LA STORIA ETERNA
Il pari nel derby di ritorno (1-1) in campionato, poi 7 punti nelle ultime 7 giornate. La creatura di Vlado non può buttare al vento una stagione iniziata col botto: «Negli spogliatoi ci siamo guardati: volevamo entrare nella storia del club, era un'occasione unica. La Coppa Italia ha rappresentato il successo più bello della carriera – assicura Biava – perché siamo diventati tutti gli eroi di un popolo». Ma c'è chi scorazza di più sotto l'ombra d'un Dio dopo aver castigato la Roma: «Mi torna spesso in mente il minuto settantuno, quello magico, il numero di Lulic. Senad si è trovato nel posto giusto al momento giusto: lo invidio... ». Batticinque sulle fasce: Candreva lo invita a bere un bicchiere di storia, Lulic prosciuga la gloria. Quel pallone rimarrà ficcato in eterno, è un gol per sempre. Un treno che passa solo una volta così per la gloria: «Non fu una gran bella gara, come quasi tutte le finali dove la posta in palio è altissima e la pressione si tocca con mano – chiosa Beppe - ma la Lazio dimostrò di meritare quel trofeo. Il 26 maggio è diventata una data magica: quella della coppa in faccia....».
ALTRI PROTAGONISTI
«Spero che la Lazio vinca anche lunedì. Anche se questo derby non sarà mai come quella finale», assicura Kozak dall'Inghilterra. L'attaccante ceco è in panchina quel 26 maggio 2013: «Il mio sogno era entrare, ma alla fine ero entusiasta comunque. Ricordo tutto di quella giornata, dall'alba sino alle 5 di mattina a fare festa. Un'esplosione incontenibile». I biancocelesti gladiatori della felicità. Con lo sguardo quasi drogato, con l'adrenalina di un sogno. Apologia di lazialità, quel successo gira il mondo: «Anche in Uruguay l'hanno vista, non la dimenticherò mai», assicura Alvaro Gonzalez, ora a Torino. Un ricordo ancora pieno di champagne barcollando a Ponte Milvio: «Mai visto il Lungotevere così pieno di gente», conclude Kozak. In un canto Libor di leggenda.