Totti, istruzioni per l'uso: le sue giocate esaltano Dzeko, ma questo comporta il sacrificio di Perotti o Paredes

Francesco Totti
di Stefano Carina
3 Minuti di Lettura
Venerdì 23 Settembre 2016, 11:23 - Ultimo aggiornamento: 12:25
Premesse d'obbligo: martedì festeggerà 40 anni, inevitabilmente non corre più come una volta, non può giocare tutte le partite per 90 minuti, «va gestito in una certa maniera», il Crotone è lo spot migliore per il ritorno della serie A a 18 squadre e «la Roma ha bisogno di trovare altri riferimenti, perché Francesco non è eterno». Con la speranza di non aver dimenticato nulla, bisogna però prendere atto che ogni volta che Totti è in campo la Roma se ne giova. Ma c'è un calciatore in particolare che quando il capitano viene impiegato si trasforma: Dzeko. In questa stagione hanno giocato insieme 147 minuti: 45 con la Sampdoria, 12 con la Fiorentina e 90 con il Crotone. Tre gare nelle quali la Roma ha segnato 6 gol. Bene, Totti è entrato in 5 di questi (assist a Dzeko e rigore trasformato con i doriani mentre con i calabresi, oltre all'assist no look, stile basket, a favore del bosniaco, ha partecipato anche alla seconda e alla quarta rete). Un feeling, quello tra il capitano e l'ex City, che si era potuto intravedere anche lo scorso anno, quando però Edin aveva più difficoltà a segnare e Totti a scendere in campo. Una gara su tutte: a Bergamo, il 17 aprile. Totti entra al 33' della ripresa. Il tempo per pareggiare i conti e mettere a tu per tu con il portiere Edin che però sbaglia. Fa sorridere, ora, ripensare alla convinzione che per mesi è circolata in città: Totti e Dzeko non possono giocare insieme.

OCCHIO A QUEI DUE
I fatti dimostrano il contrario. L'intesa tra i due, adesso che Francesco è tornato a muoversi come trequartista, è naturale. Il capitano ed Edin sono come l'arco e la freccia: il primo lancia, l'altro ringrazia, palesando tra l'altro un'attitudine che almeno nella sua esperienza romana non era ancora emersa. Il bosniaco infatti è bravissimo a giocare sulla linea del fuorigioco, abile a cogliere l'attimo giusto tra il movimento in uscita della difesa e il pallone del compagno che viene lanciato nella sua direzione. È chiaro che lo schieramento dell'altra sera (più un 4-2-1-3 con Totti dietro al tridente che un 4-2-3-1) è difficilmente riproponibile se non in gare dove Spalletti sarà costretto a giocarsi il tutto per tutto nei minuti finali. Ma vedere Totti e Dzeko insieme deve diventare una risorsa in più. Anche dal primo minuto se il tecnico lo riterrà opportuno. Per supportarli, dando un'occhiata alla rosa, difficilmente potrà accadere quando verranno schierate due ali come terzini (Florenzi e Bruno Peres) e Paredes in mediana. Più probabile, quindi, che almeno uno dei due esterni debba essere difensivo (aspettando il rientro di Mario Rui a dicembre, già quello di Ruediger a ottobre potrebbe aiutare in quest'ottica) con una mediana di corsa, formata da Nainggolan, De Rossi e Strootman. Tradotto: tornare al 4-3-1-2 con Totti trequartista e Dzeko in coppia con uno tra Salah ed El Shaarawy. La speranza è che immaginarlo in qualche gara, non perdendo di vista l'ottimo Perotti, non venga considerato peccato.