Higuain, l'arma letale che spacca la Serie A

Higuain, l'arma letale che spacca la Serie A
di Matteo Sorio
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Mercoledì 2 Dicembre 2015, 15:01 - Ultimo aggiornamento: 20:21
ROMA In principio furono Capri, l'inciampo su uno scoglio, i punti di sutura e il cattivo pensiero che il ragazzo fosse più interessato alla dolce vita (vide 'o mare quant'è bello...) che altro. Adesso, due calendari dopo e un mentore chiamato Maurizio Sarri, è la serie A che inciampa su di lui. E sulle sue “seggiate”, ch'è il modo guascone con cui la Napoli dei rioni, dei borghi, degli uffici, dei teatri e delle pizzerie racconta quei siluri che gonfiano rete, autostima e valore partenopeo alla borsa del pallone. Sull'Italia del calcio pende il fattore H come Higuain, di nome Gonzalo, vicino più che mai all'impatto di un Milito, Tevez, Ibrahimovic. Più che un attaccante, un coltellino svizzero. Per chi tifa azzurro è un babà a 5 stelle. Per chi ci gioca contro è un virus da cui non ci si vaccina. All'ultimo test allergico s'è sottoposta l'Inter, l'altra sera, e il risultato è stato quello lì: anche la difesa di Mancini è intollerante al Pipita. E anche la sponda milanese del pallone s'è sentita dire «benvenuti al Sud», cioè benvenuti in quel San Paolo che a 25 anni di distanza da Maradona torna ad addormentarsi felice e capolista tra le braccia di un argentino. GRACIAS, MISTER
L'Higuain più completo di sempre compie 28 anni fra otto giorni. Napoli gli prepara le candeline, un tappeto rosso da allungare fino al 15 maggio 2016 (ultima giornata, Napoli-Frosinone, chissà se tirerà ancora aria d'altissima quota) e intanto si gode il video "virale" del numero 9 sotto la curva, a Inter sgridata, cartolina di un presente bellissimo. Napoli gioca anche col pallottoliere. I gol sono 12 in 14 domeniche: capocannoniere. Il re dei bomber esulta ogni 98 minuti. Media-sigilli: 0,86 a partita. Mai così alta. Nemmeno a Madrid (2007-2013, 107 gol in 190 gare, la punta fu 0,83) e men che meno al River Plate (2005-2007, 13 acuti in 35 match). Mamma pittrice, papà Jorge giocava al calcio, lo chiamavano El Pipa ma Higuain ha trovato oggi un altro padre, quello putativo, in Sarri: «M'ha fatto sentire importante». Gli ha ricordato, in pratica, di essere un fenomeno. In gergo affettivo si chiamano coccole. Sul campo si traduce in voglia di essere prim'attore, nell'occhio di bue, al centro di ciò che succede.
COME LUI NON C'È NESSUNO?
Che Sarri sia il tiramisù di Higuain lo dicono presente e passato. Il presente del Pipita sono quei numeri là, cui va aggiunto il primato attuale per tiri in porta, 30, ovvero una volta su tre è gol. Il passato sono le prime sette giornate dello scorso torneo, trascorse a rincorrere l'attimo, senza mai acchiapparlo e immalinconendosi: poi, di reti, ne arrivarono 18 in trentotto giornate. Fatto il confronto, siamo già a -6. Sarri è anche quello che carica il colpo. «Higuain? Credo possa considerarsi tra i due più forti centravanti del mondo. Il prossimo obiettivo è diventare il n. 1 e puntare al pallone d'oro. Chi gli si avvicina è Lewandowski». Come Lewa, il vocabolario del gol alla Higuain tocca qualunque lettera, dalla P di pallonetto alla B di bordata, dalla I d'incornata alla M di mancino, come certi suoi tiri. La summa? Con la Fiorentina: palla rubata a Ilicic, cioè l'aiuto in ripiegamento, dialogo stretto con Mertens, cioè il tocco di palla, e diagonale imparabile, cioè il cinismo. Un mix che garba a Sarri. Una freccia che fa innamorare Napoli. Un ritratto ch'esalta Higuain. Lui che dalla sua casa in collina, sul Vomero, riesce ora a vedere lontano. Quasi nel tempo. Quasi a sfiorare quella Napoli che nel '90 strofinava la lampada del Pibe de Oro per provare la meraviglia d'essere regina d'Italia.