Arbitri, errori e orrori non finiscono più
Messina capitola: «Sì alla tecnologia»

Il designatore Domenico Messina
di Roberto Avantaggiato
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Martedì 27 Gennaio 2015, 06:09 - Ultimo aggiornamento: 15:52
Errori e orrori in serie. Non se ne esce davvero più, da questo caos arbitrale che sta mindando la regolarità del campionato. In coppa italia se ne sono viste di tutti i colori, con arbitr di mano larga, anzi larghissima; in campionato l'esatto contrario, salvo "correre ai ripari" nei due posticipi dove si è tornati ad avere manica larga e concedere rigori al primo sosprira di vento.

Un caos, appunto. Che certifica la crisi della classe arbitrale e della sua gestione, arrivata forse al capolinea, anche se il presidente Nicchi sta cercando la strada per riproporre la sua candidatura, nonostante sia la secondo mandato che, come recita l'attuale regolamento aia, è quella che porta ai saluti.

Aspettando il 2016, quando ci sarà il rinnovo delle cariche, l'Aia deve incassare il primo colpo" da parte della Federcalcio, organismo con la quale non c'è feeling (per la prima volta l'Aia si è schierata contro la nomina dell'attule presidente, Carlo Tavecchio, anzichè astenersi...) ma un evidente aperto contrasto.

E' stato il primo errore ”certificato” (per usare le parole usate da Domenico Messiona) per far ammettere, per la prima volta, ad un dirigente arbitrale che «è arrivato il momento di introdurre la tecnologia». Dichiarazione sicuramente "autorizzata" da Marcello Nicchi, che ha mandato avanti il suo luogotenente ad abbattere un muro che ha resistito davvero poco, davanti le picconate di tuto il calcio, la cui voce è stata univoca nel chiedere l'introduzione della Goal Line Technology.



Un'apertura che alla Fifa vedono di buon occhi, ma che nell'Uefa non gradiscono. Il segretario Infantino ha fatto sapere che i soldi per la tecnologia «verranno impiegati per altre situazioni». E ancora: «Gli arbitri di porta hanno dimostrato di poter dare maggiore tranquillità all'arbitro centrale». Parole che hanno il loro fondamento, ma che vanno bene per l'Europa, dove gli addizionali sono sempre arbitri di spessore e mai giovani leve, come invece accade in Italia. Perché una "sestina" che comprende i nomi di Tagliavento, Orsato, Rocchi o Rizzoli tutti insieme, in Italia è utopia, considerando che c'è da fare la "distribuzione dei pani e dei pesci" tra i 20 arbitri (il 21.mo Celi continua ad essere infortunato...) a disposizione di Messina.

Così, da no il quinto e sesto uomo finiscono per farlo giovani come Chiffi, che domenica a Marassi ha certificato (e c'è da pensare che resterà negli annali per questo, non certo per le sue prestazioni) una svolta storica nel calcio italiano: il matrimonio tra arbitri e tecnologia.