Ancelotti, l'uomo delle stelle, «L'imperatore»
dopo la vittoria del Real nel Mondiale per club

Ancelotti, l'uomo delle stelle, «L'imperatore» dopo la vittoria del Real nel Mondiale per club
di Benedetto Saccà
2 Minuti di Lettura
Lunedì 22 Dicembre 2014, 06:05 - Ultimo aggiornamento: 16:26
Carlo Ancelotti ha 55 anni. E ha appena conquistato la conferma definitiva, capace di consegnarlo alla galleria del mito. Ha accompagnato il Real Madrid sulla vetta del pianeta, si è laureato campione del mondo per club, ha centrato la 22esima vittoria in sequenza, non ha smesso di inseguire quindi il record di 26 successi stabilito dall'Ajax e dal Dresdner e, soprattutto, continua a regalare meraviglie. Il quotidiano madrileno Marca lo ha perfino soprannominato «Emperador Carlo IV», un titolo a tre colonne, ieri, a pagina 10. Sì, perché Carlo è riuscito nell'acrobazia di sbriciolare cifre e paragoni di una società leggendaria quanto il Real. Per dirne una, è divenuto il primo tecnico madridista capace di collezionare quattro trofei in un solo anno solare, considerando che fra gennaio e sabato notte ha stivato nella bacheca della Ciudad deportiva la (decima) Champions League, la Supercoppa europea, la Copa del Rey e, per l'appunto, il Mondiale per club. Trentuno titoli complessivi nella carriera, 17 sollevati vestendo gli abiti dell'allenatore: eccolo tratteggiarsi il profilo di Ancelotti o, meglio, di Carlo Magno, come piace enfatizzare agli spagnoli. Senza dimenticare, è chiaro, pagine di record scritte e riscritte attingendo dall'universo della fantasia. «È stato proprio un anno indimenticabile e spero che il prossimo sia come questo», ha sussurrato l'altra sera a Marrakech. Alla fine della sfida col San Lorenzo, l'abbraccio fra Carlo e Florentino Perez era lì a sancire il tramonto di un periodo denso di dubbi e di diffidenze, specie presidenziali. E, se le indiscrezioni non ingannano, il prolungamento del contratto sarà ufficializzato a breve.



LO STILE

Di Ancelotti conosciamo bene il passato ma quel che più incuriosisce, oggi, è il metodo. Per intendersi, come fa un uomo dotato di un'indole e di un temperamento tanto votati alla serenità, almeno in apparenza, a destreggiarsi fra i capricci delle stelle (ad esempio Drogba, Ibrahimovic e Cristiano Ronaldo), a resistere alle invadenze dei presidenti (bastano Berlusconi, Abramovich e Perez?), oppure a sbiadire l'operato di un tecnico qual è Mourinho, nel grande libro della storia madridista? Come? Risposte molteplici, semplici (ma non facili). La prima la pronuncia proprio Carlo: «Con l'equilibrio». E, ancora, grazie ai fuoriclasse, certo. Non bisogna dimenticare, del resto, che durante la scorsa estate il Madrid ha ceduto Di Maria e Xabi Alonso in pochi giorni, sottraendo così due affluenti imprescindibili del fiume blanco. E non è un caso che il Real abbia perso per tre volte tra agosto e settembre. Poi, sordo alle critiche più feroci, Ancelotti si è chinato sulla squadra, mite, ha raccolto le qualità dei giocatori sul fondo della rosa, le ha sintetizzate sul piano tattico e ha disegnato un'intelaiatura mirabile. Va detto pure che ha avuto grandi maestri, Carlo: da Liedholm a Sacchi. «Già, è vero, ho imparato tutto da Liedholm». Una questione di stile, opposto a quello di Mourinho, ugualmente vincente.