a farmi fare il giro della città. Ho un vantaggio, che già la conosco».

Momenti più emozionanti: «Quando sono arrivato a Trigoria, quando ho rincontrato la gente comune che lavora qui. Le squadre di questo livello sono composte da team: quello in campo che ha visibilità e chi lavora dietro che sono aumentate in modo esagerato. Loro lavorano duro dalla mattina alla sera per far si che i calciatori abbiano tutto a disposizione per farci svolgere il nostro lavoro».

La Roma di Spalletti. «Si passa sempre attraverso la squadra, spero fin da subito che sia la mia Roma altrimenti sarebbe un problema perchè le altre corrono fortissimo. Siamo un po’ in ritardo, bisogna partire forte. Non c’è altra strada. Bisogna sterzare e riappropiarsi delle nostre qualità. Da domani mi aspetto una reazione fortissima che faccia vedere quella che è la stoffa ed i colori di questa squadra». 

Florenzi. «Florenzi è tra due o sette? E’ un tre e mezzo, quattro e tre quarti. Quando ho visto giocare la Roma gli ho visto cambiare tanti ruoli, e li ha fatti tutti bene. Sarà un problema. Ci sono molti giocatori che interpretano più ruoli, che sanno sostituirsi in più ruoli e che giocano un calcio più collettivo. Il nostro calcio si è elevato, grazie ad allenatori bravi e giocatori che, lasciandoli interpretare questa qualità di calcio, hanno sviluppato una cosa più totale, di squadra, più di scelta propria. Noi siamo più europei ora, e questa è la strada giusta per proporre un buon calcio che sia piacevole al pubblico, a quelli che seguono questo sport».

Il ritorno. «Voi non lo sapete, perchè non avete avuto la fortuna di allenare la Roma. Io sono venuto qui perchè allenare la Roma è bellissimo. Il resto è tutto cancellato, per me è tutto nuovo. Sono venuto qui anche perchè me l’hanno chiesto tre tifosi speciali, a cui non potevo dire di no. Sono i miei figli: Samuele, Federica e Matilde, loro sono rimasti sempre della Roma. Mia moglie mi ha mandato la foto di mia figlia con la sciarpa della Roma a quattro anni».

Mercato. «Ora devo conoscere i calciatori, di alcuni non conosco bene le qualità e mi sento già in ritardo dato che domani si gioca. Se sono stati scelti da Sabatini che è un grandissimo direttore sportivo del nostro calcio, sicuramente delle qualità le hanno. Poi ci sarà un confronto, parleremo e capiremo le cose che possono essere aggiustate. Ho letto che c’è un po’ di attrito con Sabatini, allora gli avevo portato il regalo e me lo sono tenuto (scherza ndc)».

Regalo da fare a Pallotta a fine stagione. «A Pallotta porterò una maglietta della Curva, che quella che aveva quando mi ha incontrato era stretta. Gliela porterò più grande perchè vorrebbe dire che la Roma è cresciuta e migliorata. Poi quello che cerchiamo noi è lo stesso che vuole Pallotta».

Totti. «A Francesco gli ho dato più di quello che avevo. È stato il primo calciatore che ho incontrato cercando di non disturbare il suo talento e qualità. Se devo parlare del contratto invece, questo è un rapporto diretto fra lui e Pallotta. Lui è la storia della Roma e devono parlare senza il filtro. Non posso influenzare nulla, ed è giusto così».

Modulo. «In passato il 4-2-3-1 è stato certo perchè avevo interpreti che lo sviluppavano bene. Poi andando fuori ho imparato ad aprire, assorbire e conoscere. Quel 4-2-3-1 ha fatto cose meravigliose, io mi divertivo e a volte mi sono anche eccitato. Ora si farà qualche cosa di diverso e probabilmente è anche da provare velocemente, perchè la squadra deve esibire subito le belle notizie e riproporle, altrimenti si fanno danni».

Come lo ha convinto Pallotta. «Non è dipeso da quello che loro hanno messo sul piatto, a me faceva piacere allenare la Roma ed è stato facile subito. Poi se vai dentro e conosci altre cose, ti vengono idee e richieste, questo però verrà fatto la settimana prossima. La differenza la facciamo noi qui dentro, lui da la è uno che ha un sentimento forte per la città e la squadra, ha una passione sfrenata. Ho visto come gira per casa. Chi veste la maglia della Roma lo deve percepire, e lo ha percepito. Francesco avrà sicuramente trasferito quella che è la sua storia e quello che ha vissuto al resto della squadra». 

Garcia. «Lui ha fatto un buon lavoro, la squadra ha giocato in maniera splendida per alcuni periodi. Garcia ha fatto quello che doveva fare, io adesso cambierò qualcosa, ma l’obiettivo è sempre quello di far giocare la squadra con continuità. Una squadra forte si fa da un centrocampo forte e noi abbiamo un centrocampo fantastico, il 90% di roba che passa per il campo passa da lì e se lo devono gestire i giocatori che abbiamo».

Castan. «Ho guardato due allenamenti, so quello che gli è successo. Lui mi ha detto che sta bene, gli ho chiesto se voleva giocare domani e mi ha risposto: “Vedrà che prestazione che faccio”. Lui questi tre giorni si è allenato, lo ha fatto bene e la strada è quella della risposta sul campo». 

Il playmaker della Roma. «Ce ne sono quattro, De Rossi, Pjanic, Willy (Vainqueur ndc) e Strootman abbiamo diversi giocatori che possono prendere in mano il gioco della squadra. Pizarro precedentemente era un trequartista poi lo abbiamo tirato indietro. C’è un disegno da sviluppare e stiamo valutando chi lo dipinge meglio». 

Strootman. «È un giocatore eccezionale. Mi hanno fatto l’in bocca a lupo due allenatori tra cui Ancelotti che mi ha chiesto di due/tre nostri centrocampisti, perchè lui li conosce e la pensa come me. Chi è l’altro allenatore? Non posso dirlo».

Ruediger. «Sa fare benissimo il terzo centrale come in nazionale. Quando si gioca con tre centrali i laterali sono costretti ad arrivare fino alla fascia. E' chiaro che non possa essere quello che propone il calcio offensivo, ma se hai altri giocatori in avanti vai a dama lo stesso». 

Curva Sud. «La loro mancanza mi dispiace moltissimo, non ho potuto mettere a fuoco quello che è successo. È un dispiacere che ti ferisce il cuore quando vedi lo stadio con poche migliaia di persone dentro. Se penso a quando abbiamo fatto i risultati in Champions e lo vedo ora è desolante. Per le grande risalite ci vogliono più qualità. Ora c’è da fare una grande risalita, sia per i punti che per il calcio che proponiamo. Per fare una grande risalita ci vuole una grande squadra, una grande società, un allenatore che non faccia danni, i tifosi che facciano una Curva che ruggisce e che magari canta anche un inno prezioso come quello di Grazie Roma. Mi hanno mandato messaggi di affetto, ora mi devono sostenere. Per me la Sud domani è piena». 

Confronti con il primo Spalletti. «Non ho preso in considerazione i rischi del paragone. Sono sicuro di quello che ho allenato e di quello che ho visto oggi. Per forza bisogna riproporre un buon calcio, per quello che ho visto si può fare anche velocemente. 

Dzeko. «Io ho giocato con squadre in cui la prima punta doveva tagliare sul primo palo. Dzeko sa andare anche sul secondo palo, i miei colleghi a Corveciano la chiamano la palla passante. Se io fossi arrivato alla Roma prima e mi avessero chiesto: “Che centravanti vuoi? Io avrei risposto: "Dzeko"».

De Rossi. «Ci ho parlato, ha dato la sua completa disponibilità anche quella di fare qualcosa di particolare che mi ha fatto molto piacere ed un'altra cosa che non posso dire».




 

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