Cesena-Juventus 2-2: Vidal spreca
un rigore nel finale, la Roma resta -7

Cesena-Juventus 2-2: Vidal spreca un rigore nel finale, la Roma resta -7
di Vanni Zagnoli
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Domenica 15 Febbraio 2015, 19:26 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 13:11

Dallo stadio Manuzzi si esce con l’adrenalina che il calcio spesso regala. Davide ferma Golia, è successo anche all’Olimpico fra Roma e Parma ma con emozioni limitate, rispetto allo spettacolo di Cesena. Anche qua finisce pari, i 95’ però a tratti entusiasmano e più per merito di Mimmo Di Carlo, mancato allenatore della Lazio, un anno fa. Con questo 2-2 il campionato non va in ghiacciaia, il +7 con lo scontro diretto a Roma è capovolgibile, anche da chi in casa non vince mai.

L’avvio è infiammato da Defrel, francese da Champions league. Buffon gli nega il vantaggio sotto la traversa e lo ipnotizza sulla mezza leggerezza di Bonucci, un classico su cui dovrebbe intervenire il suo motivatore Ferrarini. Nel primo quarto di gara, solo Pogba (parata di Leali) e Llorente creano occasioni juventine. A destra, tra Lichtsteiner e Bonucci, la Juve non trova la misura delle chiusure. Zè Eduardo chiude l’azione su Buffon, il gol però arriva. Al 17’ su errore di Pirlo ed è una sorpresa. Defrel è indiavolato, lancia Djuric, la conclusione è centrale, il portiere della nazionale tocca appena.

La squadra di Allegri pensa alla Champions, c’è però un’altra settimana e in metà tempo gli attaccanti producono solo una pallagol, con Llorente. Defrel vale Morata, anche forse in valore assoluto, la sua velocità ricorda Biabiany. Lo spagnolo però ha orgoglio e vuole scavalcare il basco Llorente come partner di Tevez e allora sul cross da sinistra di Pogba anticipa Lucchini e Krajnc, 20enne sloveno in prestito dal Genoa.

La differenza tra chi è vicino al quarto scudetto di fila e chi da mesi è nelle ultime due posizioni è tutta lì, in una coppia centrale tremolante.

Scende il ritmo della matricola, sale il peso della squadra in maglia blu, arriva anche un colpo di tacco di Llorente. Evra con una rimessa laterale trova la spizzata di Alvaro Morata, Lucchini svirgola e manda fuori tempo anche Krajnc, Marchisio sembra Inzaghi e segna l’1-2, anticipando Renzetti. Il principino punta al terzo mondiale di fila da titolare, Lippi lo lanciò in Sudafrica a 24 anni, resta fra i centrocampisti italiani più scaltri, veloce di pensiero prima che di gamba. Allora si attendono altri gol di chi punta al 31° scudetto. Ecco, la partita sembra girata, si potrebbe giocare sino all’alba che tanto non pareggerebbe la formazione del presidente Giorgio Lugaresi, l’unico di serie A con un profilo facebook alimentato di persona.

Nel suo piccolo, il Cesena è come fosse il Borussia Dortmund, perchè i tedeschi sino a due settimane fa erano penultimi, certo nel 2013 erano vicecampioni d’Europa. Preoccupa la sufficienza juventina nei disimpegni al limite dell’area, sulla trequarti serve una concentrazione diversa, tantopiù in Germania. Però la Juve affronta gli ottavi da favorita.

L’errore di Allegri è aspettare, nella ripresa, convinto che il Cesena sia sulle gambe. Un sinistro di Brienza è alto, la seconda esecuzione entusiasmante, sulla sponda di Djuric.

Vidal non si vide mai, Pogba cala e viene ammonito, la Juve concede persino la palla del 3-2, all’acerbo bosniaco. Al 36’ arriva il rigore salva serata. Si pensa a una trattenuta leggera in area, di Lucchini su Llorente, invece è punito il tocco con la mano sul tentativo di rovesciata. Di Carlo viene espulso, si è fidato della prima impressione, smentita di replay. «Però - racconta - c’erano due contatti a nostro favore punibili, con lo stesso metro. E noi non ci siamo lamentati». Vidal dal dischetto sembra diventato un giocatore di serie B, nel senso che sabato in due hanno calciato allo stesso modo, largamente fuori sulla sinistra. In fondo è giusto così. Come in coppa Italia a Parma, quando venne premiata da Morata all’88’, la Juve non aveva fatto abbastanza per vincere. Non perde da 20 gare ufficiali, anche solo per questo resta largamente favorita sulla Roma.

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