Biava, «La Coppa in faccia emozione eterna»
Parola di un protagonista del 26 maggio 2013

Biava, «La Coppa in faccia emozione eterna» Parola di un protagonista del 26 maggio 2013
di Alberto Abbate Gabriele De Bari
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Sabato 23 Maggio 2015, 06:11 - Ultimo aggiornamento: 17:50
Il protagonista di oggi, Giuseppe Biava, ricorda un derby storico vinto dalla Lazio: quello del 26 maggio 2013 che ha dato il successo della Coppa Italia ai biancocelesti. Dopodpmani sarà il turno di un derby tinto di giallorosso. Nell'aria, sui muri e in mezzo ai sampietrini: «Coppainfaccia» e «Lulic 71». Pronunciate ancora oggi al bar queste 5 parole e rivedrete subito quel 26 maggio 2013: Lotito che salta sulla sedia, Tare che lo stritola, i giocatori biancocelesti in lacrime in mezzo al campo. Si abbracciano tutti, si baciano, si tuffano dentro la Nord per la sesta Coppa Italia della Lazio e per la beffa a una Roma. Colpa degli odiati cugini, in frantumi la stella d'argento giallorossa. In cielo la meteora Petkovic, uno sconosciuto pescato in un cantone della Caritas svizzera, che nel ritiro di Norcia riesce a rivitalizzare un gruppo crollato nelle ultime giornate di campionato, dopo un girone d'andata da urlo (addirittura primo e secondo posto): «La Roma arrivava all'appuntamento meglio della Lazio, noi avevamo perso qualche partita e qualche posizione in classifica, la situazione era difficile», racconta Biava. I giallorossi passano dall'incoscienza del profeta Zeman al buon senso dell'umano, forse troppo umano, Andreazzoli: «Sulla carta a quel punto eravamo addirittura sfavoriti...».

LA STORIA ETERNA
Il pari nel derby di ritorno (1-1) in campionato, poi 7 punti nelle ultime 7 giornate. La creatura di Vlado non può buttare al vento una stagione iniziata col botto: «Negli spogliatoi ci siamo guardati: volevamo entrare nella storia del club, era un'occasione unica. La Coppa Italia ha rappresentato il successo più bello della carriera – assicura Biava – perché siamo diventati tutti gli eroi di un popolo». Ma c'è chi scorazza di più sotto l'ombra d'un Dio dopo aver castigato la Roma: «Mi torna spesso in mente il minuto settantuno, quello magico, il numero di Lulic. Senad si è trovato nel posto giusto al momento giusto: lo invidio... ». Batticinque sulle fasce: Candreva lo invita a bere un bicchiere di storia, Lulic prosciuga la gloria. Quel pallone rimarrà ficcato in eterno, è un gol per sempre. Un treno che passa solo una volta così per la gloria: «Non fu una gran bella gara, come quasi tutte le finali dove la posta in palio è altissima e la pressione si tocca con mano – chiosa Beppe - ma la Lazio dimostrò di meritare quel trofeo. Il 26 maggio è diventata una data magica: quella della coppa in faccia....».

ALTRI PROTAGONISTI
«Spero che la Lazio vinca anche lunedì. Anche se questo derby non sarà mai come quella finale», assicura Kozak dall'Inghilterra. L'attaccante ceco è in panchina quel 26 maggio 2013: «Il mio sogno era entrare, ma alla fine ero entusiasta comunque. Ricordo tutto di quella giornata, dall'alba sino alle 5 di mattina a fare festa. Un'esplosione incontenibile». I biancocelesti gladiatori della felicità. Con lo sguardo quasi drogato, con l'adrenalina di un sogno. Apologia di lazialità, quel successo gira il mondo: «Anche in Uruguay l'hanno vista, non la dimenticherò mai», assicura Alvaro Gonzalez, ora a Torino. Un ricordo ancora pieno di champagne barcollando a Ponte Milvio: «Mai visto il Lungotevere così pieno di gente», conclude Kozak. In un canto Libor di leggenda.