Allarme Lazio, Keita si sta perdendo
I tifosi: «Non fare la fine di Zarate»

Allarme Lazio, Keita si sta perdendo I tifosi: «Non fare la fine di Zarate»
di Alberto Abbate
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Mercoledì 22 Ottobre 2014, 06:08 - Ultimo aggiornamento: 19:18
Una stella ormeggiata in garage: sempre più nero il cielo di Keita. Un talento in picchiata, che rischia di schiantarsi ancora. Stavolta metaforicamente, s'intende. La fine della sua Lamborghini Gallardo sia l'inizio della risalita senza altre ricadute. Adesso, il “Balde” giovanotto torni a scapicollarsi sul campo, quando sarà possibile: è stirato, vuole rientrare prima della Juve all'Olimpico. Quella è la strada, senza asfalto e senza rughe. Guai a far diventare quest'incidente un brutto presagio: ricordate cosa accadde a Zarate a gennaio del 2010?



Un frontale, ironia del destino, proprio su Corso Francia con la sua Mercedes. La similitudine è inquietante, perché allora iniziò il declino di Maurito sino all'addio traumatico. L'argentino da re biancoceleste divenne reietto. Adesso è Keita la speranza di ogni tifoso, il beniamino e il futuro della Lazio. Il club stavolta faccia in modo di tutelare in anticipo questo patrimonio. Perché l'ex Barcellona è in tempo per salvarsi ed essere salvato. I laziali credono ancora al suo sorriso micidiale, ieri lo osannavano davanti al cancello di Formello. Lui firmava autografi, paziente. Nessuna sgommata.



LA GIUSTIFICAZIONE

Nel rumore del silenzio, basta un pallone ad asciugare ogni lacrima. Non c'è bisogno di altro baccano. Ai tempi di Zarate c'era l'agente Ruzzi, adesso il procuratore Savini non crei altro scompiglio. Ieri interveniva di nuovo per giustificare quella goccia d'alcool (un valore di 0.34) scovata nelle vene di Keita: «Ci tengo a sottolineare che non era ubriaco, non aveva bevuto e che il limite di 0,34 non è solo compatibile con quello che la legge stabilisce per un neopatentato, ovvero la sobrietà assoluta. L'alcool non rientra nel suo concetto di professionalità e di condotta di vita». Ma il problema è un altro: il giorno prima del botto, il senegalese era già stato intravisto a sfrecciare con la sua supercar a Ponte Milvio. Il padre, rassicuratosi che il figlio non avesse riportato neanche un graffio, si è detto pronto a partire dal Senegal per portargli una strigliata. Così si fa.



L'INSEGNAMENTO

Una Keita-mina: bum bum, in frantumi la macchina, esplode il caso. Perché il suo corpo per fortuna è uscito illeso, ma non certo la sua immagine, già chiacchierata per altre bravate. E' un ragazzo di 19 anni. Giusto che il ds Tare non sia stato troppo severo, ascoltandolo, lunedì pomeriggio. Giusto che la Lazio gli abbia comminato solo una multa. Giusto soprattutto che l'idolo/padrino Klose gli abbia fatto la ramanzina: va aggiustata una spavalderia che rischia di distruggerlo. Keita continua a sbandare, va guidato. E pure in fretta. In quest'avvio di stagione s'è perso: dopo due giornate e 15 minuti con l'Udinese, fuori. Anche Pioli – come faceva Reja, bastone e carota – dovrà imparare a gestirlo meglio. A ridargli la bussola in campo. A mettere al guinzaglio atteggiamenti sconnessi, ma non certo la sua classe. Il campioncino invece ora abbassi la cresta e sudi: non può essere capace d'intendere poco e volere troppo.



IL PERICOLO

Pericolo fisico scampato, ora Keita ha in tasca la patente più importante: quella di lazialità, non potranno strappargliela. Ma così sta perdendo punti, deve recuperarli. Dopo lo scudetto Primavera, i sei gol fioriti in prima squadra la scorsa stagione, il buio. Appena 2 abbagli (reti) col Bassano in Coppa Italia. Adesso stare in panca (da venerdì ai box per il polpaccio) è la ferita aperta di Keita. Brum, brum, ieri accelerava in palestra per tornare prima. Non avrà l'età per guidare, ma ha il talento per spingere gli scarpini sull'erba ad alta velocità. Zarate è volato altrove, Keita può ancora illuminare la Lazio. Guai a trasformare questa luce di Formello in un altro bagliore di malinconia.