OCCHIO A QUEI DUE
I fatti dimostrano il contrario. L'intesa tra i due, adesso che Francesco è tornato a muoversi come trequartista, è naturale. Il capitano ed Edin sono come l'arco e la freccia: il primo lancia, l'altro ringrazia, palesando tra l'altro un'attitudine che almeno nella sua esperienza romana non era ancora emersa. Il bosniaco infatti è bravissimo a giocare sulla linea del fuorigioco, abile a cogliere l'attimo giusto tra il movimento in uscita della difesa e il pallone del compagno che viene lanciato nella sua direzione. È chiaro che lo schieramento dell'altra sera (più un 4-2-1-3 con Totti dietro al tridente che un 4-2-3-1) è difficilmente riproponibile se non in gare dove Spalletti sarà costretto a giocarsi il tutto per tutto nei minuti finali. Ma vedere Totti e Dzeko insieme deve diventare una risorsa in più. Anche dal primo minuto se il tecnico lo riterrà opportuno. Per supportarli, dando un'occhiata alla rosa, difficilmente potrà accadere quando verranno schierate due ali come terzini (Florenzi e Bruno Peres) e Paredes in mediana. Più probabile, quindi, che almeno uno dei due esterni debba essere difensivo (aspettando il rientro di Mario Rui a dicembre, già quello di Ruediger a ottobre potrebbe aiutare in quest'ottica) con una mediana di corsa, formata da Nainggolan, De Rossi e Strootman. Tradotto: tornare al 4-3-1-2 con Totti trequartista e Dzeko in coppia con uno tra Salah ed El Shaarawy. La speranza è che immaginarlo in qualche gara, non perdendo di vista l'ottimo Perotti, non venga considerato peccato.