Andrea Pirlo :«Juve, avanti senza paura.
Con il Real siamo sfavoriti, non già battuti»

Andrea Pirlo :«Juve, avanti senza paura. Con il Real siamo sfavoriti, non già battuti»
di Luca Pasquaretta
3 Minuti di Lettura
Lunedì 4 Maggio 2015, 06:36 - Ultimo aggiornamento: 12:00

TORINO Si scrive Andrea Pirlo, si pronuncia leggenda. A Genova sembrava commosso?
«Ho preso una botta nei festeggiamenti, per questo avevo gli occhi lucidi (risata, ndc). Spero di commuovermi fra qualche giorno».
Come si supera il Real?
«Serve la testa, sono sfide che si giocano su 180 minuti, la prima è fondamentale, bisogna essere accorti, ma spavaldi, perché non abbiamo nulla da perdere».
Se vince la Champions, smette?
«Potrebbe essere un modo perfetto per chiudere con l'Italia. La Juve sarà l'ultima mia squadra in serie A. Prima vinciamo e poi vediamo».
Fino a quando giocherà?
«Finché starò bene e avrò la stessa voglia di allenarmi. Quando non sarà più come adesso, toglierò il disturbo».
Le dispiace non aver giocato in Spagna?
«Non ho rimpianti, sono italiano, ho avuto il privilegio di giocare nei tre club più grandi del Paese».
Però è stato vicino al Real?
«Nel 2006 con Capello allenatore, il Milan ha avuto problemi con Calciopoli, avevo fatto quasi tutto, poi ho rinnovato il contratto e abbiamo vinto la Champions».
Sfiderà Carlo Ancelotti...
«E' stato come un padre, mi ha lanciato nel grande calcio, in un ruolo diverso. Con lui ho vissuto momenti indimenticabili e condiviso tante vittorie».
Conoscendola, crede che studierà qualche contromisura?
«Spero che non prepari nulla, vorrei giocare libero. Sono 10 anni che mi marcano, ma me la sono sempre cavata».
Al Santiago Bernabeu le hanno dedicato una standing ovation?
«Mi ricordo, è stata una bellissima emozione, essere applauditi da uno stadio così importante è bellissimo. Spero che si ripeta fra una settimana, per tutti».
Cos'è per lei il Real?
«La squadra più importante del mondo».
E Cristiano Ronaldo?
«Gli faccio i complimenti, lui e Messi sono di un'altra categoria».
Con chi le sarebbe piaciuto giocare?
«Con Iniesta e Xavi, due grandissimi: giocano per la squadra, per i compagni, sono bravi tecnicamente, esaltano le qualità del gruppo».
Perché ha lasciato il Milan?
«Avevo bisogno di altre motivazioni dopo 10 anni vissuti in una squadra dove avevo vinto tutto. Ho scelto la Juve perché aveva obiettivi ed ambizioni importanti come me. Non è stata colpa di Allegri».
Proprio con Allegri, la Juve ha fatto il salto di qualità.
«Siamo cresciuti, abbiamo fatto esperienza. Con Conte non eravamo ancora pronti per la Champions, quest'anno nonostante qualche difficoltà nel girone siamo venuti fuori, abbiamo assunto consapevolezza, giocando un bel calcio e non avendo più paura».
Conte aveva detto che da allenatore prima o poi avrebbe alzato la Champions e che per questa Juve era impossibile.
«Ognuno ha le sue opinioni. È stata una sua decisione andare via. Abbiamo lavorato sodo e meritato la semifinale».
Juve Cenerentola di semifinale?
«Nessuno ci ha regalato niente. Ce la giochiamo alla pari, anche se non siamo i favoriti. A questo punto può succedere di tutto, guardate l'Atletico, proveremo a fare come loro, magari con un finale diverso».
Credeva che la Juve potesse fare meglio dell'anno scorso?
«Non sono sorpreso, quando è iniziata la stagione sapevamo che dovevamo dare qualcosa in più perché Conte era andato via ed erano successi un po' di casini. Ci siamo parlati, dovevamo vincere assolutamente per dimostrare di essere un grande gruppo di campioni».
A proposito di campioni, una parola per Tevez
«Grandissimo. È stato fondamentale fino ad ora.

Spero ci aiuti a vincere contro il Real e anche l'anno prossimo».