Felipe Anderson: «Ho detto no al Napoli per portare la Lazio in Champions»

Felipe Anderson: «Ho detto no al Napoli per portare la Lazio in Champions»
di Alberto Abbate
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Giovedì 29 Gennaio 2015, 13:16 - Ultimo aggiornamento: 19:33
Ha ritrovato morale, Felipe corre a più non posso a Formello per tornare addirittura già col Genoa. Vuole mettersi subito le ultime tristi settimane alle spalle. E' tornato in Brasile, anche per le brutte vicissitudini del padre (accusato di omicidio volontario), ma è stata solo una toccata e fuga: "La mia famiglia mi ha chiesto di rimanere qui a Roma, sa che sto vivendo un momento importante, meraviglioso. Io sono forte, ho imparato ad esserlo grazie alla mia famiglia. Quando ero bambino ho passato molte difficoltà, ma ho sempre parlato con i miei cari, mi sono sempre stati accanto. E’ un momento difficile per noi, ma sono sicuro che passerà anche questo. Mio padre è tutto per me e io sarò sempre dalla sua parte”. A Formello ha trovato un'altra famiglia: “Mi parlano molto e mi dicono di tacere perché queste cose nella vita possono accadere”. Il ginocchio va meglio, fa tutta un'altra musica: “Fisicamente sto bene, ho solamente bisogno di riprendere il ritmo partita per tornare a segnare. Sono fiducioso del mio talento e sento la fiducia della squadra, che ora mi reputa un calciatore fondamentale. Spero di continuare a fare ciò che ho fatto in questi due mesi”.



ESPLOSIONE La mente torna al derby, ultima sfida dell'exploit di Anderson: "Prima di venire qui le persone mi dicevano sempre di segnare un gol alla Roma. Al primo derby che ho giocato sono riuscito a farlo e anche a fare un assist. E’ stato senza dubbio l’obiettivo più speciale raggiunto con la maglia della Lazio”. Adesso ne ha un altro in mente: "Porterò la Lazio in Champions". E pensare che Felipe a novembre sembrava ancora fuori dal progetto: “All’inizio non era tutto come mi aspettavo. Credevo che in due o tre mesi sarei stato in grado di giocare con regolarità, ma questo non è accaduto. C’erano diverse squadre interessate a me, ho parlato con il Torino e il Napoli e anche altri club di Serie A, ma grazie a Dio non sono andato in prestito”. Un altro merito di Pioli: “Con il cambio di allenatore sono cambiate tante cose. Il nuovo tecnico dialoga molto con me e io mi sento libero di giocare e creare gioco come mi succedeva nel Santos. Mi mancava un po’ di rabbia, la fame del campo. Così ho lavorato su me stesso per essere sempre concentrato al massimo. Questa è la chiave per far in modo che io possa fare la differenza”. Esaltata in un commento di Mihajlovic: “L’allenatore della Sampdoria mi ha paragonato a Cristiano Ronaldo. E’ stato il più grande complimento che mi è stato fatto anche perché è un allenatore di una squadra rivale”.



AMICIZIA Anche l'amico Klose è stato fondamentale per la crescita di Anderson: “Miro è incredibile, un esempio e uno dei miei migliori amici qui alla Lazio. Dà sempre tutto in allenamento, dopo la coppa del mondo è tornato in squadra con ancora più vigore. Lui mi dà consigli, mi ha sempre detto che ero un buon giocatore, che avevo talento e che avrei dovuto continuare a lavorare anche se i tempi erano difficili, perché questi sarebbero passati. Anche Biglia, Mauri, Marchetti mi hanno sempre sostenuto, chiedendomi di aiutare la squadra a raggiungere la Champions. C’è un grande spirito all’interno della squadra, ci diciamo sempre di non mollare e di continuare a dare tutto per raggiungere il terzo posto”. Da Barcellona arriva invece la carica di Neymar: “Mi dice sempre che bisogna essere audaci, che per migliorare dobbiamo adattarci al calcio senza però cambiare il nostro stile. Sono felice per quanto di buono sta facendo, del suo successo. Io tifo molto per lui e grazie a Dio stiamo andando bene tutti e due”.



DOLCE VITA Adesso è dolce la vita romana, Felipe la racconta a Globoesporte: “Io vivo vicino al centro sportivo della Lazio, un po’ fuori da Roma, che è una città molto affollata. Ho preferito vivere in un posto più tranquillo. Come passo le mie giornate? Mi alleno, sto a casa, mi riposo, passeggio per la capitale. Tuttavia, sono un tipo tranquillo e anche a casa sto bene”. Non è stato facile imparare l'italiano: “L’unico problema era la lingua, mi ci son voluti circa tre mesi per cominciare a parlare e a capire. In città, con il cibo e con le persone invece mi sono sempre sentito alla grande. E’ stato difficile adattarsi al calcio, non alla città di Roma. Mi sento a casa qui, è sorprendente come gli italiani trattino gli stranieri. Sono simili a noi brasiliani in questo”. Anche se a Formello c'è un altro stile: “Al Santos eravamo una squadra molto giovane e spesso abbiamo pasticciato un po’. Qui invece bisogna essere più seri”. I laziali sono più tosti: “I tifosi biancocelesti sono molto fanatici, soprattutto per la rivalità con la Roma. Quando ti vedono parlano solamente del derby. “Dobbiamo vincere” dicono. Vivono al massimo ogni partita, soprattutto quella con la Roma. I fan al Santos si aspettavamo molto da me e mi hanno fatto pagare un sacco, qui mi sostengono molto, mi dicono sempre di non mollare”.



BRAZIL Il Santos non l'ha mollato, Felipe aveva voglia di volare: “E' stata mia la decisione di andare via. La società avrebbe voluto tenermi, ma io ho deciso che era arrivato il momento giusto per cambiare aria. All’inizio ho sentito la mancanza, ma so che queste cose sono normali nel calcio, soprattutto quando cambi squadra a solamente 17 anni”. Anderson sente ancora i suoi ex compagni: “Sì quasi tutti. Rafael (il portiere del Napoli, ndr) è venuto a Roma più volte, anche con Neymar parlo molto su WhatsApp. Siamo lontani ma la nostra amicizia durerà sempre”. Un giorno giocheranno insieme nel Brasile: “E' il mio obiettivo. Tuttavia so che devo stare calmo, che se gioco bene qui, poi tutto verrà di conseguenza. Il mio sogno è quello di disputare le Olimpiadi in Brasile. Sarebbe una grande gioia essere convocato. Spero di vedere presto il ct Dunga, farò un sacco di gol per tornare il prima possibile in Nazionale”. In futuro Felipe si vede con un big iberica: “Ce ne sono molte, ma credo che il mio modo di giocare si adatterebbe bene in Spagna, potrei fare bene. Barcellona o Real Madrid? E’ difficile dirlo. Sono due grandi squadre ed ognuno spera di poterci giocare”. Eppure un pensiero tradisce: “A Messi preferisco Cristiano Ronaldo. E’ una macchina, mi ispiro molto a lui. Spero che possa raggiungere Messi nella conquista del Pallone d’Oro. Ne ha già tre e ha solo 29 anni. Sono sicuro che darà ancora molte gioie sia a se stesso che ai tifosi del Real”. Firmato FA7.