QUALE PROGETTO?
Quindi, bisognerebbe puntare sul gioco e sull’organizzazione tattica. In genere un club ambizioso, che abbia idee chiare e un piano di crescita ben preciso, prepara il futuro cominciando dalla scelta dell’allenatore. Ma la Lazio non l’ha ancora ufficializzato. E allora sorgono spontanee alcune domande: ci sarà sempre Reja in panchina? La sua conferma dipenderà dal piazzamento in classifica? Ci sono altri candidati verso i quali il presidente Lotito sta indirizzando i pensieri? La scelta del tecnico diventa un punto fondamentale sia per la conferma di alcuni calciatori importanti, che per la scelta dei rinforzi da individuare. Dovrebbe essere lui, in base alla filosofia di gioco, a indicare i nomi funzionali al progetto tattico. Purtroppo la Lazio, da qualche anno, sceglie prima i calciatori che l’allenatore. Per poi ritrovarsi ad affrontare una serie di problemi a stagione in corso. Come hanno testimoniato gli ultimi 2 mercati invernali, davvero sconcertanti per una società di lignaggio.
I PUNTI FERMI
La nave biancoceleste naviga a vista, senza una rotta studiata. Questo non autorizza all’ottimismo perché, per un processo di crescita, diventato necessario alla luce dei risultati modesti, servirebbero investimenti sostanziosi e mirati. In mancanza dei quali si potrebbe parzialmente sopperire con qualche idea giusta. La Lazio ha il problema di rifondare tutto il reparto difensivo, portiere a parte in quanto Berisha ha dimostrato di essere affidabile. Dando per scontata la cessione di Marchetti, bisogna che il club faccia un discorso chiaro su alcune pedine chiave dello scacchiere: Radu, Lulic, Candreva, da considerare incedibili. Il presidente dice che ci sono elementi difficili da trattenere, perché vogliono andar via. Lotito dovrebbe comunque cercare una spiegazione a questo malcontento serpeggiante. Forse la spiegazione sta proprio nel fatto che questi calciatori non vedono nascere un ambizioso piano di rilancio. Perciò, per cercare di vincere e guadagnare anche di più, sono costretti a partire. Sacrificare Lulic per Ogbonna o Astori sarebbe un errore marchiano, così come riscattare Candreva per poi cederlo. I migliori devono restare e, attorno a loro, creare una struttura tecnica in grado di lottare per le posizioni di vertice, non per il contentino del sesto posto. Può andar bene per una stagione o due però, alla lunga, l’anonimato finisce per mortificare entusiasmo, sogni e speranze del popolo laziale. I tifosi aspettano ancora di vedere rimpiazzato Hernanes, sulla cui cessione è sceso il silenzio. Almeno per il momento il progetto Lazio non si vede, nemmeno all’orizzonte.
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