Il capolavoro è di Allegri, le emozioni sono romane

Il capolavoro è di Allegri, le emozioni sono romane
di Massimo Caputi
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Lunedì 4 Maggio 2015, 06:37 - Ultimo aggiornamento: 10:56
Quando si vincono consecutivamente quattro scudetti si compie un'impresa e si entra di diritto nella storia. Complimenti alla Juventus tutta, squadra e società, non c'è successo e, soprattutto, continuità nelle vittorie senza avere forza e qualità in entrambe le componenti. Tanti gli artefici, così come i motivi dello storico poker bianconero, due, però, sono stati gli elementi decisivi: la voglia dei giocatori di dimostrare che gli scudetti precedenti non erano esclusivo merito di Conte e la bravura di Allegri. Il tecnico, chiamato a un compito difficilissimo, prima contestato, poi guardato con diffidenza, ha avuto umiltà, intelligenza e duttilità tattica. Senza grandi capacità tecniche e umane non si vince al primo colpo a Milano e Torino. Per la Juventus, archiviato lo scudetto, la stagione ha ancora molto da dire e da dare, la semifinale Champions con il Real Madrid e la finale di Coppa Italia con la Lazio, possono regalare ancore mille emozioni. Diverse ma altrettanto intense sono le emozioni che vivranno e regaleranno Roma e Lazio sino al termine del campionato. Gli ultimi novanta minuti hanno mutato le gerarchie ma è inutile fare tabelle o previsioni, lo spartiacque sarà il derby alla penultima giornata e l'esito finale sarà deciso solo all'ultima gara. Allo stato attuale il momento delle due squadre si può rappresentare con alcuni dei loro protagonisti, tre ciascuna. Nella Roma: Doumbia, Garcia e Florenzi. Il primo si è sbloccato con due reti consecutive da centravanti vero, quello di cui aveva bisogno la Roma. Il secondo, anche grazie a Doumbia, ha cambiato la squadra nel gioco e nelle scelte. Il terzo, a suon di prestazioni e gol, è diventato l'anima e il simbolo della squadra. La Lazio di Bergamo è apparsa stanca, da capire se si tratta di un appannamento dovuto alle partite ravvicinate o a un vero e proprio calo fisico. I nomi della Lazio: Felipe Anderson, Klose e Parolo. Il brasiliano ha perso smalto e brillantezza e Pioli non può fare a meno dei suoi guizzi e delle sue giocate. Il tedesco, assente solo per novanta minuti, ha fatto capire quanto sia fondamentale per movimenti e freddezza sotto porta. Parolo è l'esempio concreto di cosa vuol dire carattere e personalità, proprio ciò che occorre in questo sprint finale.