Di Natale infinito, mister 200 gol punta il mito Baggio

Di Natale infinito, mister 200 gol punta il mito Baggio
di Matteo Sorio
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Lunedì 24 Novembre 2014, 06:11 - Ultimo aggiornamento: 12:28
Totò che visse 200 volte. Segno ergo sum. La favola dell'ex guappo di Pomigliano d'Arco è quella di un Guareschi del calcio che s'è ritagliato la vita a misura di provincia. Poteva andare alla Juve, era l'agosto 2010, rispose "no grazie" e aggiunse: «Come Totti e Del Piero sono diventato una bandiera». Come Totti, Di Natale è l'ultra 37enne del massimo campionato. E come Totti a Roma, anche lui è rimasto lì, a Udine, dove ieri ha celebrato rispettivamente: il gol numero 200 in A - 7°nei marcatori di sempre - nonché il gol n. 300 tra i professionisti nonché la 400°gara tra le grandi. Tutto tondo. Come il numero 10 tatuato sulla pelle, numero del suo modello (in campo) Maradona e di quel Baggio (il Divin Codino dista poco, quota 205) che un giorno, rimirandolo, si vide allo specchio: «Di Natale è come me». L'acuto col Chievo incarna la sostenibile leggerezza del calcio di Totò: stop, tiro, gol. La torta da 200 fette è così ripartita: 161 col destro, 27 col sinistro, 12 di testa, 182 con l'Udinese e 18 con l'Empoli. Il primo: 14 settembre 2002, Como-Empoli 0-2, in panchina sedeva quel Silvio Baldini che ci vide lungo. Oggi è Andrea Stramaccioni a ratificare che Totò da Napoli - nato da un imbianchino, papà Salvatore, e mamma Giovanna - «è un campione nella storia». È, Di Natale, uno che ha anche ingoiato bocconi amari in nazionale. Ma lontano dall'azzurro è sempre brillato della luce propria. Che non è quella dei riflettori. Bensì quella delle esultanze, dei piccoli hobby (pesca, tennis), di una moglie, Ilenia, conosciuta a Empoli e immediata radiografata come il proprio riflesso: «Mai con una showgirl, preferisco una donna tranquilla, timida, di valore, che ha tirato su due figli». Con loro e con «tutti i compagni e gli allenatori di oggi e di ieri», Di Natale festeggerà l'ingresso nell'olimpo dei bomber. Non male per uno che lo scorso gennaio diceva: «A giugno smetto». Scusa?