Il mondo capovolto in pochi mesi. Ora forse
Felipe ha saudade di Roma:
«Voglio vincere e continuare a far bene nella Lazio per essere nuovamente convocato in nazionale», assicura al termine della sfida scialba col
Messico. Crolla il Castelao, domenica notte, sommerso dai fischi per lo 0-0 dell'Olimpica: «I tifosi brasiliani sono esigenti e impazienti, vogliono vedere sempre tanti gol e buone giocate, ma non siamo riusciti a sviluppare il nostro gioco offensivo». Rieccolo a Brasilia,
Anderson. Altro che casa dolce casa, il cucù non suona più. Un tempo in panchina, per la scelta del ct
Gallo di sperimentere le new entry verdeoro nella seconda uscita, in campo nella ripresa senza riuscire a incidere oltremodo. Nella vittoria col
Paraguay (4-1), il
Pipe aveva sfiorato due volte il gol. Niente, conservata l'undicesima perla per sabato col
Cagliari, nel bel Paese delle meraviglie. Ironia del destino, al momento la Serie A si coccola molto di più questo
Felipenomeno: «Tutti lo stanno pompando oltremodo - tuona
Dunga - ma lui deve stare tranquillo e crescere. Noi lo stiamo monitorando». L'eco delle urla d'estasi dell'Olimpico raggiunge il
Brasile. E sembra avere un effetto boomerang: «Siamo sicuri che così si faccia il bene del ragazzo?». Eppure il brasiliano adesso sente molta più pressione in patria. Qui è magnifico restare in attesa della
Champions. A
Roma ha già la corona, non basta: «La medaglia d'oro alle Olimpiadi manca al Brasile, è l'obiettivo che vogliamo raggiungere a Rio de Janeiro», giura Felipe, di rientro oggi in Italia. Rimangano pure guardinghi sul suo assoluto talento in Sudamerica, quest'attesa è amica della
Lazio. Specie di fronte alle sirene nemiche della Premier. Dove, per ottenere il permesso di soggiorno, serve il 75% delle presenze nelle Nazionali (le prime 70 del ranking) negli ultimi due anni. Regola già raggirata dal
Chelsea con Willian, pagato 30 milioni con appena 2 apparizioni nella
Seleçao: «In Brasile, lo standard è talmente alto, che è troppo difficile raggiungere quei numeri», si difesero e vinsero i Blues. Che ora puntano Felipe Anderson, insieme al City e lo United, con 40 milioni. Proprio la scorsa settimana la FA (Football Association) ha lanciato una campagna per irrigidire le barriere sugli extracomunitari, che restano comunque valicabili con cifre oltre i 15 milioni. I soldi testimonierebbero l'ingresso Oltremanica di un “potenziale fenomeno”. L'ostacolo esiste, ma Felipe ogni settimana rimane osservato british all'Olimpico.
I NAZIONALI
Blindato: «Felipe è felice a Roma – ribadisce ancora l'agente
Castagna – e ha appena firmato il rinnovo sino al 2020. Ha il terzo stipendio della Lazio». In media 1,5 a stagione, solo dietro
Klose e
Candreva. Pioli non vede l'ora di riabbracciarlo a Formello. La sua esplosione ha catapultato la Lazio al terzo posto, a un punto dai cugini giallorossi. Nel sabato di Pasqua, con lo scontro diretto fra Napoli e Roma, può completarsi la resurrezione biancoceleste. E' nei piedi di Anderson, s'intravede nel fumo di
Zeman e nella solidità di una difesa: nessuna squadra nei primi 5 campionati d'Europa ha subito un solo gol nelle ultime sei giornate. Così la Lazio sfida il boemo, sebbene debba fare i conti con un'intera retroguardia diffidata: ci sono
Radu e
Mauricio (rientrati in gruppo, dopo l'affaticamento) a
Formello, oggi è atteso
Basta. Sino a dopodomani la linea dovrà rinunciare a
de Vrij, impegnato con l'
Olanda. Stesso discorso per
Biglia, non impiegato dal ct Martino con
El Salvador: l'argentino rischia d'essere in campo per 90' stasera con l'
Ecuador nel New Jersey. Dita incrociate al “volante”, mentre a
Roma torna a correre
Mauri. Il riposo è servito, fa molto meno male il quinto dito del piede. E il malleolo di
Djordjevic, che accelera il rientro. Questione di
Filip col campo.